Le nove Sinfonie di Beethoven costituiscono autentici capisaldi del genere sinfonico in quanto fungono da ponte tra il Classicismo, delle cui istanze e conquiste formali sono una mirabile sintesi, e il Romanticismo, del quale anticipano aspetti importanti. Con queste guide all’ascolto, strutturate in due parti delle quali la prima tratterà della genesi della sinfonia, mentre la seconda affronterà l’analisi dei singoli movimenti della composizione, si cercherà di compiere un’operazione di carattere fondamentalmente divulgativo, nonostante l’introduzione, nell’analisi, di questioni tecniche e armoniche che possono interessare anche un pubblico di specialisti.
Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827)
Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21
Adagio molto, Allegro con brio / Andante cantabile con moto / Minuetto /Adagio, Allegro molto e vivace
Durata: 27’ca
Composta tra il 1799 e gli inizi del 1800 quando Beethoven era ormai sulla soglia dei trent’anni, la Sinfonia n. 1 in do maggiore si pone come un magnifico ponte tra la produzione di Haydn e Mozart, da una parte, e i successivi lavori del compositore di Bonn dall’altra. Grande sinfonista, Beethoven si accostò relativamente tardi a questa forma consapevole della difficoltà di introdurre novità in un genere nel quale era molto forte il peso della tradizione, rappresentata da Haydn che nel 1795 aveva presentato al pubblico inglese le sue due ultime sinfonie londinesi, la n. 103 col rullo di timpani e la n. 104 London. Tra il 1794 e il 1795 anche Beethoven aveva progettato di scrivere una sinfonia, ma, dopo aver lavorato ad un abbozzo alquanto frammentario di un primo movimento nella tonalità di do minore, decise di interrompere il lavoro per completare altre composizioni, riprendendolo appunto nel 1799. La Sinfonia fu eseguita per la prima volta, sotto la direzione del compositore, il 2 aprile 1800 all’Hofburgtheater di Vienna in un’Accademia a beneficio di Beethoven che vendette personalmente i biglietti nella sua residenza dopo aver messo un regolare annuncio sulla «Wiener Zeitung» il 26 marzo 1800 che recitava: “La Imperial Regia Direzione ha concesso il beneficio di un’Accademia nell’Imperial Regio Teatro di Corte al sig. van Beethoven. Questi rende noto allo spettabile pubblico che l’accademia è fissata per il 2 aprile. Palchi e posti riservati si possono ottenere i giorni 1 e 2 aprile presso il sig. van Beethoven al n. 241, Tiefen Garten, terzo piano”.
In questa prima esecuzione, che giunse al termine di un concerto di circa cinque ore in cui furono eseguite altre composizioni, la Sinfonia fu accolta favorevolmente sia dal pubblico che dalla stampa, come si apprende dalla recensione pubblicata sull’«Allgemeine Musikalische Zeitung»: “Anche il Sig. Beethoven ha finalmente ottenuto il Teatro [l’ Hofburgtheater], ed è stata probabilmente l’Accademia più importante da lungo tempo a questa parte. Egli ha suonato un nuovo Concerto [molto probabilmente il Concerto n. 1 op. 15 per pianoforte] di sua composizione che comprende molte cose belle – soprattutto i primi due movimenti. Poi è stato eseguito un suo Settimino scritto con molto buon gusto e con sentimento. Indi ha improvvisato magistralmente [sull’Inno all’Imperatore di Haydn] e alla fine è stata eseguita una Sinfonia [la Sinfonia n. 1 op. 21 appunto] di sua composizione che ha rivelato molta arte, novità e ricchezza di idee”.
Questa Sinfonia, i cui elementi di novità convivono con altri legati alla tradizione, soprattutto nella parte introduttiva del primo movimento, Adagio molto, è innovativa nella struttura tonale nella quale si evidenzia una certa ambiguità ottenuta all’inizio con un’immediata, quanto transitoria, modulazione alla sottodominante prima (fa maggiore) e alla dominante dopo (sol maggiore). Nell’Allegro con brio, in forma-sonata, traspaiono alcune caratteristiche del personale linguaggio beethoveniano nel contrasto dei due temi, dei quali il primo (Es. 1) ricorda quello iniziale della Jupiter di Mozart, mentre il secondo (Es. 2) si distende in disegni melodici affidati all’oboe e al flauto, che dialogano tra di loro inaugurando quello “stile di conversazione” tipico della successiva produzione beethoveniana, ma giudicato innovativo dalla critica, come testimoniato dal rimprovero mosso al compositore dall’anonimo recensore dell’«Allgemeine Musikalische Zeitung» il quale aveva notato anche un uso eccessivo dei legni.
Lo sviluppo, piuttosto breve se posto a confronto con i lavori più maturi di Beethoven, è interamente giocato su elementi melodici tratti dal primo tema che viene scomposto in singoli incisi e rielaborato in senso contrappuntistico, mentre la ripresa è piuttosto tradizionale. Una breve coda, costruita sul primo tema, conclude il movimento.
Più tradizionale è il secondo movimento, Andante cantabile con moto, anch’esso in forma-sonata, nel quale emerge, dalla voce dei secondi violini che la espongono inizialmente, come tema principale, una melodia gentile e aggraziata. Questa melodia informa l’intero movimento e soprattutto gli altri due temi, dei quali il primo, di carattere modulante, ripropone l’elegante gesto iniziale, mentre il secondo appare più risoluto nell’uso dei ritmi puntati.
Estremamente innovativo è, invece, il terzo movimento che, pur conservando il tradizionale titolo di Minuetto, è scritto in un andamento Allegro molto e vivace che lo allontana dalle corrispondenti pagine salottiere di Haydn e Mozart avvicinandolo alla sua forma più evoluta, lo Scherzo, che sarà adottato da Beethoven già dalla Seconda sinfonia. Al brillante tema del Minuetto si contrappone quello del Trio di carattere armonico nella parte dei fiati a cui rispondono gli archi con rapidi disegni di crome.
Il quarto movimento, aperto da una breve e insolita introduzione, Adagio, inesistente nei finali delle sinfonie di Haydn o di Mozart, si snoda in un brillante Allegro molto e vivace in forma di rondò-sonata, il cui primo tema è tratto dall’abbozzo della sinfonia progettata nel 1795. Brillante ed elegante è anche il secondo tema, mentre lo sviluppo presenta una notevole elaborazione contrappuntistica.