Tragedia lirica in tre atti su libretto di Salvatore Cammarano. Mariella Devia (Elisabetta, regina d’Inghilterra), Marco Caria (Duca di Nottingham), Silvia Tro Santafè (Sara, duchessa di Nottingham), Gregory Kunde (Roberto Devereux), Juan Antonio Sanabria (Lord Guglielmo Cecil), Andrea Mastroni ( Sir Gualtiero Raleigh). Orchestra e Coro del Teatro Real di Madrid. Bruno Campanella (direttore), Andrés Máspero (M° del Coro), Alessandro Talevi (regia), Madeleine Boyd (scene e costumi), Matthews Haskins (luci), Maxine Braham (coreografia). Produzione: National Opera Cardiff, registrazione: Madrid, Teatro Real, ottobre 2015. T.Time: 137′. 1 DVD / Blu-ray disc – Teatro Real BelAir Classiques Bac 130.
Mariella Devia (Elisabetta, regina d’Inghilterra), Mansoo Kim (Duca di Nottingham), Sonia Ganassi (Sara, duchessa di Nottingham), Stefan Pop (Roberto Devereux), Alessandro Fantoni (Lord Guglielmo Cecil), Claudio Ottino ( Sir Gualtiero Raleigh), Matteo Armanno (Un paggio), Loris Purpura (Un servo di Nottingham). Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice di Genova. Francesco Lanzillotta (direttore), Pablo Assante (M° del Coro), Alfonso Antoniozzi (regia), Monica Manganelli (scene), Gianluca Falaschi (costumi), Luciano Novelli (luci). Registrazione: Genova, Teatro Carlo Felice, 20 & 24 marzo 2016. T.Time: 138′1 DVD / Blu-ray disc Dynamic 37755
Dopo Leyla Gencer, Montserrat Caballé, Beverly Sills e Edita Gruberova, giusto per fare qualche nome dei più rappresentativi che si sono accostati al ruolo di Elisabetta, lo scettro, nel vero senso del termine, passa ora a Mariella Devia. Tutti i melomani conoscono la longevità artistica e l’oculatezza con la quale il soprano ligure ha costruito, tassello dopo tassello, la sua lunga carriera iniziata a Treviso nel 1973 con il suo ruolo feticcio, la Lucia donizettiana. A questo autore, la Devia ha forse offerto le prove più convincenti della sua maturità: vedi Anna Bolena, Maria Stuarda e Roberto Devereux. Di quest’ultima opera ci arrivano ora questi DVD che ripropongono due allestimenti registrati nell’ottobre 2015 a Madrid e a Genova nel marzo 2016. Due produzioni quanto mai diverse: da un lato la visione opprimente, gotico-dark atemporale (i costumi di Madeleine Boyd con corpetti di pelle hanno un tocco “fashion” alla Vivienne Westwood) di Alessandro Talevi con una Elisabetta “regina-ragno” pronta ad uccidere, dall’altra una cornice di tradizione estetizzante (in evidenza i sontuosi costumi di Gianluca Falaschi) di Alfonso Antoniozzi: scene minimaliste (di Monica Manganelli), toni statici da “tragedia greca”, con il coro immobile e cupo spettatore al quale si contrappone l’onnipresente figura del buffone silenzioso spettatore delle vicende di Elisabetta e Devereux. Per chi scrive, la visione di Talevi non ci pare abbia aggiunto qualcosa di rilevante all’interpretazione drammatica di quest’opera che, del resto, sappiamo vivere tutta attraverso il belcanto. Meglio quindi rimanere in una cornice storica, lasciare stare ragni e cercare di godere dell’esecuzione senza cercare di interpretare messaggi reconditi. Venendo quindi alle esecuzioni musicali, quasi ovvio e scontato dire che in entrambe le esecuzioni domina l’Elisabetta di Mariella Devia. Una presenza teatrale e musicale encomiabile, in crescendo. Sorvoliamo sulle fragilità del registro centrale, o su certe durezze in acuto (in particolare nella cabaletta “Ah ritorna qual ti spero” dell’atto primo), perchè il resto è sempre appropriato e giocato con grande maestria tecnica fino alla grande scena finale nella quale la Devia gioca tutte le sue carte: da un toccante uso del legato e di effetti forte-piano del “Vivi ingrato” fino al doloroso, allucinato e maestoso “Quel sangue versato”, anche qui contraddistinto da un uso sapiente del contrasto tra piano e forte (la Devia evita di forzare la sua natura vocale non certo di soprano drammatico d’agilità), e ad un uso inappuntabile del canto legato che evidenzia le “volatine” belcantiste. Che altro aggiungere?…”Chapeau”! Sul resto dei due cast dobbiamo dire che è qualitativamente superiore quello madrileno. Facile a dirsi che, se pur affaticato, il Devereux di Gregory Kunde prevale nettamente sulla pur fresca e bella voce di Stefan Pop. Kunde viene dal “belcanto” e di conseguenza sa fraseggiare, colorare in modo adeguato al ruolo. Pop è decisamente generico e poco aduso al canto donizettiano. Evidente lo sforzo di Pop nell’aria e soprattutto nella cabaletta (“Bagnato il sen di lagrime”). Anche nel ruolo di Sara, il mezzosoprano Silvia Tro Santafé (se pur con un poco gradevole “vibrato stretto”) mostra di dominare con completezza il ruolo, mentre l’attuale vocalità di Sonia Ganassi appare disomogenea nei registri; quello centrale appare in particolare alquanto opaco. Nel ruolo del tradito Nottingham, apprezziamo, a Madrid il temperamento teatrale, la notevole linea di canto e senso del fraseggio di Marco Caria. Non sfigura comunque nemmeno Mansoo Kim, il registro acuto non è facilissimo ma il baritono coreano canta con morbidezza e con un fraseggio sempre espressivo. Buone, nel complesso, le parti di fianco. In particolare, a Barcellona, emerge la bella vocalità di Andrea Mastroni (Raleigh).Le concertazioni vedono sul podio, a Madrid, un Bruno Campanella, corretto nell’accompagnamento al canto, ma piuttosto distaccato nella visione complessiva dell’opera che appare piuttosto uniforme e incolore. Buono Francesco Lanzillotta che mostra un maggior piglio narrativo sempre sostenuto.