Pesaro, Auditorium Pedrotti, 17 agosto 2016
Ellens Gesang III in Mi be molle D 839, ovvero la celebre Ave Maria di Schubert, è stata l’apice di un raffinatissimo “concerto di Belcanto” tenuto dal mezzosoprano Monica Bacelli accompagnata al pianoforte da Pietro De Maria. In programma Lieder di Franz Schubert e arie da camera di Gioachino Rossini. Monica Bacelli, già presente al Rof nel 1988 come Emilia in Otello, nel 1991 con Le Cantate per i Borboni nel 1991, Hedwige nel Guillaume Tell del 1995 e solista nella Messa di Gloria, è tornata dopo ventuno anni a confermare le sue qualità di interprete raffinata per un concerto insolito e prezioso. Il programma è iniziato nel nome di Schubert, con Vedi quanto t’adoro in Mi bem. magg., D. 510; Da quel sembiante appresi in Si bem. magg., D. 688, III; Mio ben ricordati in Si bem. magg., D 688, IV. Già in questi brani cogliamo una delle peculiari caratteristiche della Bacelli (che conosciamo come imortante interprete del repertorio Antico e Barocco): la capacità di illuminare la frase e di dare il giusto peso espressivo e teatrale a testo. In ciò è mirabilmente assecondata dal tocco accuratissimo di De Maria che abbiamo subito apprezzato nel rossiniano Un caresse à ma femme per pianoforte solo, da Péchés de vieillesse, Vol. VII, Album des enfants dégourdis. Sempre nel nome di Rossini i successivi L’orpheline du Tyrol. Ballade-élégie da Péchés de vieillesse, Vol. II, Album français e Ariette à l’ancienne da Péchés de vieillesse, Vol. III, Morceaux réservés, 2 Mi lagnerò tacendo, Chanson de Zora. La petite bohémienne da Péchés de vieillesse, Vol. II, Album français. Un vero proprio “crescendo” rossiniano nel quale il canto della Bacelli si arricchito del giusto tocco di virtuosismo. L’ultimo gruppo di brani ci riporta a Schubert: il Klavierstücke in Mi bem. magg., D. 946, II che ancora una volta ci ha fatto godere del prezioso tocco interpretativo di De Maria. Sono seguiti Ellens Gesang I in Re bem. magg., D. 837; Ellens Gesang II in Mi bem. magg., D. 838 e Ellens Gesang III in Mi bem. magg., D. 839 (Ave Maria) che ha letteralmente ipnotizzato il pubblico rimasto in un sospeso silenzio. Poi il trionfo. Due bis: una “Ave Maria” questa volta di Rossini e un Lied di Schubert. Foto Amati e Bacciardi.