Verona, Il settembre dell’Accademia 2017: Kristian Bezuidenhout e la Camerata Salzburg

Verona, Teatro Filarmonico, Il Settembre dell’Accademia 2017
Camerata  Salzburg
Pianoforte
Kristian Bezuidenhout
Wolfgang Amadeus Mozart: Sinfonia n.28 in do maggiore K 200(189k); Concerto per pianoforte e orchestra n.12 in la maggiore K 414(385p); Concerto per pianoforte e orchestra n.14 in mi bemolle maggiore K449; Sinfonia n.29 in la maggiore K 201(186a)
Verona. 5 ottobre, 2017
Particolarmente appropriato il concerto di chiusura della rassegna concertistica, Il Settembre dell’Accademia 2017, dell’Accademia Filarmonica di Verona completamente dedicato alla musica di Mozart. È stata un’occasione per ricordare che il giovane Mozart, invitato ad esibirsi nello stesso teatro il 5 gennaio del 1770 durante un suo soggiorno a Verona, fu  nominato maestro onorario dagli accademici filarmonici
, stupiti dalla sua bravura.La Camerata Salzburg, l’orchestra da camera fondata nel 1952 all’interno del Mozarteum di Salisburgo che riserva molto spazio e importanza al repertorio mozartiano, insieme con Kristian Bezuidenhout, un pianista rinomato per la sua pratica esecutiva storica del clavicembalo e fortepiano, ha presentato un excursus di grande interesse.
Il programma si è aperto e chiuso con due sinfonie la n. 28 e la n.29 scritti dal diciassettenne Mozart in un periodo decisivo che ha visto esaurirsi gradualmente il modello estetico e strutturale italiano nelle sinfonie della sua adolescenza. All’interno i due concerti per pianoforte n.12 K 414 e n.14 K 449: il primo del 1782 è uno dei tre concerti mirati ad arricchire il repertorio dei dilettanti, mentre il secondo del 1784 costituisce il primo di tre concerti composti per essere inclusi nella sua stagione per sottoscrizione di quell’anno. L’orchestra è stata guidata con eleganza da un primo volino  che ha scandito con decisione e chiarezza ritmi e colori. L’esecuzione, ha evidenziato un bell’equilibrio  tra finezze cameristiche e robustezze sinfoniche. Fin dalle prime note della sinfonia n.28 l’orchestra si è distinta per un suono compatto e lieve, di uno smalto luminoso e ritmo propulsivo. Gli abbellimenti decorativi, segni caratteristici dello stile del Mozart ragazzo prodigio, sono stati eseguiti con precisione e grazia. Il complesso di archi era di solo 20 elementi tutti in piedi con l’eccezione dei tre violoncelli. I sei primi violini sembravano 12 per la qualità del suono prodotto. L’accompagnamento dei contrabbassi e dei violoncelli spiccava per personalità e fraseggio soprattutto nei momenti in cui la loro parte era di puro appoggio. Le coppie di oboi e corni, con l’aggiunta di due trombe naturali nella sinfonie n.28, completavano una compagine che ha saputo fondersi in una completa sintonia di timbri, fraseggio e articolazione. Un’esecuzione che ha saputo tenere la tensione musicale senza sacrificare brillantezza o elasticità.  Anche nella sinfonia n.29, che con la 25 è una delle più famose sinfonie giovanili, l’orchestra ha illuminato l’ascolto con un’interpretazione in alta definizione: chiaro il netto distacco da obiettivi decorativi e puramente d’intrattenimento, così come l’equilibrio fra freschezza lirica e ricchezza di elaborazione, evidenziando con discrezione la tornitura della frase, e porgendo i salti di un’ottava e le appoggiature con finezza. Erano sempre chiare le intenzioni a volte timbriche e a volte drammatiche.
Nei due concerti per pianoforte, il solista, Bezuidenhout, con un tocco e stile chiaramente da fortepiano, è riuscito a rendere il suono del pianoforte più vicino a quello del fortepiano di quanto si potrebbe immaginare. Il suono risultava leggero e cristallino e valorizzando la tecnica dello staccato gli permetteva una grande fusione di suono particolarmente con gli strumenti a fiato. L’approccio si è prestato in modo perfetto alla struttura dialogante del concerto K 414, dove nel primo tempo gli archi annunciano l’esposizione prima del pianoforte per ben tre temi. Ogni tempo godeva di una cadenza virtuosistica che il pianista ha eseguito con brillantezza senza perdere di vista equilibrio e contesto.  Il concerto K 449 gli ha dato la possibilità di delineare raffinate variazioni ornamentali e tema cantabili ed inserirsi in un intreccio di complicità con un orchestra sempre attenta e reattiva. Nel secondo tempo ha dimostrato una grande espressività morbida e melanconica con toni introspettivi e contemplativi. Nel terzo tempo ha potuto sfoggiare la sua leggerezza e brillantezza nel contrappunto e la ricca trama di modulazioni, elaborazioni ritmiche, i ritmi sincopati, le pause e gli incisi. Il pubblico ha dimostrato il suo apprezzamento sia per il solista che l’orchestra che ha concesso un breve bis. Foto Brenzoni