Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Antoine Reicha, musicista cosmopolita e visionario, dal 23 settembre al 4 novembre 2017
“VERVE ROMANTICA”
Trio Medici
Violino Vera Lopatina
Violoncello Adrien Bellom
Pianoforte Olga Kirpicheva
Henri Reber: Trio op. 25 n° 4 “Sérénade” en ré majeur
Antoine Reicha: Trio pour violon, violoncelle et piano en ré mineur op. 101 n° 2
In collaborazione con la Chapelle Musicale Reine Elisabeth
Venezia, 4 novembre 2017
Concerto di chiusura del Festival dedicato ad Antoine Reicha. In programma uno dei suoi Trii concertanti per pianoforte, violino e violoncello: il n. 2 dell’op. 101, che conferma quanto la figura di Reicha sia proiettata verso il futuro, nella misura in cui, prese le distanze dal classicismo viennese, si avvicina a Beethoven, soprattutto se si considera il rapporto equilibrato fra i tre strumenti. Lo stesso che si ritrova nel Trio op. 25 n.4 di Henri Reber, che ha aperto il concerto, costituendo un opportuno termine di confronto per il lavoro di Reicha. Interpreti, i solisti del Trio Medici – fondato appena nel 2013 nell’ambito del Conservatoire national de musique et de danse di Parigi, ma già meritatosi una rinomanza internazionale – attualmente in residenza presso la prestigiosa Chapelle Musicale Reine Elisabeth di Liegi. Tale formazione si è dimostrata perfettamente a suo agio nell’eseguire i pezzi programmati, che richiedevano proprio quelle che sono apparse chiaramente come le sue caratteristiche salienti, vale a dire la capacità di coniugare una straordinaria coesione con la spiccata vocazione solistica di ogni strumento. Tutto questo si è colto nel corso dell’esecuzione del Trio di Reicha – pubblicato, insieme agli altri cinque dell’op. 101, nel 1824 –, la cui cifra distintiva è rappresentata proprio dal dialogo alla pari tra gli strumenti, pur nella salvaguardia dell’individualità di ognuno di essi. Così è avvenuto nel primo movimento, che si apre in un clima inquieto, febbrile, in contrasto con il cantabile del secondo tema; nel successivo Minuetto, che assomiglia piuttosto a uno Scherzo, verosimilmente derivato da qualche Ländler popolare; nell’Andantino, che lascia a tratti da parte il suo elegante lirismo per fare spazio ad una più vigorosa declamazione; infine nel conclusivo Allegro assai, dove il dialogo tra i tre strumenti si fa più stretto, alla stregua di un’animata conversazione. Analoga prestazione ha offerto il Trio Medici nella prima parte del concerto, eseguendo il Trio op. 25 n. 4 in re maggiore di Henri Reber – pubblicato nel 1864, ma già in parte composto nel 1862 –, che deve la sua denominazione, “Sérénade”, al soffuso lirismo, dominante nel secondo movimento, la cui discreta malinconia, dissimulata dall’eleganza del movimento di danza, caratterizza l’intero Trio, innegabilmente romantico, seppur privo di accenti tragici, con la sola eccezione dell’Andante finale, in cui l’alternanza tra i ritmi puntati del tutti e il canto veemente degli archi incupisce, anche se per breve tempo e senza eccessi, l’atmosfera. Impeccabile l’esecuzione, da parte dei solisti, di questo Trio-Sérénade. In particolare, sono state valorizzate, oltre alla chiarezza e all’eleganza, la vivacità ritmica, le raffinatezze armoniche, gli arabeschi melodici, da cui è percorso questo pezzo, in cui i materiali musicali passano da uno strumento all’altro: merito della sensibilità e della competenza dei tre strumentisti, che – qui come, peraltro, nel trio di Reicha – hanno saputo intessere, in perfetta comunione di intenti, un proficuo dialogo, nel corso del quale il pianoforte di Olga Kirpicheva, ha anche svolto un ruolo instancabile e determinante di coordinamento e supporto. Successo pieno e caloroso. Un fuoriprogramma debussyano: L’Intermezzo: Andante espressivo, dal Trio in sol maggiore. Assolutamente incantevole.