Madrid, Teatros del Canal, Temporada 2016-2017
“DRUM TAO” I tamburi dei Samurai
Direttore artistico Ikuo Fujitaka
Costumi Junko Koshino
Compagnia Drum Tao
Madrid, 26 marzo 2016
Parlare dell’Oriente spesso significa parlare di misticismo puro. Persino il linguaggio, quando compare nella sua scrittura, appare non come una sequenza di parole, ma di simboli, prima di tutto belli da contemplare. Della cultura giapponese si conosce ormai molto in Europa, e negli ambiti più svariati: dalle tecniche di coltivazione degli alberi alle tradizioni con cui si sorveglia l’educazione di una geisha; si conoscono bene i guerrieri di arti marziali, i Samurai, che combattono con lunghissime sciabole: e proprio così si presenta la compagnia Drum Tao, il cui nome significa “lungo e unico suono, unisono prolungato”. Un gruppo che dunque nasce con ambizioni musicali, estese anche allo spettacolo e alla danza. Sulla scena del Teatro Canal di Madrid fanno capolino in mise di combattente, con costumi neri e argentati, iniziando a suonare grandissime percussioni della tradizione giapponese. Gli artisti in realtà al posto delle armi dei Samurai imbracciano un’intera compagine di percussioni, che suonano come se dovessero eseguire una grandiosa sinfonia. Il tamburo, con l’eredità di origine tribale che porta con sé, è uno strumento affascinante; quando poi c’è tutt’un complesso di percussioni, la suggestione si fa ancora più forte. Il Taiko, per esempio, è lo strumento di dimensioni più estese (un tamburo di 1,5 m di diametro): anticamente era una percussione che accompagnava feste e battaglie, perché i giapponesi credevano che il suo suono potesse incitare al lavoro, all’uso delle armi, ma anche a supplicare le divinità. Altro strumento importante è il Mukkuri, una percussione indigena dell’etnia Ainu che sembra una scatola di bambù – la cassa di risonanza – collegata a un manico, lungo come quello di un contrabbasso. Sul manico sono tese delle corde, sicché si suona anche come un’arpa, oltre che come percussione. C’è poi un altro strumento a corde, la Biwwa, che ricorda il nostro mandolino. Il Koto è invece uno strumento lungo come un pianoforte, dotato di tredici corde di cuoio, montato su di una base rettangolare con ruote; è di origine cinese e nelle versioni non tradizionali esistono varietà che assommano fino a ottanta corde, pizzicate come quelle dell’arpa. Da ultimo si devono menzionare il Kagura-bue, il Ryuteki, il Koma-bue: sono flauti di bambù di differenti misure. Quindi percussioni, corde, fiati: le tre tipologie fondamentali di strumento musicale di ogni cultura antica; tutti quanti si alternano sulla scena, con momenti solistici e di insieme (tanto che le somiglianze con in genere sinfonico della musica occidentale si fanno sempre più interessanti). A questo si aggiunge la tradizione coreografica: in una scena bellissima una flautista accompagna la danza di un’altra donna collocata sull’alto di una piramide, alla luce della luna, velata di bianco: un personaggio che evoca l’antica religione giaponese. Uno dei quadri più belli, e di grande resa scenografica, è quello del Yine-yang, in cui ballerini e musicisti sono divisi in due gruppi, rappresentando ovviamente il bene e il male. I guerrieri danzano, sfidandosi in una gara al termine della quale entrambi i gruppi sono vincitori. C’è una nota che toglie un po’ di virtuosismo alla scena, ed è che ogni tanto, mentre i numeri si susseguono, uno dei musicisti ripete una gag comica, per far ridere il pubblico. La brusca differenza di stile distoglie l’attenzione dalla poesia e dalla complessa arte musicale; ma il pubblico madrileno è entusiasta e molto animato, anche grazie al coinvolgimento che gli artisti riescono a determinare, chiamando in causa gli spettatori con battimano ritmati, che poi essi rielaborano con i prodigiosi strumenti. La compagnia Drum Tao è nata nel 1993, nella regione Aichi, con lo scopo di non disperdere il repertorio tradizionale giapponese. In un susseguirsi di scene si vedono gli artisti danzare con grandi bandiere, ventagli argentati, lampade di carta; le sonorità degli strumenti vanno dal pianissimo dei flauti al rombo assordante dei tamburi; si gode anche del perfetto esercizio di coordinamento di chi suona le percussioni: ballare mentre si suona a ritmo, cambiare la formazione, muoversi lungo il palco richiede infatti una grande coordinazione (si deve tener conto infine che i tamburi sono anche molto pesanti); l’energia degli artisti, comunque, nasconde tutta la fatica, anche grazie all’enfasi e all’attenuazione di atmosfera provocata dalle luci di numero in numero. Il teatro, tutto esaurito, è gremito di un pubblico variegato, animato da ambizioni artistiche molto diverse: danzatori, musicisti, amanti del balletto, della musica etnica. Con l’energia e i ritmi inesauribili dell’Oriente è finalmente arrivata la primavera a Madrid. Foto Teatros del Canal