di Noemi Manzoni con la prefazione di Giancarlo Landini
Manzoni Editore (2017)
Volume di 480 pagine, brossura, formato 14,8×21, ISBN: 978-88-94-22143-5
€25, 00
Io non sono che un critico. Con questo verso nell’Otello di Verdi su libretto di Arrigo Boito, Jago risponde a Cassio che gli aveva chiesto di cantare le lodi di Desdemona. È proprio questo verso che costituisce il calzante titolo della terza pubblicazione di Manzoni Editore che si occupa, come recita il sottotitolo, delle Prime di Verdi alla Scala nella stampa dell’epoca. Il libro, curato da Noemi Manzoni, che, oltre ad essere l’editore, è anche l’autrice, si presenta, infatti, come una ricca raccolta delle recensioni apparse sulle riviste dell’epoca dopo le prime delle opere verdiane nel Teatro più importante d’Italia, con il quale il compositore ebbe un rapporto non sempre facile e il cui palcoscenico ha aperto nel lontano 1839, con la prima dell’Oberto, conte di San Bonifacio, e chiuso nel 1893, con quella del Falstaff, la sua brillante carriera. Questo volume, che si occupa non solo delle prime delle opere scritte espressamente da Verdi per il palcoscenico del Piermarini, ma anche di quelle che, rappresentate per la prima volta in altri teatri, sono state riprese alla Scala, costituisce, quindi, all’interno della sterminata bibliografia verdiana, un contributo originale. In esso il lettore, infatti, può scoprire i giudizi della critica contemporanea, a volte, affrettati, ma sempre rivelatori del gusto e dell’estetica dell’epoca che li ha prodotti, come quello che si può leggere sulla «Gazzetta di Milano» del 26 marzo 1868 dopo la prima scaligera del Don Carlo:
“Per noi dal Rigoletto e dal Ballo in maschera in poi Verdi è decaduto: i Vespri siciliani, la Forza del destino e questo istesso Don Carlo segnano una decadenza”.
Nelle 480 pagine, oltre ad altri giudizi, come questo, alquanto sorprendenti, si possono sia leggere interessanti resoconti di prime rappresentazioni come quelli di Un giorno di regno, la seconda opera di Verdi, il cui fiasco avrebbe potuto stroncarne la carriera sul nascere, sia scoprire i nomi di insospettabili autori di critiche, come quello di Antonio Ghislanzoni, il futuro librettista dell’Aida, accanto a quelli autorevoli di Filippo Filippi, Alberto Mazzucato e Amintore Galli.
Il libro è corredato da una prefazione e da schede introduttive alle opere curate da Giancarlo Landini, nelle quali si possono leggere interessanti e sintetiche presentazioni dei capolavori del genio di Busseto, anche di quelli, come Il corsaro o lo Stiffelio che non sono mai stati rappresentatei alla Scala. In queste schede, oltre a una breve sintesi della trama e alcune notizie sulla genesi delle opere, si passa ad esaminare la storia delle sue rappresentazioni con i grandi interpreti che hanno calcato le scene del teatro milanese.
Elegante la presentazione editoriale curata da Manzoni Editore che per questo volume si è avvalso di carta avoriata per l’interno e plastificata opaca per la copertina.