Bari, Nuovo Teatro Abeliano, DAB18 (DanzABari)
Coreografia, regia, scena Virgilio Sieni
Interpreti Claudia Caldarano, Luna Cenere, Giulia Mureddu, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Davide Valrosso
Musiche originali eseguite dal vivo dall’autore Daniele Roccato (contrabbasso)
Costumi Elena Bianchini
Luci Mattia Bagnoli
Produzione Festival Aperto, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni
Bari, 22 marzo 2018 Nuovo Teatro Abeliano
Continua a Bari la rassegna di danza contemporanea DAB18 (DanzABari) “Esplorare_generazione contemporanea” a cura di Domenico Iannone presso il Nuovo Teatro Abeliano con in scena la Compagnia del coreografo e regista Virgilio Sieni per “CANTICO DEI CANTICI”.
Lo spettacolo è stato introdotto da Alessandro Pontremoli, Professore Associato di Storia della danza e del mimo all’Università degli Studi di Torino. Un percorso di espressione corporea che permette di sperimentare nuovi contesti comunicativi attraverso il corpo, il gesto e la musica. Comunicazione, azione e creatività alla base di una storia d’amore che si rifà al tema sacro del Cantico dei Cantici della sacra Bibbia. Un’interpretazione saggistica che si traduce in un lavoro di otto parti legate tra loro da un flusso continuo di concretezza della corporeità, divinizzazione dell’uomo, incarnazione di un erotismo che fa della carne una dimensione di totalità. Una storia d’amore che è metafora di una storia di popoli e il loro Dio, ma che allo stesso tempo celebra l’amore umano in tutte le infinite sfaccettature alle quali si può alludere in chiave allegorica. La nuova poetica del corpo passa dallo sguardo spettacolare alla scrittura metaforica, il processo di ricerca si nutre anche di pratiche meditative e rituali. Il cercarsi, il rincorrersi il ritrovarsi di sei ballerini, metà maschi e metà femmine interpretati da Claudia Caldarano, Luna Cenere, Giulia Mureddu, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Davide Valrosso, hanno rappresentato simbolicamente l’intera scena mettendo in gioco le proprie qualità corporee, con un approccio performativo dalle diverse forme e conformazioni. In quei corpi si cela l’ineffabile bellezza della danza, che segna la meravigliosa beatitudine dell’amore degli uomini. Scenografia minimalista, semplicemente realizzata da una pavimentazione che idealizza una conca d’oro, sulla quale corpi seminudi battono le proprie carni rotolandosi, come il flusso della vita che inesorabilmente continua veloce, la scena si libera e i vestiti acquistano un valore simbolico.
Si passa da uno sguardo assoluto, che dell’arte coreutica vede la forma segreta, a una nuova estetica della visione del movimento che legge la nuova danza sotto la spinta sperimentale, che porta a una riconsiderazione della corporeità come luogo d’indagine. Musiche originali eseguite dal vivo dal maestro Daniele Roccato, suonate al contrabbasso, hanno fatto vibrare quei corpi dalle linee perfette originando un fenomeno artistico che implica un concetto della danza che va oltre la fisicità. Il suono espressivo, tenebroso, basso e vibrante è arrivato nelle menti e nei corpi del pubblico fino a ricordare odori e calore di quelle terre mesopotamiche. Una coreografia ipnotica e coinvolgente, un vero e proprio risveglio del corpo, mappe di ricerca interiore sotto luci e ombre. La luce è disegno di meditazione sui limiti della visione, agisce tra sistemi di organizzazione dello spazio e organicità dell’azione, generando forme, facendo incontrare i corpi. I continui scambi dei danzatori insieme ai loro sguardi rappresentano un’opportunità per scoprire dei corpi che non tacciono ma che con i continui scambi di peso descrivono una drammaturgia. Performance significativa dalle straordinarie potenzialità espressive ha riscosso un ottimo riscontro di pubblico, sostenuto dai numerosi applausi che hanno accompagnato i ringraziamenti finali. (foto Filippo Manzini)