Venezia, Teatro La Fenice, Concerto di Capodanno 2016-17
Orchestra e Coro del teatro La Fenice di Venezia
Direttore Fabio Luisi
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Soprano Rosa Feola
Tenore John Osborn
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n.7 in la maggiore op. 92
e pagine di Giuseppe Verdi, Benjamin Britten, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti
Venezia, 29 dicembre 2016
La Fondazione Teatro La Fenice gode di ottima salute: lo si può desumere dalla relazione del Sovrintendente Cristiano Chiarot, resa nella prima parte della conferenza stampa di presentazione dell’ormai tradizionale Concerto di Capodanno, giunto alla sua quattordicesima edizione: un incontro con i giornalisti, che è anche l’occasione per tirare le somme ed esprimere – sulla base di una serie di dati – una valutazione sull’attività svolta nell’anno che sta per finire, da parte della prestigiosa istituzione musicale veneziana. In estrema sintesi, il Sovrintendente ha riferito che, analogamente a quello dell’anno scorso, anche il bilancio consuntivo relativo al 2016 si chiuderà in pareggio, anzi con un leggero utile. E tutto fa pensare che la situazione economico-finanziaria del teatro si presenterà, alla fine, ancora migliore. Un dato tra tutti: gli incassi della biglietteria hanno già superato quelli fatti registrare nell’intero 2015 (pari a 8.601.000 €) raggiungendo nel momento attuale gli 8.650.000 €, destinati verosimilmente a crescere prima della fine dell’anno, quando, si presume, si sfioreranno i 9 milioni. Pur in un quadro così positivo – a fronte di altre fondazioni italiane in difficoltà – Chiarot ritiene che nel futuro si possa e si debba fare di più, in particolare coinvolgendo maggiormente i settore privato (aziende, attività commerciali e quant’altro) non tanto per per migliorare la qualità, già a un livello di eccellenza, quanto per aumentare l’offerta, da anni peraltro molto ricca.
Dopo questa doverosa relazione, per così dire, tecnica, la parola è passata ai protagonisti del Concerto di Capodanno 2016-17 – il maestro Fabio Luisi, il soprano Rosa Feola e il tenore John Osborn – reduci dalla prova generale, appena conclusasi (alla quale, tra l’altro, chi scrive ha assistito, nell’impossibilità di essere presente alla prima o a una delle tre repliche del concerto, essendo il teatro da tempo esaurito). Luisi – dopo alcune parole di presentazione al suo riguardo da parte del Direttore artistico Fortunato Ortombina, che ha, tra l’altro, sottolineato il fatto che il direttore genovese è al suo debutto alla Fenice – ha subito espresso il suo apprezzamento per l’orchestra, che ha trovato “in gran forma” e dotata di solisti “di qualità”, oltre che per il coro, la cui cifra distintiva è, a suo avviso, “l’eleganza”, un carattere “atipico” rispetto ad altre simili formazioni che operano nel mondo dell’opera. Preziosi elogi davvero, se provengono da un musicista di fama internazionale, che è stato direttore principale della Staatskapelle di Dresda e del Teatro Metropolitan di New York, e sarà dal 2018 direttore musicale del Maggio musicale fiorentino! Visibilmente soddisfatti di questa loro esperienza alla Fenice anche i due cantanti. Osborn, peraltro, ha tenuto a precisare che il ruolo del Duca di Mantova – di cui canta nel concerto l’aria “Questa o quella”, dal Rigoletto di Verdi – non è abituale per lui, affrontando con maggiore frequenza una vocalità più estrema, come quella che caratterizza l’altro brano che gli è affidato, l’aria di Tonio “Ah mes amis, quel jour de fête!”, da La fille du régiment di Donizetti – quella dei nove do di petto, per intendersi. A sua volta la Feola ha dichiarato di sentirsi particolarmente a suo agio nell’interpretare l’aria di Elvira “Qui la voce sua soave… Vien, diletto”, dai Puritani di Bellini, e la cavatina di Norina, “Quel guardo il cavaliere”, dal Don Pasquale di Donizetti: due brani che conosce in profondità, avendo affrontato entrambi i ruoli sul palcoscenico.
Si è anche parlato della diffusione mediatica dell’evento. La seconda parte del concerto di domenica 1° gennaio, sarà proposta in diretta su Rai 1 a partire dalle 12.20, e in replica su Rai 5 dalle 18.32. La versione integrale andrà in onda, sempre su Rai 5, il 26 febbraio, con inizio alle ore 18. Il concerto di Capodanno della Fenice raggiungerà anche il pubblico internazionale: Rai Com, infatti, ha siglato accordi in Europa per la distribuzione in Germania e Francia (dove lo scorso anno il concerto era stato visto da oltre un milione di telespettatori), nonché – quest’anno – anche in Grecia, nella speranza che questo sia di buon auspicio per il nuovo anno in quel tribolato paese. È inoltre prevista la diffusione in Sudamerica, oltre che in Cina e Giappone, dove si fa sempre più vivo l’interesse per l’Italia. Accompagneranno la musica numeri coreografici, che avranno come protagonisti il corpo di ballo del Teatro alla Scala e si svolgeranno per la prima volta negli spazi della Biennale Architettura: le corderie, le sale d’armi e le Tese dei soppalchi in Arsenale.
Per concludere, un cenno agli aspetti interpretativi, così come li abbiamo potuti apprezzare nel corso della prova generale. Effettivamente in uno stato di grazia era l’orchestra, da cui Luisi ha saputo trarre un suono di affascinante nitore nell’esecuzione – nella prima parte del concerto – della Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Beethoven, caratterizzata da tempi diffusamente sostenuti, che raggiungevano una concitata pulsazione dionisiaca nei movimenti più veloci (Vivace, Presto, Allegro con brio), e da marcate sottolineature dinamiche. Analogamente fascinosa, quanto a suono e sfumature, l’interpretazione – nella seconda parte – delle rivisitazioni rossiniane ad opera di Britten (March e Waltz dalle Matinées musicales op. 24) e della Sinfonia da Un giorno di Regno di Verdi. Ragguardevole e stilisticamente ineccepibile la prestazione del coro – complice il maestro Moretti – in “Di Madride noi siam mattadori dalla Traviata come nel tradizionale “Va’ pensiero” dal Nabucco. Semplicemente strepitosi i due cantanti. Il tenore ha affrontato con incredibile nonchalance sia “Questa o quella”, sia “Ah mes amis, quel jour de fête!”, che evidentemente per lui non è poi così difficile, visto che nella ripetizione di “Pour mon âme, Quel destin!” ha aggiunto degli abbellimenti, in corrispondenza dei famigerati do, salendo fino al re. Non gli è stata da meno Rosa Feola nella citata aria di Elvira dai Puritani – un brano di sublime bellezza quanto arduo tecnicamente –, dimostrando acuta sensibilità e ottimo controllo della voce, in particolare nella cabaletta. Doti confermate anche nell’aria e cabaletta di Norina dal Don Pasquale. Poi apoteosi finale per entrambi (e per il coro) dopo il ben augurante brindisi dalla Traviata.