Wolfgang Amadeus Mozart: Ouverture, “Non so più cosa son”, “Voi che sapete”, “Porgi amor”, “Giunse alfin il momento…Deh vieni non tardar” (Le nozze di Figaro); “Ah fuggi il traditor”, “Non me lo credi?…Batti, batti o bel Masetto”, “In quali eccessi…Mi tradì quell’alma ingrata” (Don Giovanni); “Ei parte…Per pietà, ben mio”,”Una donna a quindici anni”, “Temerari! Sortite!…Come scoglio” (Così fan tutte); “Bella mia fiamma…Resta, oh cara!” KV528; “Misera, dove son!” KV369. Anett Fritsch (soprano), Münchner Rundfunkorchester, Alessandro De Marchi (direttore). Registrazione: Bayerischen Rundfunk, 1-5 dicembre 2015. T.Time: 61′ 29. 1 CD Orfeo C903161A – 2017
Di Anett Fritsch, che è, fra le cantanti della sua generazione, quella che più si è distinta come interprete mozartiana, come riflesso dei suoi successi teatrali arriva ora l’incisione di questo nuovo recital dal programma, a esser sinceri abbastanza banale, con una breve selezione di arie dalla trilogia dapontiana più due da concerto per poco più di sessanta minuti di musica.
Di Anett Fritsch, che è, fra le cantanti della sua generazione, quella che più si è distinta come interprete mozartiana, come riflesso dei suoi successi teatrali arriva ora l’incisione di questo nuovo recital dal programma, a esser sinceri abbastanza banale, con una breve selezione di arie dalla trilogia dapontiana più due da concerto per poco più di sessanta minuti di musica.
Fortunatamente, fin dai primi accordi dell’ouverture de “Le nozze di Figaro” che apre il programma, i dubbi lasciano spazio al piacere dell’ascolto. Alla guida di un complesso della qualità della Münchner Rundfunkorchester Alessandro De Marchi offre una prestazione esemplare per chiarezza formale e per una leggerezza e un brio mai fini a se stessi ma sempre perfettamente espressivi, cogliendo, così, pienamente l’assioma fondamentale del lessico mozartiano – quante volte frainteso – per cui leggerezza e profondità sono strettamente intrecciate e mai opposte. Altro merito di De Marchi, che si riconosce in tutta la registrazione, è l’attenzione data alla cura espressiva dei recitativi e alla dizione italiana nella quale la Fritsch ha ben poco da invidiare a una madre lingua.
Le due arie di Cherubino sono fra i momenti migliori della registrazione, in quanto la Fritsch ci restituisce un Cherubino insolitamente soprano ma di un incanto adolescenziale perfetto unito a una linea di canto di assoluto nitore in cui anche qualche leggera variazione nelle riprese si inserisce senza forzatura. Altrettanto luminosa, ma qui profondamente femminile, la sua Susanna musicalissima nel canto e radiosamente femminile nell’accento anche se la discesa al grave di “Notturna face” è più sfiorata che autenticamente presa. Il “Porgi amor” della Contessa è cantato benissimo ma forse manca un po’ di maturità nel colore e nel timbro.
La breve selezione del “Don Giovanni” comincia con un “Ah fuggi il traditor” estrapolato dal suo contesto che lascia fin troppo l’idea di un moncone incompiuto mentre sempre di Donna Elvira è presente anche la grande aria “Mi tradì quell’alma ingrata” curatissima nella cesellatura musicale ed espressiva ma in cui si nota un’eccessiva leggerezza del materiale vocale in un brano che richiederebbe maggior corpo. Assolutamente impeccabile invece la sua Zerlina – “Batti, batti o bel Masetto” – ideale come timbro e arricchita da un accento giustamente malizioso che esalta la morbida luminosità di un timbro radiosamente femminile. Mentre per “Le nozze di Figaro” si è dato spazio a tutti i personaggi, qui si è opportunamente omessa la parte più drammatica di Donna Anna.
In “Così fan tutte” emerge qualche problema in più. Non certo per Despina il cui “Una donna a quindi anni” è un piccolo gioiello di maliziosa eleganza arricchita da limitate ed eleganti variazioni nella ripresa quanto nelle due arie di Fiordiligi in cui il delicato lirismo della voce della Fritsch è portato ai limiti delle sue possibilità con la conseguente presenza di qualche forzatura e di qualche indurimento del timbro nel settore acuto anhe se la Fritsch mostra una buona intelligenza inserendo qualche passaggio di coloratura per stemperare le difficoltà. Nonostante una certa mancanza di corpo in “Come scoglio”, si notano sempre una grande attenzione espressiva e un’innegabile eleganza del canto ma il ruolo è al limite per le sue possibilità attuali.
Chiudono il programma due arie da concerto la K528 “Bella mia fiamma…Resta, oh cara” e la K369 “Misera, dove son!”. Interessante soprattutto la prima che alterna declamati nobilmente neoclassici di sapore quasi gluckiano a improvvise accensioni che ricordano molto certi passaggi del “Don Giovanni” composto nello stesso periodo. Ascolto sicuramente piacevole ma resta l’impressione di un programma fin troppo banale e discograficamente di scarso appeal; qualche aria da concerto aggiunta o qualche brano di più raro ascolto dalle opere giovanili non sarebbero stati sgraditi.