Ludwig van Beethoven(Bonn 1770 – Vienna 1827)
Sinfonia n. 5 in do minore op. 67
Allegro con brio – Andante con moto – Allegro – Allegro, Presto
Durata: 29’ca
Composta tra il 1804 e il 1807, anche se fu completata nel 1808, la Quinta sinfonia, dedicata al principe Lobkowitz e al conte Rasumovsky, fu eseguita per la prima volta sotto la direzione di Beethoven, insieme alla Sesta e ad altri lavori, in un lunghissimo concerto tenuto al Theater an der Wien a Vienna il 22 dicembre 1808. L’accoglienza del pubblico fu piuttosto fredda anche per la lunga durata dell’Accademia che comprendeva, oltre alle due sinfonie, una Scena e aria, cantata da Mademoiselle Killishky, un Gloria, il Concerto n. 4 op. 58 per pianoforte e orchestra, un Sanctus con solista e coro e la Fantasia op. 80 per coro, pianoforte e orchestra. A tale proposito è significativo quanto scrisse il compositore Johann Friedrich Reichardt che, ospite del principe Lobkowitz, assistette al concerto: “Vi siamo stati a sedere dalle sei e mezza fino alle dieci e mezza in un freddo polare, e abbiamo imparato che ci si può stufare anche delle cose belle. Il povero Beethoven, che da questo concerto poteva ricavare il primo e unico guadagno di tutta l’annata, aveva avuto difficoltà e contrasti nell’organizzarlo. […] Cantanti e orchestra erano formati da parti molto eterogenee. Non era stato nemmeno possibile ottenere una prova generale di tutti i pezzi, pieni di passi difficilissimi. Ti stupirai di tutto quel che questo fecondissimo genio e instancabile lavoratore ha fatto durante queste quattro ore. Prima una Sinfonia Pastorale o ricordi della vita campestre pieni di vivacissime pitture e di immagini. Questa Sinfonia Pastorale dura assai di più di quanto non duri da noi a Berlino un intero concerto di corte. […] Poi, come sesto pezzo, una lunga scena italiana […] Settimo pezzo: un Gloria, la cui esecuzione è stata purtroppo completamente mancata. Ottavo brano: un nuovo concerto per pianoforte e orchestra di straordinaria difficoltà […]. Nono pezzo: una Sinfonia [la Sinfonia n. 5 op. 67]. Decimo pezzo: un Sanctus […]. Ma al concerto mancava ancora il “gran finale”: la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra. Stanchi e assiderati, gli esecutori si smarrirono del tutto”.
La straordinaria novità di questa Sinfonia non sfuggì, però, alla critica romantica e, in particolar modo, ad Ernst Theodor Amadeus Hoffmann che, nel suo saggio La Quinta sinfonia di Beethoven, pubblicato sulla rivista «Allgemeine Musikalische Zeitung» nel 1810, la definì una composizione meravigliosa.
Il primo movimento, Allegro con brio, si apre con il celeberrimo tema di quattro note, a proposito del quale lo stesso Beethoven ebbe modo di dire, secondo quanto affermato dal suo, per la verità poco attendibile, segretario Anton Schindler: Ecco il destino che batte alla porta. In realtà questa testimonianza appare abbastanza fantasiosa, come del resto sembrano completamente inattendibili le ipotesi di Czerny, secondo cui Beethoven avrebbe tratto ispirazione dal canto dello zigolo giallo, e di Hoffmann, per il quale questo tema deriverebbe dal grido dell’ortolano. Al di là della fonte d’ispirazione, la cui ricerca appare irrilevante, ciò che sorprende è la capacità di Beethoven di trarre da questa breve e semplice cellula tematica non solo il primo tempo ma, in un certo qual modo, l’intera sinfonia. Tutto il materiale tematico del primo movimento è originato da questo primo tema (Es. 1) sul quale Hoffmann, nel succitato saggio, così si espresse: “Nulla può essere più semplice della frase principale del primo allegro, consistente di due sole battute, che dapprima nell’unisono non dà all’uditore nemmeno un tono determinato”. Questa frase principale del primo Allegro, così come è stata definita da Hoffmann, diventa anche il motivo propulsore del secondo tema sia perché, affidata al corno, lo introduce, sia perché ne costituisce la latente massa magmatica pronta di nuovo ad esplodere nel disegno dell’accompagnamento dei violoncelli e dei contrabbassi (Es.2). Questa idea tematica informa lo sviluppo, carico di una tensione che non si accumula e non si stempera mai, conducendo alla ripresa dove un oboe solista si ritaglia, sull’accordo di dominante di do minore, una breve cadenza piena di pathos che dà l’impressione di una momentanea cesura nell’incessante moto che coinvolge la musica di questo primo movimento. Infine la coda è, come al solito, un secondo sviluppo nel quale il primo tema sembra caricare della sua forza propulsiva anche il secondo che si presenta in una forma ampiamente rielaborata per poi essere perorato.
Questo tema, che, come affermato in precedenza, costituisce il principio unitario su cui si fonda l’intera sinfonia, appare mascherato in alcuni passi del secondo movimento, Andante con moto, sul quale Hoffmann così si espresse: “Non risuona forse una vaga voce spirituale che versa nel nostro petto speranza e conforto dal grazioso tema dell’andante con moto in la bemolle maggiore? Ma anche in questo penetra lo spirito terribile che ha posseduto e intimorito il nostro animo durante l’allegro e ogni momento ci minaccia dalle nubi tempestose in cui esso è scomparso e dinanzi ai suoi fulmini fuggono rapide le care figure che ci avevano circondato”. Dal punto di vista formale questo secondo movimento, di carattere onirico e pensoso, è scritto nella forma delle variazioni, interrotte, quest’ultime, da fanfare degli ottoni, con due temi dei quali il secondo, esposto alla dominante, mostra nel disegno in crome una certa parentela con quello del destino, di cui è una rielaborazione anche per moto contrario di un suo frammento (Es. 3).
Inscindibilmente legato al quarto, con il quale costituisce quasi un’unica struttura, il terzo movimento (Allegro) è una pagina che dello Scherzo, nome che Beethoven evita di utilizzare in partitura, mantiene soltanto il tempo ternario. Qui, dopo una misteriosa introduzione aperta dai timbri cupi dei violoncelli e contrabbassi che eseguono un arpeggio di do minore, il tema del primo movimento ritorna in tutta la sua forza nella parte dei corni, dando origine ad una nuova drammatica idea tematica (Es. 4) di carattere scultoreo e per nulla evasivo come da tradizione nello Scherzo. Anche la sezione centrale, che sostituisce il tradizionale Trio, ha un carattere drammatico nel tema affidato inizialmente ai violoncelli e ai contrabbassi, mentre nella ripresa si assiste ad uno svuotamento dell’orchestra con il tema iniziale che perde il suo carattere drammatico per insinuarsi timidamente nei pizzicati degli archi e nelle più dolci sonorità dell’oboe. Questo svuotamento della massa orchestrale conduce al celeberrimo e suggestivo crescendo che prelude all’esplosione trionfale del quarto movimento, Allegro, sempre più allegro, Presto. In una forma-sonata particolarmente libera, anche per la proliferazione dei temi, questo movimento, nell’incalzare del ritmo, costituisce una vera e propria apoteosi resa da una costruzione grandiosa, nella quale la ripresa del tema del terzo movimento, nella riconduzione che precede la ripresa, costituisce soltanto un momento di ripiegamento immediatamente superato dalla nuova esplosione orchestrale del trionfale primo tema del movimento.