Palermo, Teatro Massimo, Stagione Lirica 2017
“ADRIANA LECOUVREUR”
Opera in quattro atti su libretto di Arturo Colautti dalla commedia-dramma omonima di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé.
Musica di Francesco Cilea
Maurizio di Sassonia MARTIN MUEHLE
Il principe di Bouillon CARLO STRIULI
L’abate di Chazeuil LUCA CASALIN
Michonnet NICOLA ALAIMO
Quinault ANGELO NARDINOCCHI
Poisson FRANCESCO PITTARI
Adriana Lecouvreur ANGELA GHEORGHIU
La principessa di Bouillon MARIANNE CORNETTI
M.lle Jouvenot INÉS BALLESTEROS
M.lle Dangeville CARLOTTA VICHI
Maggiordomo CARLO MORGANTE
Un fauno FABIO CORRENTI
Due ninfe ELISA ARNONE, FRANCESCA DAVOLI
Orchestra e Coro del Teatro Massimo di Palermo
Direttore Daniel Oren
Maestro del coro Pietro Monti
Regia, scene e costumi Ivan Stefanutti
Assistente alla regia Agostino Taboga
Coreografia Giuseppe Bonanno
Lighting desiner Claudio Schmid
Allestimento del Teatro Sociale di Como – As. Li. Co.
Palermo, 17 ottobre 2017
Gli echi del grande successo di pubblico che lo scorso 13 ottobre ha salutato la prima di questa Adriana Lecouvreur si sono fatti sentire con la stessa intensità anche alla sua terza rappresentazione, durante la quale è stato possibile apprezzare una macchina scenica già ben collaudata, i cui elementi hanno trovato una efficace sintesi espressiva in ogni fase dello spettacolo. Calorosamente acclamato il soprano romeno Angela Gheorghiu, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Massimo che la accoglie per il suo debutto nel ruolo. La Gheorghiu ammalia con le sue eleganti movenze da diva dei primi del Novecento, incarnando quello stile Liberty che rispecchia l’epoca scelta da Ivan Stefanutti per la trasposizione dell’opera; una licenza che gli si può concedere se, vicini al suo punto di vista, l’attenzione si sposta verso l’ambiente in cui l’opera è stata concepita. L’avvento del cinema e delle sue prime dive diventano quindi il pretesto per proporre scene in bianco e nero, inquadrate da architetture sinuose ma essenziali, condite con abiti luccicanti e piume vaporose. È facile in questo mondo monocromatico giocare con i contrasti che governano la trama ed i suoi personaggi: esempio ne è il duetto del secondo atto (“Non risponde… aprite!”) tra Adriana e la sua rivale amorosa, la Principessa di Bouillon, interpretata dal mezzosoprano statunitense Marianne Cornetti, in cui le ponderate mosse delle due donne rimandano alla scacchiera (naturalmente bianca e nera) posta a lato della scena e presa in prestito dalla didascalia del primo atto. Le scelte registiche sono coadiuvate dalla cura delle luci del lighting designer Claudio Schmid: sempre nel secondo atto, ambientato nella villetta dell’attrice Duclos alla Grange-Batelière, l’effetto delle candele è affidato a due grandi lampadari mobili che diffondono una calda luce ambrata che diventa estremamente fioca nel momento in cui la Principessa esce dal suo nascondiglio per incontrare Adriana. Una resa così efficace dell’allestimento non sarebbe stata possibile senza la giusta carica musicale che l’Orchestra del Teatro Massimo ha potuto realizzare tramite l’abbraccio impetuoso e passionale del suo Maestro, Daniel Oren. La sua costante attenzione ai diversi accenti della partitura, che gradualmente conduce l’azione verso la tragedia, si è concretizzata con grande efficacia nei momenti di forte passione così come in quelli di più intima riflessione. Nel terzo atto abbiamo avvertito il sussulto del cuore di Adriana all’ingresso di Maurizio al Palazzo Bouillon, complici le possenti sonorità del Coro del Teatro Massimo, come sempre diretto dal Maestro Piero Monti; all’inizio del quarto atto ci siamo commossi seguendo il toccante dialogo tra archi e legni che, preludio dell’incombente tragedia, ha raggiunto apici di estrema delicatezza. Siamo infine rimasti incantati dal divertimento in stile classico in cui le due ninfe e il fauno, interpretati da Elisa Arnone, Francesca Davoli e Fabio Correnti, hanno danzato al “suono tenue di strumenti pastorali”, seguendo la coreografia pulita ed essenziale di Giuseppe Bonanno. Un dosaggio orchestrale meticoloso quindi, che abbiamo apprezzato anche nei momenti vocali più intensi, come il duetto d’amore tra Adriana e Maurizio nel secondo atto: qui la sensualità che aveva già sedotto l’attrice nel primo atto (“Promessa al vincitor”), affidata al timbro vocale così potente e ricco di armonici del tenore Martin Muehle, può finalmente esplodere come accadrebbe nella scena d’amore di un film hollywoodiano. Tra le voci più applaudite anche quella profonda e morbida prestata a Michonnet dal baritono palermitano Nicola Alaimo, la cui intenzione giustamente si pone a metà tra quella di un padre affettuoso e quella di un timido ragazzo innamorato. Poco brillante invece il duo affidato ai personaggi del Principe di Bouillon e dell’Abate di Chazeuil: il connubio vocale tra le rispettive voci di Carlo Striuli e Luca Casalin risulta infatti poco amalgamato, forse anche per una non buona gestione del volume o, in generale, per una mera incompatibilità timbrica. Divertente la presenza scenica di Angelo Nardinocchi, Francesco Pittari, Inés Ballesteros e Carlotta Vichi, i soci della Comédie che affollano il camerino della divina Adriana, creando il caos propedeutico alla presentazione del povero Michonnet nel primo atto. Foto Rosellina Garbo