“Il lago dei cigni” del Saint-Petersburg Classical Ballet a Madrid

Madrid, Teatro de la Luz Philips
“IL LAGO DEI CIGNI”
Balletto in due atti
Musica Piotr Ilic Tchaikowsky
Saint-Petersburg Classical Ballet
Coreografia Andrey Batalov
Interpreti principali ANDREY BATALOV, RADAMARIA DUMINICA-NAZARENCO, NADEZHDA SCHEPACHIOVA, MIKHAIL TKACHUK, KARINA SHATKOVSKAYA
Madrid, 7 luglio 2016

Madrid, 7 VII 2016, Lago dei cigni, St. Petersburg Classical Ballet 2Il Teatro de la Luz fu inaugurato come cinema nel 1944 sulla Gran Via di Madrid; a partire dal 1947 divenne teatro vero e proprio. Dopo un periodo di inattività la multinazionale Philips ne ha sponsorizzato il restauro, conclusosi da pochi mesi: il gruppo Smedia ha inaugurato il rinnovato spazio soltanto nel gennaio 2016 con un Rigoletto, che segna l’inizio della nuova vita del teatro. Nella parte estiva della stagione si sono avvicendate tre compagnie russe, proponendo spettacoli di danza della tradizione più classica, alternati al repertorio moderno e di carattere, in una scelta variegata di per sé molto apprezzabile. Sala e palcoscenico sono abbastanza piccoli (la capienza è di 1018 posti), e già in altre occasioni abbiamo notato come i grandi classici del balletto abbiano bisogno di palcoscenici ampi e spaziosi per permettere soluzioni credibili e presenze corali adeguate; lo spettatore, dunque, si chiede sempre se la versione ridotta per piccole compagnie itineranti, che lavorano nei teatri di tutto il mondo, sarà capace di non deludere le aspettative. Inevitabilmente l’esito è quasi sempre condizionato da esigenze molto commerciali; lo si deduce già dalla locandina di questo Lago dei cigni diretto da Andrey Batalov (già solista del Mariinski Ballet), che non specifica né la versione della coreografia assunta a modello, né i tagli effettuati (perché gli originali tre atti sono ridotti a due) e neppure i nomi dei singoli interpreti per i personaggi (solo figura un elenco ristretto dei solisti principali, che è quello che riproponiamo).
Il I atto inizia con le scene ambientate nella corte principesca, la cui spettacolarità è padroneggiata dal giullare, che in questa versione esegue anche più variazioni del principe; egli è il vero filo conduttore della festa, ma con una sproporzione narrativa che può persino disorientare chi assiste al Lago dei cigni per la prima volta (circostanza che non si dovrebbe mai trascurare; anzi, essa dovrebbe costituire l’intento principale delle compagnie che operano nei teatri minori delle grandi città). L’interprete è molto preciso – si può dire che sia tra gli elementi migliori della compagnia – e potendosi sbizzarrire in salti giri, numeri acrobatici, scatena l’entusiasmo del pubblico, che apprezza anche trucco e costume adeguati. Nella successione delle scene giunge il momento del celebre Pas de trois, il quadro più complesso e culminante del I atto, caratterizzato soprattutto dal valzer; ma in questa versione la scena è molto sacrificata perché salti e giri sono sostituiti da banali momenti di pantomimo. Se il trapasso alle scene del II atto riesce abbastanza credibile, appare comunque un poco anomalo che Odette appaia già all’interno dell’atto iniziale; l’interprete (siamo in grado di identificarla in Karina Shatkovskaya) pur molto emozionata riesce a esprimere tutta l’intensità con cui Madrid, 7 VII 2016, Lago dei cigni, St. Petersburg Classical Balletsente il personaggio e la propria passione virtuosistica. Fluisce bene il passo a due, con un’unica imperfezione; in ogni momento in cui sono previste pirouettes si nota come il principe freni il movimento della fanciulla, come per controllarne l’esuberanza. Con il II atto riprende la festa presso il palazzo del principe, e a questo punto si succedono le danze di carattere, che dovrebbero proporre un Paso doble spagnolo, una tarantella napoletana, una czarda e una mazurka; il numero in onore della Spagna è il più bello, anche emozionante, sicuramente quello più apprezzato dal cosmopolita pubblico di Madrid. La tarantella è tagliata, mentre la cz arda è danzata sulle punte, quando si tratta di un ballo che come caratteristica principale richiede scarpe a tacco, gioco di punta-tallone del piede (che ovviamente la scarpetta a punta rende impraticabile). Per giunta – ma questo è prevedibile – il numero delle coppie, che dovrebbero essere da sei a nove, è ridotto a un trio di danzatori.
Giungono Rothbart e Odilie, il cui ingresso non è abbastanza curato, perché manca del tutto la misteriosa complicità tra i due, e soprattutto manca l’apparizione improvvisa dell’antagonista, entrata come una qualunque invitata alla festa. Nulla da dire sulla professionalità e sulle capacità tecniche dell’interprete di Odilie, che fa risaltare la metamorfosi del personaggio rispetto alla dolcezza di Odette; pregevole anche l’interprete del principe, sebbene gli manchi un po’ di brillantezza nei gesti (nei salti le terminazioni mancano di forza e di spinta, e in certi giri la collocazione delle braccia è un po’ sporca sui gomiti). Le variazioni di Odilie sono comunque molto semplificate (al punto da richiedere un’interpolazione musicale addirittura estranea alla partitura del Lago); nella seconda coda (il momento dei fouettes) l’artista ha una capacità di giro molto buona, e se anche non esegue la prodezza richiesta chiude con una tripla pirouette ben riuscita. Cambia nuovamente la scena, che ritorna nella foresta per trascorrere rapidamente al finale: manca quasi del tutto il combattimento tra Siegfried e Rothbart, le luci e la scenografia non aiutano per nulla, e dunque la coda nella sua prevedibilità è abbastanza deludente. Ma la nostra cronaca si può concludere con una nota positiva, perché se la sfida più insidiosa è gestire il corpo di ballo, ossia la schiera dei cigni (che sono comunque sedici), il lavoro del coreografo del Saint-Petersburg Classical Ballet è molto buono: tecnicamente perfetta la scena dei quattro cigni allineati, con linee ben lavorate e grande cura formale. L’ago della bussola oscilla sempre tra soddisfazione commerciale e realizzazione artistica; ma se lo spettacolo riesce a infondere nel pubblico le emozioni della narrazione e l’amore per la danza, svolge più che degnamente il proprio dovere; l’accentuato gradimento comprova positivamente tutto questo.