Ferdinando Carulli: “Ecco quel fiero istante”, “Sognai mia Fillide”, “O bella Fillide”, “Tornate sereni begl’astri”, “Ha negli occhi”, “Se son lontana” (da 12 Ariettes); Giochino Rossini:“La promessa”, “Il rimprovero”, “La partenza”, L’orgia” (da Soirées Musicales); Ferdinando Carulli: “Già la notte s’avvicina”, “Amene selve, amiche piante”,”Conservati fedele”, “Amo te sola”, “Son lungi e non mi brami”, “Già pronta là t’aspetta” (da 12 Ariettes); Gioachino Rossini: “L’invito”, “La pastorella delle Alpi”, “La gita in gondola”, La danza” (da Soirées Musicales). Silvia Vajente (soprano); Adriano Sebastiani (chitarra). Registrazione: San Lorenzo di Montenero, marzo-aprile 2014. T.Time: 52.17. 1 Cd Brilliant Classics 94628
Prima della nascita e della diffusione dei mezzi di registrazione la conoscenza della produzione musicale era legata a metodi di diffusione molteplici tutti rivolti alla possibilità di riproduzione personale e famigliare delle composizioni musicali e quindi caratterizzati dalla riduzione delle componenti orchestrali a singoli strumenti più facilmente presenti negli ambiti domestici della borghesia ottocentesca.
È all’interno di questa necessità che nascono i brani presentati in questo recital del soprano Silvia Vajente accompagnata dal chitarrista Adriano Sebastiani. Ed è proprio la chitarra, strumento popolare e diffuso a ogni latitudine fin da età tardo-barocca, la vera protagonista di questo programma diviso in due parti e costituito da 12 ariette di Ferdinando Carulli (1770-1841) compositore napoletano e fra i massimi virtuosi della chitarra del tempo oltre che strumentista versatile e completo e 8 brani dalle “Soirées musicales” di Rossini nella trascrizione per soprano e chitarra di Matteo Carcassi (1792-1853).
Prima della nascita e della diffusione dei mezzi di registrazione la conoscenza della produzione musicale era legata a metodi di diffusione molteplici tutti rivolti alla possibilità di riproduzione personale e famigliare delle composizioni musicali e quindi caratterizzati dalla riduzione delle componenti orchestrali a singoli strumenti più facilmente presenti negli ambiti domestici della borghesia ottocentesca.
È all’interno di questa necessità che nascono i brani presentati in questo recital del soprano Silvia Vajente accompagnata dal chitarrista Adriano Sebastiani. Ed è proprio la chitarra, strumento popolare e diffuso a ogni latitudine fin da età tardo-barocca, la vera protagonista di questo programma diviso in due parti e costituito da 12 ariette di Ferdinando Carulli (1770-1841) compositore napoletano e fra i massimi virtuosi della chitarra del tempo oltre che strumentista versatile e completo e 8 brani dalle “Soirées musicales” di Rossini nella trascrizione per soprano e chitarra di Matteo Carcassi (1792-1853).
L’esecuzione musicale è particolarmente curata. La Vajente è un valido soprano lirico dal timbro pieno e morbido, tecnicamente apprezzabile e stilisticamente cresciuta nella nuova scuola rossiniana, al suo fianco emerge la qualità e la pulizia di suono dell’accompagnamento chitarristico di Sebastiani che si distingue per precisione e gusto nonché per una ricchezza ammirevole per un singolo strumento unita ad un senso espressivo e quasi teatrale che avvicina molto questi adattamenti agli originali pianistici.
I brani di Carulli nascono all’interno della corrente rossiniana e si inseriscono nella tendenza a sfruttare la fortuna di cui godevano le musiche di Rossini. Esse infatti riprendono celebri temi delle opere del compositore pesarese – si va da “L’italiana in Algeri” a “La donna del lago” ma non si vuole togliere qui all’ascoltatore il gusto quasi enigmistico di riconoscere temi e citazioni presenti – riadattati a testi di tradizione arcadica di Metastasio e Carlo Pepoli e riportati a dimensioni ridotte, adatte ad un’esecuzione domestica.
I brani della “Soirées musicales” sono anch’essi presentati in un’insolita versione per chitarra realizzata già al tempo e capace di rendere con sorprendente fedeltà il gioco dinamico ed espressivo dell’originaria scrittura pianistica. La selezione proposta presenta brani molto noti alternati ad altri di più raro ascolto ma non per questo di minor interesse. A questa seconda categoria appartiene “La partenza”, che riutilizza uno dei più celebri testi metastasiani fornendone una personale versione non priva di ironia nel rievocare un mondo arcadico certo lontano ma che doveva avere ancora un interesse nei primi decenni del XIX secolo; sono questi, infatti, elementi che ritroviamo anche in un brano come “Il rimprovero” che recupera un altro celebre testo metastasiano come “Mi lagnerò tacendo” mentre un’evidente derivazione teatrale si riconosce in un brano come “L’invito” il cui incipit “Vieni Ruggero” mostra una palese derivazione da modelli operistici. Decisamente più nota “L’orgia” di cui viene data una lettura forse meno dionisiaca di altre ma estremamente curata negli aspetti dinamici ed espressivi. L’ascolto in serie di tre brani in sé molto noti ma spesso ascoltati autonomamente come “La pastorella delle Alpi”, “La gita in gondola” e “La danza” permette di riflettere sull’interesse di Rossini per le varie tradizioni musicali locali o, verrebbe quasi da dire, per i folklori locali e sulla sua capacità di rileggere con assoluta raffinatezza queste suggestioni. Nel complesso è un interessante viaggio in una parte della vita musicale quotidiana del XIX secolo decisamente meno conosciuta rispetto all’importanza che doveva avere nella prassi del tempo.