…”Prima del tramonto definitivo della Flagstad e dell’incoronazione di Birgit Nilsson, la più grande wagneriana fu lei. Stretta idealmente con Marta Mödl, con Martha Fuchs, con Frida Lieder e anche con Lotte Lehmann, proponeva un Wagner ricco di bagliori sinistri, di inebrianti profezie, di apocalittiche invettive: non con la misteriosità della dea (come la Flagstad), ma con l’ambiguità che sta tra il divino e l’umano. Semmai fu una strega (come la Mödl) sia che fosse Brunilde, sia che fosse Kundry, sia che fosse persino Isotta o, più tardi, Ortud. La voce rispondeva alla bisogna; intensa, brunita, turgida nel centro-grave, stilettata (o all’opposto, flautata: qui fu il suo problema) nelle note acute; e addirittura fornita di agilità. Infatti, Lady Macbeth potè avvalersi di queste sue doti vocali, che finirono per essere tutte (o quasi) carte vincenti. L’ascolto discografico di un suo Trovatore e di un Simon Boccanegra ne confermò la validità per di più arrichendole di notazioni incantate e persino incantate…”
(estratto da “Le stirpi canore” di Angelo Sguerzi – 1978)