Manuel de Falla (Cadice 1876 – Cordoba, Argentina 1946)
“El sombrero de tres picos” (Il cappello a tre punte)
Suite n. 1: Introduzione (Allegro, ma non troppo) – Meriggio (Allegretto, Calmo e pesante) – Danza della mugnaia (Allegro ma non troppo) – L’Uva (Vivo). Durata: 13’ca
Suite n. 2: I vicini (Seguidilla) (Allegro ma non troppo) – La danza del mugnaio (Farruca) (Moderato assai, molto ritmico e pesante) – Danza finale (Jota) (Allegro ritmico, molto moderato e pesante). Durata: 14’ca
Nel mese di aprile del 1917 a Madrid, proprio durante le rappresentazioni al Teatro Eslava di El corregidor y la molinara, pantomina composta tra il 1916 e il 1917 da Manuel de Falla su libretto di Martinez Sierra e ispirata ad un racconto omonimo di Pedro Antonio de Alarcón y Ariza, si trovava Sergei Diaghilev, impresario dei Ballets Russes, che già da tempo faceva pressioni sul compositore spagnolo affinché scrivesse qualcosa per la sua compagnia. Dopo aver assistito ad una di queste rappresentazioni, il geniale impresario chiese a De Falla di trasformare proprio questa pantomina in un balletto riorchestrando interamente la partitura per un organico più ampio. Nacque così Il cappello a tre punte, che, sottoposto da De Falla ad una profonda rielaborazione tra il 1918 e il 1919, fu rappresentato all’Alhambra Theatre di Londra il 22 luglio 1919 con le coreografie di Léonide Massine e le scene e i costumi di Pablo Picasso. La prima fu un trionfo, nonostante alcune situazioni sfortunate come l’improvvisa malattia di Felix Fernando Garcia, primo ballerino e specialista di flamenco, scoperto da Diaghilev in un caffè situato in un vicolo della capitale spagnola, prontamente sostituito dallo stesso Massine. Anche De Falla non poté dirigere il balletto, in quanto raggiunto, il pomeriggio della prima, dalla notizia che la madre stava morendo. Il suo posto fu preso da Ernest Ansermet che contribuì al notevole successo del balletto.
La trama di questo lavoro ruota attorno alle figure del Corregidor, magistrato di un paese, il cui potere è rappresentato dal cappello a tre punte, e della bella moglie di un mugnaio che egli tenta, senza successo, di sedurre. Beffato dalla donna fedele e astuta, alla fine l’uomo diventa lo zimbello del paese. Da questo balletto De Falla trasse due suites nelle quali egli mantenne il carattere folkloristico grazie all’introduzione di danze come la Seguidilla e la Farruca che danno un’immagine tradizionalmente solare della Spagna. Composta di quattro brani, la Prima suite si apre con una breve Introduzione, il cui scopo era quello di dare il tempo al pubblico di poter ammirare il sipario realizzato da Picasso. Ad essa segue Meriggio, nel quale sono presentati i due protagonisti: il mugnaio, con un tema che De Falla trasse dalle sue Sette canzoni popolari spagnole, e la sua bella moglie con un altro tema che sarà sviluppato nella Jota che conclude la seconda suite. La successiva Danza della mugnaia è caratterizzata da un fandango che è danzata dalla mugnaia per sfuggire alle avances grottesche del Corregidor, il quale nell’ultimo L’uva offre dei grappoli d’uva alla donna.
La seconda suite si compone di tre brani, dei quali il primo, Danza de los vicinos, è una seguidilla, danza popolare andalusa, caratterizzata da un tema melodioso e da una seconda idea tematica dolce e struggente che rappresenta uno splendido paesaggio notturno. Il brano successivo, Danza del Molinero, è una farruca, una varietà del flamenco, nel quale il mugnaio e la moglie si producono su invito di quest’ultima, mentre la Danza final, è una festosa jota nella quale ritorna il tema già ascoltato nel Meriggio.
Siete canciones populares Españolas (Sette canzoni popolari spagnole)
El Paño Moruno – Seguidilla murciana – Asturiana – Jota – Nana – Canción – Polo.
Durata: 13’ca
Composte nel 1914 originariamente per pianoforte e mezzosoprano ed eseguite in questa forma il 14 gennaio 1915 con il soprano Luisa Vela e il compositore al pianoforte, le Sette canzoni popolari spagnole ottennero un grande successo nella versione orchestrale curata da Ernesto Halffter, suo allievo nonché amico e collaboratore. In questo lavoro, composto una volta ritornato a Madrid dopo sette anni di studio trascorsi a Parigi dove aveva conosciuto la musica di Dukas, Debussy e Ravel, la Spagna è assoluta protagonista con la ripresa di melodie e testi tratti dalla tradizione musicale iberica contravvenendo a quanto affermato dal compositore nel 1917 secondo il quale nel canto popolare lo spirito è più importante della citazione letterale. La raccolta si compone di 7 Canciones, numero estremamente simbolico per De Falla il quale, con atteggiamento un po’ superstizioso, riteneva che la vita dell’uomo fosse divisa in periodi della durata di 7 anni. La Murcia, a sudest della Spagna, ispira le prime due Canciones delle quali la prima, El Paño Moruno, presenta un tema che fu riutilizzato da De Falla nel balletto Il cappello a tre punte, mentre la seconda, Seguidilla murciana, il cui nome si riferisce a una danza in metro ternario, è un “canto di mulattieri”. Asturiana, ispirata all’omonima regione spagnola, è un lamento, mentre la Jota si riferisce alla rapida danza originaria dell’Aragona. Una ninnananna Andalusa è Nana, mentre Canción è una canzone popolare. La raccolta si conclude con Polo, un vigoroso flamenco di origine andalusa che ricorda, per gli accenti e per il carattere fiero, la Danza rituale del fuoco.