Teatro G.B.Pergolesi, Jesi – 49 ° Stagione Lirica di Tradizione
“LA TRAVIATA”
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, da La Dame aux camelias di Alexandre Dumas figlio.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry SALOME JICIA
Flora Bervoix MARIANGELA MARINI
Annina TERESA STAGNO
Alfredo Germont IVAN DEFABIANI
Giorgio Germont GIOVANNI MEONI
Gastone, Visconte di Létorières DANIELE ADRIANI
Il Barone Douphol OMAR KAMATA
Il marchese D’Obigny CUNEYT UNSAL
Il Dottor Grenvil ENRICO MARCHESINI
Giuseppe ALESSANDRO PUCCI
Domestico di Flora MASSIMILIANO FIORANI
Commissionario FRANCO DI GIROLAMO
Orchestra Sinfonica “G. Rossini”, Coro Lirico marchigiano “V. Bellini”
Direttore Giuseppe Montesano
Maestro del Coro Carlo Morganti
Regia Franco Dragone
Scene Benito Leonori
Costumi Catherine Buyse Dian
Disegno Luci Fabrizio Gobbi
Video a cura di Officine K
Nuovo Allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini
Jesi, 3 Febbraio 2017
Un nuovo allestimento di Traviata che va a prendere il posto della produzione di Svoboda ( nota come “Traviata degli Specchi”, sicuramente d’effetto ma copiosamente vista e stravista in ogni sua forma). L’opera verdiana è stata affidata a Franco Dragone ed al suo staff conosciuto per regie legate a spettacoli del Cirque du Soleil e grandi eventi dal pop alle cerimonie di apertura di spettacoli tra i più disparati. Viste le premesse su carta, ci si sarebbe aspettati un impianto scenico e registico alquanto articolato o quantomeno diverso; in verità le solite proiezioni ed i soliti piani inclinati con l’uso di scale da gran varietà, dove almeno gli unici movimenti di una povera protagonista sono stati quelli ascensionali e discensionali, drappi e tende e nulla più. Il Festival di Sanremo è alle porte. Neppure la scelta delle proiezioni sono originali: nuvole, carte da gioco, pioggia e macchie tetre in espansione.
Nell’insieme non è uno spettacolo che cattura l’immaginazione, segnato com’è da una quasi assoluta staticità e da un certo impaccio nei movimenti scenici di quasi tutti i personaggi. Il neon che rappresenta poi l’anima dei protagonisti e quello di Violetta che si innalza a decretarne la sua morte un po’ banale lo è stato. Il taglio dei costumi Di Catherine Buyse Dian è invece bello e curato per la scelta dei materiali ed il gusto nelle tinte in abbinato ai toni del grigio e carta da zucchero che dominavano la scena. Non sempre precise e sensate le luci di Fabrizio Gobbi. Musicalmente la resa è migliore, anche se l’Orchestra Sinfonica Rossini diretta da Giuseppe Montesano sembra fermarsi alla superfice sonora della partitura e sovente manca di intensità e convinzione. In sostanza una lettura formalmente corretta.
Salome Jicia che debuttava nel personaggio del titolo, ha voce di bel colore, un fraseggio nitido nell’insieme ma una linea di canto alquanto povera di colori. Non ci sono tracce ancora di quelle sfumature richieste al ruolo, quelle debolezze e fragilità tipiche del personaggio di Violetta che si esprimono in una maggior varietà di canto; corretta nell’insieme ma in maniera scolastica e senza particolare trasporto. Tra tutti i momenti un “Amami Alfredo” privo di vibrazione emozionale e non si può dire che nel terzo atto vi sia stata traccia di quel canto soffuso richiesto per l’ “Addio del Passato” privato così di tutta la commozione e partecipazione emotiva che il momento avrebbe richiesto. Un personaggio quello di Violetta probabilmente ancora da maturare e che il soprano georgiano dovrebbe approfondire con il tempo. Le scelte registiche nei movimenti non l’hanno certo valorizzata. Di Ivan Defabiani (Alfredo) nulla da riferire. Il tenore annunciato indisposto si dedica alla recita con tutto se stesso con evidente sforzo fisico e vocale e se non per questo è degno di nota. Si intuiscono qua e la delle grandi potenzialità, ma le circostanze non permettono di scrivere oltre.
Vero protagonista della serata Giovanni Meoni nel ruolo di Giorgio Germont che il pubblico ha visto portare in trionfo alla fine dello spettacolo con ovazioni e lunghissimi applausi. Il successo è più che meritato non solo per la sua più che evidente esperienza e conoscenza della partitura e per i suoi mezzi vocali che hanno saputo trovare un’intensità comunicativa sempre interessante ed espressiva, ma per una presenza scenica che seppur privata di movimento è stata comunque magnetica. Brava e disinvolta Mariangela Marini nel ruolo di Flora. Completavano il cast l’Annina “deboluccia” di Teresa Stagno in stile Principessa Leila di “Guerre stellari”, Daniele Adriani (Gastone), Omar Kamata (Barone Douphol), Cuneyt Unsal (Marchese d’Obigny) ed ancora Enrico Marchesini (Dottor Grevil), Alessandro Pucci (Giuseppe), Massimilano Fiorani (un domestico di flora) e Franco di Girolamo, “rubato” al Coro Bellini, nel ruolo del Commissionario. Sempre molto corretto nei suoi interventi il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” per l’occasione vestiti da polverosi e morenti convitati usciti da un film di James Whale “The Bride of Frankestein” su tutti. Sala gremita e pubblico soddisfatto. Foto Binci