Operetta (Serenata) a tre su libretto di Giovan Filippo Apollonio. Jenny Campanella (L’Ombra di Circe), Teresa Nesci (Zefiro), Marco Scavazza (Algido). Concerto Madrigalistico, Luca Guglielmi (direttore e maestro al cembalo). Registrazione, Ginevra, Eglise de Saint-Germain, 30-31 agosto e 1 settembre 2008. T.Time: 52′ 08″ 1 CD Stradivarius STR37040
L’ascesa di Leopoldo de Medici alla porpora cardinalizia avvenuta nel dicembre del 1667 rappresentava un importante avvenimento per la numerosa e influente comunità toscana a Roma che fin dal tempo dei Papi Medici agli inizi del secolo precedente costituiva una realtà di primo piano nelle dinamiche della città eterna e che con l’elezione a Cardinale del fratello del Gran Duca Ferdinando II otteneva un altro prestigioso successo. Non stupisce quindi che un personaggio influente di quella comunità come la Principessa di Rossano Olimpia Aldobrandini si sia subito mossa per organizzare sontuosi festeggiamenti da svolgere nella primavera seguente nella propria villa suburbana di Frascati, una delle più ammirate “delizie” della Roma rinascimentale e barocca e fondale ideale per l’occasione. La nobildonna poteva poi sfruttare tutta la sua influenza che gli proveniva non sono dalla famiglia di origine ma anche da quelle dei due mariti – prima Paolo Borghese e poi Camillo Pamphilij nipote di Papa Innocenzo X – per concentrare sull’evento l’attenzione dell’intera nobiltà romana e non solo.
Punto culminante dei festeggiamenti doveva essere – come di prassi al tempo – una nuova cantata celebrativa per la quale si coinvolsero alcune delle personalità più in vista della scena romana: come poeta fu scritturato Giovan Filippo Apolloni già collaboratore di Cesti e tramite questo continuatore della tradizione che affondava le proprie radici in Monteverdi e nei suoi poeti, mentre in qualità di autore delle musiche fu scelto – probabilmente su indicazione dello stesso Apolloni con cui già aveva collaborato – il laziale – era nato forse a Nepi nel 1639 – Alessandro Stradella.
Sul testo composto per l’occasione da Apolloni Stradella realizzò due diverse versioni musicali di cui una venne scelta dallo stesso Cardinal Leopoldo come testimonia una lettera del 19 maggio 1668. L’impianto è prettamente celebrativo e strettamente legato – nei personaggi e nei riferimenti – al contesto anche geografico cui la composizione era destinata. L’ombra di Circe che si reca nel Lazio a cercare la tomba del figlio Telegono e qui incontra Zefiro e Algido – personificazione del fiume di Frascati – e insieme con essi si unisce nell’esaltazione del nuovo principe della Chiesa. La banalità drammaturgica è compensata da una certa originalità compositiva con cui Apolloni e Stradella riescono a superare le più statiche convenzioni del tempo. La rigida successione di arie e recitativi è frequentemente spezzata sia musicalmente – Stradella arricchisce spesso il basso continuo fino a trasformare il recitativo in una sorta di declamato arioso – sia drammaturgicamente con serie di arie che si collegano fra loro senza recitativi di raccordo affidate tanto al medesimo personaggio – come la grande scena di Zefiro con la successione di “Ed io che farò” e “Può dir divoto cor” – quanto a personaggi diversi in una sorta di dialogo a distanza come accade con le due arie di Circe – “Vola, Zefiro, vola” e “Correrò, volarò” – inframezzate da quella di Algido “Chi stupori cercando va”.
La musica di Stradella affonda ancora le sue radici nella tradizione post-monteverdiana, pur non rinunciando al virtuosismol, come si può apprezzare nei rapidi passaggi di bravura di “Correrò, volarò”. Questo viene sempre sottoposto a una precisa volontà teatrale che mette sempre la parola al centro dell’attenzione e piega gli effetti vocali alle ragioni del testo di cui sono un esempio le volatine su “Zefiro vola”. Altrettanto di tradizione ancora post rinascimentale è il gusto tutto madrigalistico dei brani a più voci, dei duetti e del terzetto conclusivo – definiti arie a due o a tre.
Il Concerto madrigalistico ripropone con precisione l’essenziale impianto strumentale originale – di fatto limitato a due violini e al basso continuo qui formato da viola da gamba e tiorba – utilizzando strumenti antichi o riproduzioni precise di questi e suonando con proprietà così da rendere le peculiarità e la ricerca di effetti che Stradella persegue nonostante il limitato organico disponibile.
Corretti i due soprani: più agile e squillante Jenny Campanella come Ombra di Circe cui però nuoce una dizione spesso confusa, limite non indifferente in una vocalità così centrata sulla parola; più morbida e lirica Teresa Nesci come Zefiro. Marco Scavazza (Algido) è decisamente più un baritono che un basso ma canta con notevole senso dello stile e nel suo caso la dizione è impeccabile così che il testo emerge in tutta la sua chiarezza. Completano il programma la registrazione di alcuni brani strumentali dello stesso Stradella ovvero le sinfonie n. 17 e 22 e la Toccata per cembalo in La con Luca Guglielmi come solista.