Verona, Teatro Filarmonico, Il Settembre dell’Accademia 2017
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore Semyon Bychkov
Pianoforte Kirill Gerstein
Sergei Vasil’evič Rachmaninov: Concerto per pianoforte e Orchestra n.2 in do minore Op. 18
Pëtr Il’ič Čajkovskij: Sinfonia n.4 in fa minore Op.36
Verona. 17 settembre 2017.
Per la seconda volta in pochi giorni il pubblico della rassegna, Settembre dell’Accademia, al Teatro Filarmonico di Verona ha potuto gustare un concerto “russo”, con un programma dedicato al secondo concerto per pianoforte di Rachmaninov e la quarta sinfonia di Čajkovskij. Di origine russa erano anche i protagonisti: il pianista solista Kirill Gerstein e il direttore d’orchestra Simon Bychkov che ha diretto l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.
Il programma: due capolavori di grande richiamo per il loro forte impatto emotivo. Il celeberrimo Concerto n.2 di Rachmaninov, il più popolare ed eseguito dai quattro concerti per pianoforte del compositore russo e anche uno dei più famosi in assoluto, traboccante di pathos romantico e di grande espressività uniti ad una scrittura solistica ai limiti delle possibilità esecutive. Gerstein ha eseguito le sfide tecniche senza apparente sforzo. Con una posatezza autorevole e tecnica impeccabile, fin dal drammatico crescendo delle prime corde, ha condotto un’esecuzione vigorosa e controllata. Ha proposto la bellezza dei temi senza ricorrere a sentimentalismi e retorica. Si è astenuto dalla tentazione di sovraccaricare di espressione i momenti culminanti, ma non ha disdegnato di sottolineare il punto struggente di una frase, posticipando, anche di poco, la risoluzione di dissonanze armoniche per porgere i momenti di massima tensione emotiva all’ascoltatore. La simbiosi musicale con il direttore, l’assoluta precisione negli attacchi e l’incrocio dei ritmi eseguiti con disinvoltura, tradivano un’intesa ben consolidata. Accompagnava le ammalianti melodie annunciate prima nell’orchestra con arpeggi scorrevoli ed eleganti, presenti e definiti ma allo stesso tempo sempre incorporati nell’amalgama della sonorità complessiva. La leggerezza e agilità del tocco si alternava in modo fluido e del tutto naturale, a sequenze di grande potenza e virtuosismo. Anche nei momenti più tumultuosi le linee delle melodie, i controcanti, l’orientamento delle modulazioni e le sovrapposizioni delle armonie sono sempre chiarissimi. Dopo tanto virtuosismo, contrastava per semplicità il bis anch’esso di Rachmanino: Melodie op. 3 n.3. Scritto quasi subito dopo il diploma al conservatorio di Mosca, il pezzo ha collegato il mondo tardo romantico del concerto per pianoforte a quello precedente di Čajkovskij al quale era dedicata la seconda parte del concerto.
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI ha dato un’ottima prova di sé, dialogando con il pianista alla pari. Questo, purtroppo, è mancato nella seconda pagina in programma. Anche se l’orchestra ha mantenuto un ottimo livello generale, si è evidenziato qualche inciampo strumentale: la mancata fluidità nei passaggi dagli archi ai fiati e l’assenza di una tensione interpretativa complessiva che rifletteva una spossatezza esecutiva. Da parte sua, Bychkov non poteva essere più risoluto e energico: le sue indicazioni erano decise, chiare e espressive e la sua partecipazione intensa e volitiva. Solo nell’ultimo tempo, Allegro con fuoco, con le cascate di scale rapide, l’orchestra ha trovato la scintilla dello slancio e dell’impeto mantenendo, fino alla vorticosa coda, una gioiosa vitalità. Curiosamente, anche per questo concerto, come nel precedente, Edward Elgar è stato scelto come bis, in questo caso la IX variazione di Enigma Variations, Nimrod. L’interpretazione non ha creato l’atmosfera rarefatta richiesta all’inizio, né ha scavato le sonorità o trovato il legato che rendono questa pagina così commovente, ma ciò nonostante è riuscita a lasciare il pubblico con il fiato sospeso fino alla sua conclusione.