Staatsoper Stuttgart: “Il prigioniero” & “Das Gehege”

Staatsoper Stuttgart – Stagione 2017/18
“IL PRIGIONIERO”
Opera in un prologo e un atto.Libretto di Luigi Dallapiccola, tratto da La légende d’Ulenspiegel et de Lamme Goedzak di Charles de Coster e dal racconto La torture par l’ésperance di Philippe-Auguste Villiers de l’Isle Adam.
Musica di Luigi Dallapiccola
La madre ÁNGELES BLANCAS GULÍN
Il prigioniero GEORG NIGL
Il carceriere / Il grande Inquisitore JOHN GRAHAM-HALL
Primo sacerdote JULIAN HUBBARD
Secondo sacerdote GUILLAUME ANTOINE
Danzatore MICHAEL GUEVARA ERA
“DAS GEHEGE” (Il recinto)
Scena notturna per soprano e orchestra.Testo di Botho Strauss.
Musica di Wolfgang Rihm
Die Frau ÁNGELES BLANCAS GULÍN
Orchestra e Coro della Staatsoper Stuttgart
Direttore Franck Ollu
Maestro del coro Johannes Knecht
Regia Andrea Breth
Drammaturgia Sergio Morabito
Scene Martin Zehetgruber
Costumi Nina von Mechow
Light designer Alexander Koppelmann
Stuttgart, 26 aprile 2018
Il penultimo nuovo allestimento della stagione alla Staatsoper Stuttgart era dedicato a un dittico formato da Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola abbinato per la prima volta con Das Gehege (Il recinto), monologo per soprano e orchestra composto nel 2005 da Wolfgang Rihm. Pochi giorni prima il nuovo Intendant Viktor Schoner e Cornelius Meister, che dalla prossima stagione succederà a Sylvain Cambreling come Generalmusikdirektor, hanno presentato alla stampa il cartellone 2018/19. La prossima stagione comprenderà otto nuove produzioni e diciassette riprese, per un totale di 25 titoli in programma. Il cartellone inizierà con il Lohengrin diretto da Cornelius Meister e messo in scena da Àrpad Schillings; Michael König e Simone Schneider saranno gli interpreti dei ruoli principali. Gli altri nuovi allestimenti del cartellone saranno Requiem pour L. di Fabrizio Cassol e Alain Platel, Il castello del principe Barbablù di Bela Bartòk, L’ amore delle tre Melarance di Prokofiev, Der Prinz von Homburg di Hans-Werner Henze ancora sotto la direzione di Meister, Nixon in China di John Adams, Iphigénie en Tauride di Gluck e il Mefistofele di Boito. Cornelius Meister nella sua prima stagione da Generalmusikdirektor dirigerà anche le riprese di Bohéme, Tosca, Così fan tutte e Ariadne auf Naxos oltre a tre dei sette concerti sinfonici della Staatsorchester e ad altri progetti speciali.
Veniamo adesso ad occuparci del dittico moderno, produzione che ha ottenuto un franco e meritato successo da parte di un pubblico abbastanza numeroso. Del resto, si sa che l’ opera contemporanea è un genere che alla Staatsoper Stuttgart è normalmente eseguito e apprezzato dagli spettatori della Staatsoper. Il Prigioniero di Dallapiccola era stato finora rappresentato per la prima e unica alla Staatsoper negli anni Settanta, in uno spettacolo che aveva due cantanti leggendari come Eberhard Wächter e Wolfgang Windgassen nei ruoli principali. A differenza di allora, la partitura è stata questa volta eseguita nel testo originale italiano per il cui argomento il compositore istriano si rifece al racconto “La torture par l’espérance” di Villiers de l’ Isle-Adam con l’ apporto di altre fonti tra cui “La rose de l’ infante” di Victor Hugo e “La legende d’ Ulenspiel” di Charles de Coster. La partitura è unanimemente considerata dalla critica come uno tra gli esiti massimi del teatro lirico italiano nella seconda metà del Novecento, per la qualità altissima di una musica nella quale Dallapiccola utilizza le sue conoscenze del serialismo e della dodecafonia in modo personalissimo combinandole con citazioni delle forme polifoniche rinascimentali. Per forza drammatica ed espressività, si tratta di un’ opera che avvince fortemente anche l’ ascoltatore non particolarmente amante della musica moderna grazie alla perfetta unione fra testo e musica raggiunta dal musicista nel creare un’ atmosfera di angoscia cupa e disperata.
L’ abbinamento dell’ opera con la scena drammatica Das Gehege, nella quale Wolfgang Rihm ha messo in musica la quarta scena del pezzo teatrale Schlusschor di Botho Strauss, era molto interessante per le analogie drammaturgiche riscontrabili dal paragone fra i due testi. Il monodramma fu composto da Rihm nel 2005 su commissione della Bayerische Staatsoper e di Kent Nagano, a quel tempo Generalmusikdirektor del teatro di München, che ne diresse la prima assoluta in abbinamento con la Salome di Strauss. Come nel libretto di Dallapiccola, anche qui la vicenda, nella quale una donna penetra di notte in uno zoo e libera un’ aquila per poi ucciderla, ruota intorno al tema della prigionia e della libertà agognata e poi negata. Formalmente il compositore di Karlsruhe usa in questo lavoro una struttura drammaturgica che cita altri pezzi teatrali in forma di monologo, come ad esempio Erwartung di Schönberg o La voix humaine di Poulenc. Dal punto di vista musicale, la partitura di Rihm è un esempio probante della padronanza di un linguaggio assai eclettico in grado di spaziare tra stilemi eterogenei in atmosfere sonore trattate con grande abilità, con richiami stilistici che spaziano da Mahler a Berg fino a Nono e Lachenmann. Personalmente ho sempre apprezzato molto la musica di Rihm per la sua capacità comunicativa e il rifiuto degli eccessi tipici di certa avanguardia e anche in questa occasione ho trovato la partitura ricca di spunti interessanti e di carica teatrale.
La messinscena di questo spettacolo, coprodotto con il teatro La Monnaie di Bruxelles, era affidata ad Andrea Breth, sessantaseienne regista bavarese unanimemente riconosciuta come una tra le figure più illustri del mondo teatrale tedesco, i cui allestimenti di Eugene Onegin a Salzburg e del Wozzeck alla Staatsoper Unten den Linden restano nella mia memoria tra le cose migliori da me viste in Germania negli ultimi anni. Lo spettacolo, basato su due strutture sceniche evocanti una gabbia e, nel lavoro di Rihm, su effetti di luce stroboscopica per sottolineare la schizofrenia della protagonista, realizzava alla perfezione l’ atmosfera cupamente ossessiva delle due partiture, con una recitazione perfettamente calibrata nei minimi dettagli e un perfetto lavoro sui particolari. Una splendida regia che è stata ulteriormente messa in risalto da un’ esecuzione musicale veramente esemplare. Franck Ollu, uno degli specialisti di repertorio contemporaneo più apprezzati a livello internazionale, ha ottenuto sonorità perfettamente calibrate dagli strumentisti della Staatsoper e ha reso in maniera notevole il progressivo accumularsi della tensione espressiva e drammatica espresso dalla musica in entrambe le partiture. Notevolissima la compagnia di canto, a partire dal Prigioniero impersonato dal baritono austriaco Georg Nigl con un fraseggio intenso e concentrato, potentissimo a livello espressivo e magnificamente reso da una vocalità flessibile e perfettamente calibrata nelle sfumature. Il tenore inglese John Graham-Hall, considerato uno tra i migliori interpreti odierni delle opere di Britten (gli spettatori italiani ricorderanno certamente il suo Peter Grimes alla Scala) ha reso in maniera eccellente il tono freddo e falsamente paterno del Carceriere che alla fine si rivela essere il Grande Inquisitore. Àngeles Blancas Gulin, al suo debutto alla Staatsoper Stuttgart, si è fatta apprezzare per la forte carica espressiva nel ruolo della Madre e per la sicurezza vocale con cui ha reso la tessitura davvero molto impegnativa del monologo di Rihm, che oltretutto impegna la protagonista in quasi tre quarti d’ ora di canto pressochè ininterrotto. Come già detto in apertura, il pubblico ha premiato con lunghi e intensi applausi una produzione davvero esemplare sotto tutti i punti di vista. Foto Bernd Uhlig