Opéra in quattro atti e cinque quadri di Louis Gallet e Paul Poirson. Mathias Vidal (Le Marquis de Cinq-Mars), Véronique Gens (Marie de Gonzague), Tassis Chrystoyannis (Le Conseiller De Thou), Andrew Foster-Williams (Le Pére Joseph), André Heyboer (Le Viconte de Fontrailles), Norma Nahoum (Marion Delorme), Marie Lenormand (Ninon de L’Enclos, un berger), Jacques-Greg Belobo (Le Roi, Le Chancelier), Andrew Lepri Meyer (De Montmort, L’Ambassadeur), Matthias Ettmayer (De Montresor, Eustache), Wolfgang Klose (De Brienne). Chor de Bayerischen Rundfunks, Eva Pons (Maestro del coro), Münchner Rundfunkorchester, Ulf Schirmer (direttore). Registrazione: Prinzregentheater, München 25 gennaio 2015. 2 CD BR Klassik – Fondazione Bru Zane
La genesi di “Cinq-Mars” è strettamente legata alla nomina di Leo Carvahlo alla guida dell’Opéra-Comique. Salito alla testa del secondo teatro parigino, l’ex direttore del Théâtre lyrique non poté fare a meno di ricordarsi di Charles Gounod con cui aveva a lungo collaborato e che aveva segnato alcuni dei più trionfali fasti della gestione Carvahlo in quel teatro. Alla richiesta del vecchio amico il compositore non poteva certo rifiutare l’offerta e decise di mettersi all’opera per un nuovo progetto. La scelta del soggetto cadde sul romanzo “Cinq-Mars” pubblicato da De Vigny nel 1826 con straordinario successo di pubblico e che già aveva suscitato l’interesse di Meeyerber per un progetto operistico poi non andato in porto.
L’immenso romanzo è sottoposto a una drastica riduzione che privilegia pochi snodi essenziali, quelli più adatti a suscitare l’estro di Gounod. Musicalmente l’opera mostra la qualità raggiunta dal compositore nella piena maturità artistica. Non si possono non apprezzare le straordinarie doti di orchestratore che emergono fin dal preludio iniziale, la maestria nel giocare con stili e modalità espressive differenti facendo convivere senza alcuna forzatura raffinatezze cortesi e impeti drammatici, ironia e passione, modernità della scrittura orchestrale ed evocazioni del grand-siècle. Sul piano della vocalità ritroviamo pienamente quell’abbandono melodico che tanto si apprezza nelle opere più note del compositore ma anche un gusto virtuosistico e quasi belcantista che affonda le radici nella tradizione italiana ma che più prossimamente riprende scientemente modalità proprie di Meeyerber e del grand-opéra.
E per molti aspetti “Cinq-Mars” può definirsi un grand-opéra in scala ridotta che del genere riprende tutti gli elementi formali tradizionali presentandoli però in una forma ridotta e come concentrata per adattarli al diverso contesto di destinazione. Forse il maggior limite dell’opera è proprio in questa stringatezza: i numeri chiusi sono quasi tutti molto brevi e non pochi i brani – come la grande aria di Cinq-Mars in carcere o il duetto fra Marie e il Père Joseph – scarsamente sviluppati e poco capaci di imprimersi nella memoria degli ascoltatori.
L’opera, andata in scena il 5 aprile 1877, fu accolta, dopo una grandissima attesa, da un buon successo sia di critica che di pubblico; una versione revisionata fu presentata il 14 novembre dello stesso anno e in quest’occasione Gounod rinunciò ai tradizionali dialoghi parlati limitandosi a far uso di “melodrame” in specifici momenti per evidenziarne la portata drammatica.Ciò accade durante il dialogo fra Cinq-Mars e il Cancelliere che precede l’esecuzione del marchese oltre a modificare l’ouverture e ad aggiungere un’aria per de Thou e il grande quartetto del III atto. L’opera conobbe una certa fortuna con circa sessanta riprese a Parigi e una certa circolazione in provincia e all’estero (alla Scala andò in scena il 19 gennaio 1878) per poi scomparire incomprensibilmente dal repertorio.
Assolutamente meritoria quindi questa ripresa a cura della Fondazione Palazzetto Bru Zane di Venezia che permette di conoscere un’opera musicalmente di pregevolissima fattura per di più eseguita molto bene. Alla guida dalla Münchner Rundfunkorchester – affiancata dal coro della Bayerischen Rundfunks – troviamo un direttore di provato mestiere come Ulf Schirmer, grande specialista nella riscoperta di titoli desueti che affronta la partitura con piena convinzione evidenziando al meglio i meriti della scrittura di Gounod – anche in virtù della qualità della compagine bavarese – uniti a un solido teatrale e a una grande capacità di sostenere sempre i cantanti.
Nella parte del Marchese di Cinq-Mars era originariamente previsto Charles Castronovo sostituito poi per motivi di salute da Mathias Vidal che offre una prova sorprendente. Ascoltato frequentemente nel repertorio classista del XVIII secolo alle prese con un ruolo che richiede decisamente maggior corpo, ha l’intelligenza di non cercare di ingrandire artificialmente la voce ma di cercare maggior spessore drammatico giocando su accento e fraseggio e facendo risultare la bellezza timbrica e l’innata musicalità così che un brano, “O chère et vivante images”, trova il suo giusto spazio fra le arie tenorili di Gounod.
Al suo fianco il fido amico De Thou è quasi un marchese di Posa visto da Gounod e affidato a un tipico baritone noble alla francese; Tassis Christoyannis sorprende per la capacità di far proprio questo tipo di vocalità dopo tanti ruoli di bass-baritone nel repertorio neoclassico. Véronique Gens con la sua voce ibrida fra il soprano e il mezzosoprano è ideale per la principessa Maria Gonzaga. Andrew Foster-Williams è forse più un basso-baritono che un autentico basso ma tratteggia comunque un Pére Joseph di fortissimo rilievo drammatico. Ottime le numerose parti di fianco.