Venezia, Il Coro del Teatro La Fenice in concerto

Venezia, Teatro La Fenice, Stagione Sinfonica 2017-2018
Coro del Teatro La Fenice
Direttore Claudio Marino Moretti
Mezzosoprano Alessia Franco
Organo
Ulisse Trabacchin
Violoncello Luca Magariello
Benjamin Britten: “Rejoice in the Lamb” op. 30, cantata per soli, coro e organo
Gabriele Cosmi: “Io non sono Medea”, per coro e organo
Maurice Duruflé: “Requiem” op. 9, versione per soli, coro e organo
Venezia, 17 febbraio 2018
Anche nell’attuale Stagione Sinfonica della Fenice – come in quella precedente – uno degli appuntamenti in cartellone ha visto come protagonista il coro del teatro veneziano, guidato dal suo ormai storico direttore, Claudio Marino Moretti. È stata l’occasione per apprezzare l’evoluzione artistica di questa formazione, che è cresciuta negli anni, raggiungendo un livello paragonabile a quello delle più prestigiose compagini corali a livello internazionale. La sua capacità di cesellare la parola cantata, di distillare sonorità sempre stilisticamente composte, sia nei passaggi sussurrati come in quelli di più prorompente sonorità, in perfetta sintonia col misurato ma efficace gesto direttoriale, sono stati alla base di una performance, che si è concentrata su opere appartenenti a due periodi della storia della musica novecentesca: gli anni della Seconda guerra mondiale, con Rejoice in the Lamb di Britten e il Requiem di Durflé, e i giorni nostri, con Io non sono Medea di Gabriele Osmi.
Nella cantata di Britten, il coro e i solisti, presi dalla stessa compagine corale – sostenuti dall’accompagnamento organistico di Ulisse Trabacchin, che ha unito, qui come nei successivi pezzi eseguiti, una rigorosa precisione a una duttile musicalità – hanno messo in valore i tanti pregi di questa gioiosa composizione, nata per celebrare i cinquant’anni della consacrazione della St Matthew’s Church, a Northampton, su richiesta del reverendo John Walter Atherton Hussey (lo stesso che ha patrocinato i Chichester Psalms di Leonard Bernstein). È stato, così, possibile apprezzare pienamente, in questa partitura, l’originalità creativa e le raffinatezze timbriche, pur nell’ossequio verso l’antico, in particolare verso il magistero di Henry Purcell; l’ironia, la poesia, il gioioso inno di lode all’Agnello di Dio nelle sue manifestazioni più grandiose – con cui si apre e si chiude la cantata – e in quelle più discrete, che hanno come protagonisti animali e fiori.
Il secondo pezzo in programma – commissionato nell’ambito del progetto “Nuova musica alla Fenice”, con il sostegno della Fondazione Amici della Fenice e lo speciale contributo di Paolo Cuniberti – è stato presentato in prima esecuzione assoluta. Con Io non sono Medea il sardo Gabriele Cosmi intende contrapporre il gesto sconvolgente di Medea al dilagante conformismo dei tempi nostri: e lo fa con un linguaggio di elegante pregnanza, che ha una delle sue figure preminenti nell’iterazione, nella coazione a ripetere, probabilmente a simboleggiare l’incapacità, che il compositore individua nella nostra società, di provare sentimenti forti, dando seguito ad azioni efficaci.
Solo due anni separano la cantata di Britten dal Requiem di Duruflé, compositore ed organista, fautore di quel recupero del canto gregoriano, che caratterizzò la cultura musicale in Francia tra Otto e Novecento. Il Requiem – la pagina più celebre del compositore normanno – conobbe tre versioni differenti nell’accompagnamento delle voci: oltre a quelle per grande orchestra e per piccolo ensemble strumentale, la versione appunto per organo e violoncello. Assolutamente pregevole l’interpretazione, che ne ha offerto Claudio Marino Moretti, guidando con mano sicura il coro e i solisti (sempre componenti del coro stesso), traendo il meglio da questa spirituale partitura – che rivela diffusamente il carattere meditativo del Requiem di Fauré –, particolarmente affascinante per l’alone antico che la pervade, originato soprattutto dalla frequente rievocazione dei modi gregoriani, cui si accompagna una particolare – e moderna – attenzione all’elemento timbrico. Fondamentale l’apporto anche di Ulisse Trabacchin all’organo e di Luca Magariello al violoncello. Successo caloroso per tutti.