Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Camille Saint-Saëns tra romanticismo e modernità”, dal 24 settembre al 3 novembre 2016
Violoncello Henri Demarquette
Pianoforte Suzana Bartal
Camille Saint-Saëns: Suite pour violoncelle et piano op. 16; Souvenir d’Ismaïlia op. 100; Sonate n° 1 pour violoncelle et piano en ut mineur op. 32
Venezia, 25 settembre 2016
Si sta svolgendo a Venezia, per iniziativa del Palazzetto Bru Zane-Centre de musique romantique française, il Festival “Camille Saint-Saëns tra romanticismo e modernità”: protagonista del secondo concerto è stato il violoncello romantico. È noto che il violoncello, nell’Ottocento, si era ormai emancipato dalla funzione di mero accompagnamento, attribuitagli in epoca barocca, assumendo un ruolo da protagonista, grazie all’ampliamento delle sue possibilità tecnico-espressive, che lo rendevano particolarmente adatto a dar voce alla vena lirica del romanticismo. In questo clima si inserisce anche il famoso Concert pour violoncelle et orchestre op. 33 di Saint-Saëns e altre sue composizioni per questo strumento. Diversamente la giovanile Suite pour violoncelle et piano op. 16, pubblicata nel 1866 – primo titolo in programma nel concerto di cui ci occupiamo – si configura come un omaggio ai grandi compositori del barocco e del classicismo. Eccellente la prestazione del violoncellista Henri Demarquette, che ha saputo aderire ai diversi stili e caratteri di questo pezzo, espressione del raffinato eclettismo di Saint-Saëns, sfoggiando un suono rotondo, un fraseggio espressivo, nonché un adeguato gusto per le sfumature: dalle linee sinuose del Prélude con le sue continue modulazioni, che si richiama chiaramente a Bach, alla grazia tutta francese della danzante Sérénade, al delicato Scherzo, che sembra modellato sulle qualità tecnico-espressive della viola da gamba, al caldo lirismo della Romance, che impegna lo strumento, in larga parte, nel registro medio-acuto, al sapiente contrappunto del Finale, che può competere con i più insigni maestri del Barocco. Gli ha pienamente corrisposto al pianoforte – sensibile e precisa – Suzana Bartal, che ha brillato, in particolare, nei rapidi arpeggi dello Scherzo come in certi ardui passaggi del Finale.
La pianista romeno-ungherese, da sola, ha poi conquistato la platea, eseguendo con giusto accento il secondo pezzo in programma, di cui ha superato con disinvoltura le difficoltà tecniche. Composto da Saint-Saëns nel 1895 durante il suo soggiorno ad Ismailia – la città, che si trova sulle rive del Canale di Suez, fondata circa vent’anni prima come centro direzionale dei lavori di costruzione del canale stesso –, il Souvenir d’Ismaïlia op. 100 si inquadra in quella moda egiziana diffusasi in Francia alla fine dell’Ottocento, per quanto la composizione sia completamente scevra da ogni facile esotismo, se si eccettua la melopea delle battute iniziali, oltre a qualche accenno di carattere modale sempre nel primo movimento. Per il resto, il lavoro rivela un carattere brillante e – particolarmente nel secondo movimento – virtuosistico; il che ha permesso a Suzana Bartal di di sfoggiare – come si è detto – tutta la sua maestria. Il duo si è ricostituito per eseguire la Sonate n° 1 pour violoncelle et piano op. 32, composta nel 1873 nel ricordo doloroso e inquietante della recente guerra franco-prussiana. Di nuovo il violoncello si è segnalato per la forza espressiva, il tono tragico con cui ha saputo rendere i colori cupi, l’esasperata tensione emotiva, che domina nell’Allegro iniziale all’entrata dello strumento, che poi ha accompagnato, insistendo su due sole note, una più rasserenate melodia di accordi, eseguita con chiarezza di tocco dal pianoforte nel registro acuto. Ancora un senso di quiete ha percorso il secondo movimento, Andante tranquillo sostenuto, basato su un corale a suo temo improvvisato dall’autore sull’organo della Chiesa di Sait-Augustin, inframezzato da una sezione dai tratti più romantici. Il tempestoso clima iniziale del pezzo è ritornato all’inizio del movimento finale, Allegro moderato, per poi stemperarsi in un’ampia frase cantabile del violoncello, che ha schiuso un barlume di speranza, cui però si è contrapposto l’inquietante flusso ininterrotto del pianoforte. Il caloroso saluto del pubblico, una volta conclusosi quest’ultimo pezzo, è stato ricambiato da un fuoriprogramma: La Romance pour violoncelle op. 36 sempre, ovviamente, di Saint-Saëns.