Venezia, Teatro La Fenice, Sale Apollinee, Concerto Venice Music Master, Winter 2018
Violino Pavel Vernikov, Svetlana Makarova
Violoncello Antonio Meneses
Pianoforte ltamar Golan
Igor Stravinskij: Divertimento da Le Baiser de la fée, arrangiamento di Samuel Dushkin per violino e pianoforte Pëtr ll’ič Čajkovskij: Trio con pianoforte in la minore op. 50, alla memoria di un grande artista
Venezia, 6 gennaio 2018
Si è svolto sabato 6 gennaio, presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice, un concerto, nel quadro dell’edizione invernale del Venice Music Master – che ha avuto luogo dal 3 al 7 gennaio 2018 –, i cui protagonisti erano alcuni dei docenti, provenienti da prestigiose istituzioni musicali europee, che hanno tenuto i corsi di Alto Perfezionamento Musicale: i violinisti Pavel Vernikov e Svetlana Makarova, il violoncellista Antonio Meneses e il pianista ltamar Golan. Ai corsi di perfezionamento – fequentati da allievi giunti da tutto il mondo, molti dei quali partecipavano alle masterclass per la terza o la quarta volta consecutiva, avendo riconosciuto la validità delle edizioni precedenti: le due estive del 2015 e del 2016, e quelle, invernale ed estiva, del 2017 – si è aggiunta, come di consueto, anche una serie di concerti, che hanno avuto come esecutori giovani musicisti, concertisti e, appunto, insegnanti; il tutto nella cornice di luoghi suggestivi e prestigiosi come il Teatro La Fenice, il Conservatorio Benedetto Marcello e la Fondazione Ugo e Olga Levi Onlus. Il programma della serata – come ha sottolineato il musicologo Andris Brinkmanis nella sua sintetica presentazione – aveva come elemento unificante il nome di Čajkovskij. Su musiche di quest’ultimo si fonda il balletto Le baiser de la fée di Igor Stravinskij, di cui era proposto il Divertissement, vale a dire la Suite sinfonica per orchestra, che ne trasse lo stesso autore, offerto però nell’arrangiamento di Samuel Dushkin per violino e pianoforte. A Čajkovskij è, poi, legato anche il secondo pezzo della serata, il Trio con pianoforte in la minore op. 50, che il compositore russo dedicò all’amico Nicolaj Rubinstein – pianista direttore d’orchestra e compositore, fratello del più noto Anton –, come compianto funebre per la sua improvvisa scomparsa.
Il balletto Le Baiser de la fée – andato in scena per la prima volta il 27 novembre 1928 all’Opera di Parigi, con la coreografia della Nijinska, le scene e i costumi di Alexander Benois – non godette mai del successo accordato invece ad altre partiture stravinskiane dello stesso genere. Nel 1931 l’autore acconsentì che Ernest Ansermet eseguisse in concerto una scelta – fatta dallo stesso direttore svizzero – di episodi dal balletto, per poi comporre in prima persona, tre anni dopo, una suite intitolata Divertissement, contenente gran parte delle prime due scene del balletto (rispettivamente Sinfonia e Danses suisses), e due episodi tratti dalla terza (Scherzo e Pas de deux). Magistrale l’interpretazione che ne ha offerto la violinista Svetlana Makarova, accompagnata al pianoforte da ltamar Golan, che ha saputo evidenziare, con bel suono, ricco di colori, e giusto accento, la freschezza di questa musica, frutto dell’ intelligenza, della sensibilità di Stravinskij che, dopo aver coltivato, fino a poco prima, il fascino di un’espressività modernamente barbarica (in altre parole, fauve), di un mondo fiabesco ed esotico, si era convertito al neoclassicismo, anche grazie all’ammirazione verso un compositore, Čajkovskij, da lui considerato un mirabile esempio di apertura verso l’Europa, senza tuttavia rinnegare la più genuina anima russa.
Quanto al Trio, esso fu scritto da Čajkovskij – sconvolto per la morte di Nicolaj Rubinstein a soli quarantacinque anni – tra il mese di dicembre del 1881 e il gennaio 1882 durante il soggiorno romano del compositore. Dopo alcune esecuzioni private, il lavoro venne presentato per la prima volta in pubblico a Mosca il 30 ottobre 1882: alla tastiera Sergej Taneev, uno dei migliori allievi del musicista scomparso.
Particolarmente intensa nell’espressività l’interpretazione, che hanno offerto Pavel Vernikov al violino, Antonio Meneses al violoncello e ltamar Golan al pianoforte, di questo pezzo, strutturato in un’insolita forma bipartita. Così nel primo movimento, Pezzo elegiaco. Moderato assai. Allegro giusto, in la minore, il primo tema, presentato dal violoncello e poi dal violino, ha rivelato tutta la sua struggente malinconia. Gli hanno fatto seguito il piglio “virile” del secondo, e poi l’eleganza melodica della terza idea tematica, esposta prima dal pianoforte e poi ripresa dai due strumenti ad arco, mentre il pianoforte si esibiva con destrezza in passaggi brillanti. Una grande padronanza tecnica, coniugata ad un raffinato senso delle sfumature e dei contrasti, si è colta nell’esecuzione del secondo movimento, costituito da un tema con variazioni, e articolato in tre parti: Andante con moto, Variazione finale e Coda. Impareggiabili i tre solisti nell’evidenziare i caratteri di ognuna della undici variazioni, il cui insieme costituirebbe, secondo alcuni, una sorta di ritratto musicale di Rubinstein, esprimendo ciascuna variazione un aspetto della figura del dedicatario: ad esempio l’ottava (una fuga) potrebbe essere intesa come un riferimento alla sua attività di docente di Conservatorio, mentre la decima (una mazurka) rievocherebbe le sue celebri interpretazioni di Chopin. Grande maestria è stata dimostrata dagli interpreti anche nell’eseguire la dodicesima e ultima variazione, dove si trovano riuniti il tema principale del primo movimento e quello del secondo. Ancora una sensibile musicalità ha dominato nella Coda, in cui ritorna il tema iniziale del Trio, per svanire “piangendo” (l’indicazione è di Ciaikovskij) su un sommesso ritmo di marcia funebre del pianoforte.