Giacomo Puccini: “In questa reggia” (Turandot), “Vissi d’arte” (Tosca), “In quelle trine morbide”, “Sola perduta abbandonata” (Manon Lescaut), “Un bel dì vedremo “(Madama Butterfly); Giuseppe Verdi: “Ritorna vincitor” (Aida), “Una macchia è qui tutt’ora” (Macbeth), “Oh madre dal cielo “(I Lombardi), “È stranoá…Ah, fors’è lui” (La Traviata), “Vanne, lasciami…D’amor sull’ali rosee” (Il Trovatore), “Vieni t’affretta”, “La luce langue” (Macbeth); Vincenzo Bellini: “Sediziose voci…Casta Diva” (Norma); Amilcare Ponchielli: “Suicidio” (La Gioconda); Franz Liszt: Otto lieder; Béla Bartók: Cinque lieder, op.16. Sylvia Sass (soprano), András Schiff (pianoforte), Ambrosian Singers, London Symphony orchestra, National Philharmonic orchestra. Lamberto Gardelli (direttore), John McCarthy (M° del Coro). Registrazioni: 1978/1979. T.Time: 145′ 30. 2 CD Decca Eloquence 480 2093
Doppio CD Decca dedicato al soprano ungherese Silvya Sass, una fra le più luminose meteore che hanno attraversato il cielo della lirica, in quanto pur dotata di notevoli mezzi, è riuscita a brillare per la durata di poche stagioni. Le registrazioni proposte risalgono alla fine del anni Settanta e all’inizio del decennio successivo quando i mezzi vocali della Sass erano ancora sostanzialmente integri e molte delle esecuzioni proposte rivelano una cantante di primissimo piano tanto sul versante vocale quanto su quello interpretativo.
Doppio CD Decca dedicato al soprano ungherese Silvya Sass, una fra le più luminose meteore che hanno attraversato il cielo della lirica, in quanto pur dotata di notevoli mezzi, è riuscita a brillare per la durata di poche stagioni. Le registrazioni proposte risalgono alla fine del anni Settanta e all’inizio del decennio successivo quando i mezzi vocali della Sass erano ancora sostanzialmente integri e molte delle esecuzioni proposte rivelano una cantante di primissimo piano tanto sul versante vocale quanto su quello interpretativo.
Accompagnata con mestiere ma senza particolare ispirazione da Lamberto Gardelli alla guida della London Symphony Orchestra, la parte operistica non brilla certo per originalità proponendo una serie di brani italiani notissimi. Si apre con una selezione di brani pucciniani dove si riconosce una voce ampia e potente, di un bel colore brunito e sorretta da un’ottima tecnica – veramente rimarchevoli le mezzevoci perfettamente sostenute – mentre gli acuti danno a tratti un senso di sforzo che negli anni successivi la travolgerà, vista la scelta di un repertorio decisamente pesante per la sua voce più lirico-spinta che drammatica. Quindi ecco una splendida “Manon Lescaut” dove le morbide bruniture timbriche esaltano il carattere mollemente sensuale di “In quelle trine morbide” mentre il temperamento dal calor bianco emerge in “Solo, perduta, abbandonata” sia di rovente espressione sia di buon controllo tecnico. Il soprano si segnala, inoltre, per una Cio Cio San in cui riesce a lavorare sugli spessori vocali trovando una leggerezza e una trasparenza che colgono in pieno la dimensione adolescenziale del personaggio. Sorprende Turandot, ruolo non certo ideale per le sue corde- e gli acuti di forza mostrano più di un’incertezza – ma per una volta reso con una forza vitale e un senso di repressa passionalità che raramente si ascoltano.
La parte verdiana è dominata da Lady Macbeth di cui sono presentate le tre arie solistiche in cui la Sass fa valere tutta la conoscenza di un ruolo tante volte affrontato a teatro e pienamente posseduto. Fra gli altri ascolti: se la sua Violetta quasi inevitabilmente manca un po’ sul terreno dell’autentico virtuosismo da una parte, dall’altra colpisce la sua Giselda per forza espressiva e convinzione nella grande scena da “I lombardi alla prima crociata”. Completano questa sezione brani da “Aida” e “Il trovatore”.
Il secondo CD si apre ancora con brani operistici: come Norma la Sass manca di autentica vocazione belcantista ma il recitativo “Sediziose voci” mostra un’ammirevole forza d’accento mentre nel ruolo di Gioconda emergono con maggior evidenza le difficoltà in quanto il soprano, nonostante le buone intenzioni e la convinzione dell’interprete, si trova alle prese con una scrittura veramente drammatica .
L’ultima parte del programma è quella di più raro ascolto e di maggior interesse dal momenro che propone una selezione di lieder ungheresi di Franz Liszt (su testi anche in tedesco e francese) e Béla Bartók (questi tutti su liriche ungheresi). I brani lisztiani presentano un scrittura pianistica particolarmente ricca e originale che va ben oltre il semplice accompagnamento del canto per vivere di una propria specificità artistica che trova piena realizzazione nelle mani di un pianista di qualità assoluta come András Schiff. La scrittura vocale è spesso decisamente estroversa e dalla forte carica teatrale, tratti che si adattano al meglio a una cantante di forte personalità come la Sass, e se in “Enfant, si j’etais Roi” sembrano riconoscersi ricordi verdiani, alcune pagine successive come “Vergiftet, Sing Meine” o “Kling Leise, Mein Lied” mostrano atmosfere musicali e un uso della vocalità molto prossimo alle opere romantiche di Wagner tanto che non si farebbe fatica ad immaginarle sulle labbra di un’Elsa e o di un’Elisabeth specie in una lettura così scopertamente passionale come quella fornita dalla Sass. Un posto a parte merita la vivace scena popolaresca di “Die drei Zigeuner”, tutta carica di citazioni di ritmi e stilemi folklorici e in cui Liszt tratteggia magistralmente il dialogo fra i due personaggi cui la Sass presta, insieme a un gusto di giocare con la voce, una freschezza vocale e inflessioni assolutamente accattivanti.
Nei brani di Bartok – sempre splendidamente eseguiti da Schiff – le atmosfere si fanno più fredde e spettrali, di una drammaticità cupa attraversata da ombre inquietanti; nel dittico dedicato all’autunno le atmosfere sono molto vicine a quelle del “Castello del Duca Barbablu”, la cui protagonista è stato uno dei ruoli di maggior successo della Sass. Con le cupe ombre espressioniste di questi brani contrastano la dimensione liquida e acquatica di “Alone with the Sea” (si fornisce il titolo inglese con cui sono indicati in scaletta) in cui gli echi di un impressionismo alla Debussy sono caricate di maggior spessore drammatico. Sezione ungherese molto interessante e ottimamente eseguita tanto da dispiacersi che non sia stata proposta una scelta più ampia, magari anche con qualche brano operistico di Erkel in loco dei fin troppo noti brani italiani.
Ascolta “Sylvia Sass: arie e lieder” su Spreaker.
Ascolta “Sylvia Sass: arie e lieder” su Spreaker.