Giuseppe Antonio Brescianello (1690 – 1758): “Tisbe”

Opera pastorale in tre atti su libretto di Pier Jacopo Martello. Nina Bernsteiner (Tisbe), Julius Pfeifer (Piramo), Flavio Ferri-Benedetti (Licori), Matteo Bellotto (Alceste). Il Gusto Barocco, Jörg Halubek (direttore). Registrazione: Liederhalle, Mozarsaal, Stuttgart, 30 settembre – 02 ottobre 2012. T.Time: 136′ 19.  2 CD CPO 777 806-2
Il bolognese Giuseppe Antonio Brescianello (1690 – 1758) è uno dei tanti compositori italiani che si sono affermati nel corso del XVIII secolo al servizio delle corti tedesche. Prima violinista a Monaco, Brescianello si è poi ricavato il proprio spazio a Stoccarda al servizio del Principe di Württenberg che ha servito dal 1717 alla morte con un unico intervallo fra il 1737 e il 1744 quando le difficoltà economiche dello stato imposero drastici tagli al personale di corte.
Brescianello prestò quindi la sua opera principalmente per le esigenze rappresentative del protettore occupandosi di composizioni in proprio solo nel periodo della vacanza dell’incarico ufficiale. A differenza di molti compositori italiani del tempo il teatro rimase sempre al margine della sua produzione. L’unico tentativo è “Tisbe”, opera pastorale composta nel 1717-18 per il teatro di Stoccarda ma mai andata in scena al tempo. Le ragioni di questo mancato allestimento sono ignote ma sicuramente l’ascolto rivela un’opera nota, sostanzialmente già vecchia per il suo tempo. La scelta di riutilizzare un libretto di Jacopo Martello non aiuta al riguardo, per quanto il poeta sia stata una figura importante nella vita letteraria del tardo barocco italiano soprattutto per l’invenzione del verso martelliano come adattamento italiano dell’alessandrino francese; il libretto è, infatti, alquanto statico – tutta la parte iniziale del I atto è praticamente un unico lamento della protagonista – e poco vario nello sviluppo psicologico dei personaggi.
Anche la musica di Brescianello sembra guardare soprattutto al passato e si notano un forte radicamento nel gusto veneziano del tardo Seicento ancora memore di ricordi monteverdiani (l’arioso di Piramo “Questo è sangue, ahi, di chi vene?” che apre il III atto), una particolare attenzione data alla parola e un uso limitato del virtuosismo mai prettamente spettacolare anche quando presente. Certo si sente una conoscenza delle novità contemporanee con suggestioni di stile galante e tratti vivaldiani soprattutto nella scrittura orchestrale come nell’aria di Tisbe, “Fiero leon, sbranami ormai”, o negli ostinati che caratterizzano l’ultima aria di Piramo che però non tolgono un senso di scarsa originalità all’insieme. La scrittura è spesso molto curata, in quanto l’uso del violino solista a sostegno della voce gli deriva dalla lunga esperienza di concertista ma la sensazione è quella di una musica che, per quanto ben scritta, manchi di autentica ispirazione. Per aggiornare il libretto vengono inseriti due cori in chiusura d’atto ed un terzo è ipotizzabile per il finale dell’opera dove al duetto “Di più bell’alma e pura” che chiudeva il libretto originario è posposto un breve recitativo che trova un senso solo come raccordo verso un coro conclusivo non composto o andato perduto.
La registrazione proposta vede Jörg Halubek alla guida del complesso Il Gusto Barocco il quale offre una lettura corretta ma poco coinvolgente e spesso appesantita da scelte orchestrali che lasciano più di un dubbio. Rispetto alla partitura sono aggiunti liuto, clavicembalo, chitarra barocca (va bene che Brescianello era noto per le sue composizioni per gallichon, ma la sua presenza in un’orchestra d’opera non appare troppo canonica) e soprattutto organo che sparge un cupo sapore chiesastico alquanto lontano dal clima pastorale della vicenda.
Il cast è molto buono per tre quarti ma presenta una lacuna particolarmente grave. Molto brava è Nina Bernsteiner, una Tisbe di bel colore vocale e dall’ottima tecnica, precisa e sicura nelle colorature, puntuale e di ottimo gusto nelle variazioni, sempre espressiva e capace di valorizzare al meglio il valore che la parola mantiene nella scrittura di Brescianello tanto nei momenti più pateticamente lirici del primo atto quanto in quelli più drammatici e scoperti del secondo. Al suo fianco Piramo è Julius Pfeifer tenore leggero musicale ed elegante la cui voce si sposa alla perfezione con quella della Bernsteiner. Le colorature sono sicure così come gli acuti volutamente risolti di testa secondo il gusto del tempo; l’interprete è poi convinto e partecipe e solo gli nuoce qualche inflessione troppo tedesca nei recitativi. Di forte rilevo l’Alceste di Matteo Bellotto, che esibisce una bella voce di basso cantante e ottime intenzioni espressive.
Purtroppo lascia quanto mai perplessi l’aver affidato  il ruolo della ninfa Licori al controtenore Flavio Ferri-Benedetti; il ruolo è particolarmente lungo, essendo costituito  da ben sette arie molto diversificate sul piano espressivo in un gioco di contrasti con il più omogeneo patetismo di Tisbe,  qui si presenta forzatamente comico, alla stregua di una Arnalta monteverdiana, assai lontana da questa ninfa ironica, galante ed elegantemente sensuale.