Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista, “Charles Gounod, mistico o sensuale?”, dal 7 aprile al 5 maggio 2018
“ALCHIMIE VOCALI”
Soprano Chantal Santon-Jeffery
Mezzosoprano Juliette Mars
Baritono Jérôme Boutillier
Pianoforte Marine Thoreau La Salle
Musiche di Gounod e Hervé
Venezia, 7 aprile 2018
Primo appuntamento del festival dedicato a Charles Gounod nel bicentenario della nascita. Il concerto inaugurale si è svolto nella solenne cornice della sala capitolare della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, a pochi passi dal Palazzetto bru Zane, sede veneziana del Centre de Musique Romantique Française, cui si deve l’organizzazione della rassegna. L’obiettivo è quello di di delineare, attraverso la presentazione di pagine sconosciute o poco frequentate della sua produzione, un ritratto più completo dell’autore di Faust e Roméo et Juliette, indagato nei due aspetti salienti, che lo caratterizzano: da un lato, il grande operista, esponente di un romanticismo lirico e sensuale, interprete delle gioie e dei tormenti dell’amore; dall’altro, il compositore di musica sacra, cultore della perfezione classica e incline al misticismo. Un dualismo, che – come suggerisce la forma interrogativa del titolo del festival – costotuisce anche un intrigante dilemma, cui tentare di dare risposta.
Al teatro musicale di Gounod era dedicato il concerto Alchimie vocali, con in programma un’ampia antologia di arie e duetti, che hanno offerto un saggio dell’eclettismo della produzione per la scena, rappresentativa della diversità dei generi operistici del tempo. Gounod predilige soggetti estremamente vari: dalla vena risolutamente romantica di Faust e La Nonne sanglante ai classici del teatro di Molière e Corneille (rispettivamente Le Médecin malgré lui e Polyeucte), passando per il folklore occitano (Mireille).
La soirée si è aperta con due brani da La Reine de Saba, un’opera dall’esotismo di derivazione biblica, che preannuncia il Grand-opéra: il preludio, dove la pianista Marine Thoreau La Salle si è imposta – qui come altrove – per la chiarezza del tocco e la dimensione diffusamente “sinfonica” della sua lettura, seguito dal gran duetto tra Balkis e Soliman, “Elle est en mon pouvoir!”, che ha rivelato l’indubbia professionalità del baritono Jérôme Boutillier e del mezzosoprano Juliette Mars, capaci di un fraseggio sempre incisivo. Seguiva il il toccante lirismo di “Que de rêves charmants”, aria di Sylvie, dalla Colombe (attinta da una favola di La Fontaine), con cui ha esordito il soprano Chantal Santon Jeffery, segnalandosi subito per le sue doti di fine interprete, in grado di calarsi completamente nel personaggio. Doti, che si sono confermate nel duetto tra Marguerite e Valentin. “Adieu, mon bon frère!”, da Faust, una pagina sacrificata da Gounod sull’altare della coerenza drammatica e psicologica – in quanto avrebbe rivelato un Valentin affettuoso, in contraddizione con l’intransigenza di cui darà prova in seguito –, così come ha voluto sopprimere l’aria di Siebel “Versez vos chagrins” – eseguita dal mezzosoprano subito dopo il duetto –, poiché avrebbe distratto lo spettatore dalle vicende di Marguerite, la vera protagonista dell’opera. Seguivano la bucolica aria di Baucis “Ô riante nature”, dal Philémon et Baucis, e poi il drammatico duetto fra Pauline e Sévère dal Polyeucte (“Pauline!”), che concludeva la prima parte.
Le due voci femminili hanno brillato nel duetto – traboccante di fraterno affetto e devozione per le Sante Marie, protettrici degli innamorati – tra Mireille e la sorella Vincenette “Ah! Parle encore!”, da Mireille, con cui si è aperta la seconda parte del concerto, che ha visto anche l’ottima prestazione del baritono nell’aria di Sévère “Quitton le festin”, ancora dal Polyeucte, e nei couplets d’Arthur “L’éspoir et l’amour de mon âme”, dalla “gotica” Nonne sanglante, come nel duetto tra Sganarelle e Martine “Non! Je te dis”, da Le Médécin malgré lui, insieme a una briosissima Juliette Mars, che ha poi brillato da sola, con altrettanta verve, nei couplets “Toute femme”, dalla medesima opera. Da parte sua, il soprano si è messo in luce nell’aria di Juliette “Quel frisson court dans mes veines”, da Roméo et Juliette – che la prima interprete aveva fatto tagliare, in quanto, secondo lei, troppo ardua dal punto di vista tecnico –, interpretata con dovizia di accenti e di colori; prima dell’irresistibile, parodistico finale “Ne permettrez-vous pas”, dal Petit Faust di Hervé – affidato a tutte e tre le voci, con il personaggio di Méphisto affidato al mezzosoprano en travesti –, che satireggia contro certo nazionalismo “teutonico”. Curioso il bis, concesso a furor d’applausi: “Bei Männern, welche Liebe fühlen”, in versione francese, dall’adattamento della Zaubedrflöte di Mozart, realizzato da Ludwig Wenzel Lachnith su testo – appunto francese – di Étienne Morel de Chédeville.