di Claudio Capitini
Gabrielli editori, Verona 2017, pp. 503, ill., in libreria dal 15 giugno 2017.
Questo volume narra la storia del Festival lirico areniano degli ultimi 40 anni attraverso la voce e la testimonianza dei protagonisti che quella storia hanno reso unica e irripetibile. La formula adottata è quella del “ritratto-intervista”, già sperimentata con successo nella pubblicazione LE VOCI DEL TEATRO edito da Marsilio.
Dalla fine degli anni Sessanta ai Duemila, i più grandi interpreti della lirica – cantanti, registi, scenografi e costumisti – hanno frequentato l’Arena, il suo storico Festival e il Teatro Filarmonico, parte integrante dell’attività musicale prima dell’Ente lirico e quindi della Fondazione Arena di Verona. Anche la grande danza vi è stata protagonista, nel segno della magica interpretazione.
Quando si parla delle grandi stelle di intendono i Bergonzi, Berio, Bolchi, Bonisolli, Bruson, Caballé, Cappuccilli, Carreras, Kabaivanska, Dessì, Di Stefano, Domingo, Gasdìa, Gavazzeni, Maag, Montaldo, Muti, Nucci, Oren, Pavarotti, Prêtre, Raimondi, Ricciarelli, Santi, Scotto, Zeffirelli, Zuffi, e per la danza Béjart, Bolle, Fracci, Nureyev, Savignano, Terabust, Vasiliev…
Sono ben 80 le interviste, selezionate tra più di duecento, nomi memorabili, dato che l’Arena (e il Teatro Filarmonico) proposero in quegli anni storiche messe in scena e produzioni di eccellenza che, attraverso le voci dei protagonisti, riaccendono su di sé i riflettori. Accanto ai miti e ai sempiterni, in comunione tra loro, anche i talenti dell’oggi trovano ospitalità e si raccontano. “Ho avuto il privilegio – dichiara Claudio Capitini – di avvicinare da giornalista ognuno di quei grandi con interviste personalizzate per la pagina Spettacoli del quotidiano L’Arena. Ebbi allora l’opportunità di discutere con quei protagonisti di regia, arte scenica e interpretazione, così in pratica documentando la storia del Festival areniano e insieme dipingendo atmosfere, personalità e mondo interiore dei singoli protagonisti”.
Il volume propone un tuttotondo fascinoso, offrendo dell’artista e dello spettacolo messo in scena, senza pudori, con garbo e curiosità intellettuale, anche il dietro le quinte e il “si è di scena”. La narrazione si svolge come un viaggio sentimentale che si storicizza attraverso interviste da vivere come gustosi momenti della memoria e, al contempo, come uniche e irrinunciabili testimonianze. Il loro insieme si trasforma in un fondamentale strumento per capire come si pensasse e producesse il teatro d’opera in anni gloriosi e nei nostri anni, di crisi e si spera di resurrezione.