Palermo, Teatro Massimo, Stagione Concerti 2017
“ORLANDO BAROCCO”
Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori
Direttore Enrico Onofri
Contralto Sonia Prina
Antonio Vivaldi: Sinfonia per archi e b. c. in Do maggiore RV112 (Allegro – Andante – Presto)
Georg Friedrich Händel: Sinfonia seconda da Orlando; “Fammi combattere” da Orlando; “Già per la man d’Orlando / Già l’ebbro mio ciglio” da Orlando; Concerto grosso op. 6 n. 12 in Si minore per archi e b. c. (Largo – Allegro – Aria – Largo – Allegro); “Ah stigie larve” da Orlando
Antonio Vivaldi: Concerto per archi e b. c. in Si bemolle maggiore RV163 Il Conca (Allegro – Andante – Allegro); “Così potessi anch’io” da Orlando Furioso
Georg Friedrich Händel: Ouverture da Orlando
Antonio Vivaldi: “Nel profondo cieco mondo” da Orlando Furioso
Georg Friedrich Händel: Concerto grosso op. 6 n. 7 in Si bemolle maggiore per archi e b. c. (Largo – Allegro – Largo, e piano – Andante – Hornpipe).
Palermo, 10 giugno 2017
Lungo le traiettorie del desiderio si è mosso il concerto di sabato scorso, l’ultimo della stagione del Teatro Massimo prima della pausa estiva. Protagonisti diversi e variegati, a partire da due paladini del desiderio, Händel e Vivaldi, le cui musiche hanno risuonato per la sala gremita del teatro. Paladino di nome e di fatto è poi l’Orlando nelle sue varianti operistiche, ora furioso ora innamorato, che del concerto è stato protagonista ideale. Lo spirito del malheureux Roland si è incarnato nelle note dell’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori, compagine creata come risultato di un progetto che ha coinvolto gli studenti di diversi istituti musicali, al fine di valorizzare il repertorio sei-settecentesco. A guidarli in quest’occasione è Enrico Onofri, pure nel ruolo di violino solista, che con gesto elegante è riuscito a infondere incisivo trasporto alle contorte volute che si alternavano con equilibrio tra il Sassone e il Veneziano. Al centro della tumultuosa battaglia di affetti una strabiliante Sonia Prina, oscura e terrea nel dare voce e corpo ai diversi volti di Orlando. Volti che già serpeggiavano nei due pezzi sinfonici tratti dall’Orlando händeliano, a partire dalla Sinfonia seconda, interpretata con composta misura dai giovani strumentisti. Il brano precedeva il piglio guerriero di “Fammi combattere” e il profilo malinconicamente sospeso di “Già l’ebbro mio ciglio”. Ma se nella prima aria si respirava un’atmosfera spavalda e audace, costruita con tagliente destrezza dalla Prina, è nella seconda che il contralto ha scandagliato le profondità dell’animo di Orlando, vivificate in alcuni passaggi del recitativo (fra tutti la dilatazione quasi irreale su “ora giunge la notte”) o nel pianissimo di “non farmi destar” (purtroppo spezzato dal fastidioso rumore dell’aria condizionata). Attraverso la filigrana dell’accompagnamento, lasciata alle spalle l’esitazione della Sinfonia per archi e b. c. RV112, è nel Concerto grosso op. 6 n. 12 che si rinsalda il dialogo fra gli strumenti, rivelando pieno possesso delle dinamiche. Un vertiginoso gesto nel clavicembalo apre poi le porte dello Stige (“Ah stigie larve”) e scopre il lato più oscuro del personaggio, acuito dall’interpretazione luciferina della Prina. Ma ancor più nella seconda parte si ricompongono le dinamiche del desiderio, che nella sintassi musicale barocca sono prodotte dall’attesa del piacere e dal sottile ritardo dell’appagamento. Onofri ne è consapevole e dà enfasi ai momenti cadenzali, modulando le progressioni in senso desiderativo e giocando sulla costruzione di un anelito sonoro realizzato in punta di piedi. Tali prospettive trovano spazio nelle geometrie sospese del Concerto RV163 di Vivaldi, nonché nell’aria “Così potessi anch’io” dall’Orlando Furioso, che è espressione di desiderio sul piano poetico ancor prima di quello musicale. Vivaldiano è pure l’universo di “Nel profondo cieco mondo” che per gli abissi sia sonori che testuali è terreno propizio all’espandersi dell’esuberanza del contralto, consentendole di esprimere il suo temperamento con il registro che le è più consono. Ma è all’insegna della passione pirotecnica che si chiude il concerto, prima con il Concerto grosso op. 6 n. 7 di Händel (con contrasti di affetti che hanno disegnato un affascinante percorso emotivo, fino alla brillante Hornpipe) e infine con il fuoco del travolgente bis, “Anderò, griderò, volerò”, da Orlando finto pazzo di Vivaldi. Spumeggiante metamorfosi che ancor più confonde maschile e femminile, e che sovrappone un altro Orlando leggendario, quello del romanzo di Virginia Woolf, ricordandoci come tutti i sentimenti estremi riescano davvero a somigliare alla follia.