Fondazione Arena di Verona – 94° Festival 2016
“CARMEN”
Opéra-comique in quattro atti. Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Musica di Georges Bizet
Carmen LUCIANA D’INTINO
Micaela EKATERINA BAKANOVA
Frasquita MADINA KARBELI
Mercedes CLARISSA LEONARDI
Don José JUAN DE LEÓN
Escamillo DALIBOR JENIS
Dancairo GIANFRANCO MONTRESOR
Remendado PAOLO ANTOGNETTI
Zuniga GIANLUCA BREDA
Morales MARCELLO ROSIELLO
Coro e Orchestra dell’Arena di Verona
Coro voci bianche A.Li.Ve.
Direttore Xu Zhong
Maestro del coro Vito Lombardi
Maestro delle voci bianche Paolo Facincani
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Anna Anni
Primi ballerini Alessia Gelmetti, Teresa Strisciulli, Amaya Ugarteche, Evghenij Kurtsev, Antonio Russo.
Verona, 24 giugno 2016
Ne Il caso Wagner Friedrich Nietsche scriveva che la musica di Carmen rende (gli ascoltatori) perfetti. Volendo prendere per buona questa teoria, ma trovandoci nell’impossibilità di avvalorarla con dati scientifici, ci limiteremo a constatare che, all’una di notte di sabato scorso, in Piazza Bra si sono riversate quindicimila persone migliori di quelle entrate in Arena quattro ore prima. Un’Arena gremita per l’apertura della stagione estiva, con uno degli allestimenti della Carmen di Georges Bizet più amati dal pubblico: quello di Franco Zeffirelli (si fa riferimento alle precedenti recensioni pubblicate sullo stesso allestimento qui su GBopera). Le atmosfere gitane, le montagne del terzo atto, gli splendidi costumi e l’uso esperto delle masse di colore contribuiscono a incorniciare uno spettacolo come sempre grandioso e particolarmente ben riuscito. Novità importante: i due maxischermi ai lati della scena per i sovratitoli in italiano e in inglese: qualche melomane alzerà il sopracciglio, ma si tratta di una delle scelte più azzeccate che siano state fatte dalla Fondazione Arena negli ultimi anni. L’atto stesso del permettere a un pubblico al 90% profano di seguire la trama con chiarezza è un chiaro segno del fatto che, per quanto con anni di ritardo, anche a Verona si inizi a comprendere l’importanza fondamentale di una divulgazione a 360°, che fidelizzi un pubblico sempre più vasto e in grado di comprendere la portata dello spettacolo cui ha la fortuna di assistere.
Anche musicalmente la rappresentazione è complessivamente di buon livello, grazie ad un cast ben confezionato. Luciana D’Intino è una Carmen più che adeguata: la connotazione del personaggio è maliziosa ma allo stesso tempo consapevolmente rassegnata, pronta a lanciarsi senza esitazione verso quella morte violenta cui le carte l’hanno da tempo preparata. La voce è particolare e ben calibrata, perfettamente udibile in ogni tessitura. Ottima l’habanera, meno ben riuscita la seguedille, in cui l’interpretazione scenica non sufficientemente “magnetica” compromette una resa vocale lodevole. L’aria della morte è come sempre il momento più tragicamente introspettivo della protagonista e in essa la D’Intino dimostra di aver non solo assimilato la tradizione, ma di essere riuscita a ricreare qualcosa di personale e interessante. Eccellente la Micaela di Ekaterina Bakanova, voce di pasta gradevolissima e perfetta per il ruolo. La Bakanova disegna una Micaela credibile e piuttosto tradizionale, anche quando si inerpica su una montagna per avvisare il proprio ex-fidanzato dell’imminente morte della madre e forse ci aspetteremmo un atteggiamento più fiero che di disperata preghiera (ma la nostra sensibilità è quella del 2016, la prima di Carmen avvenne più di centoquarant’anni fa). Curatissimo il fraseggio, fascia acuta sicura e pronuncia perfettamente intelligibile. Meno buona la prestazione di Jorge De León, Don José scenicamente inconsistente, nonostante la voce sia piuttosto in forma. Notiamo un complessivo miglioramento nel corso dell’opera e il duetto finale con Carmen risulta estremamente coinvolgente; il timbro è interessante e non si registrano problemi di tenuta del suono.
Qualche problema viene creato piuttosto dal podio, dove Xu Zhong non tarda a mettere in difficoltà gli interpreti, e tra questi De León in primis, con una concertazione a tratti difficilmente giustificabile come “scelta stilistica”. Il colore è costantemente piatto, le agogiche solo raramente di supporto alle voci. Un’opera così passionale (e così conosciuta) ha bisogno di più nervo, di più sangue. La serata è terribilmente calda (a mezzanotte la temperatura superava ancora i 28°) ma l’assopimento generale è un merito esclusivo del podio. L’ingresso del toreador è tutt’altro che rude et bien rhytmé, come da partitura, risultando, purtroppo, un’altra occasione sprecata. In ogni caso il momento della seduzione di Don José da parte di Carmen è quello peggio riuscito e chi ama quest’opera non può perdonarlo né agli interpreti né al direttore. Dalibor Jenis è un Escamillo fortemente penalizzato dalla concertazione, piuttosto piatta, di Xu Zhong. La voce è senza dubbio interessante, l’interpetazione sentita, ma il toreador manca di nervo, soprattutto perché non sostenuto adeguatamente dall’orchestra. L’intenzione tuttavia è buona e l’infatuazione di Carmen perfettamente giustificata. Si fanno valere nel terzetto delle carte anche Clarissa Leonardi (Mercedes) e Madina Karbeli (Frasquita), entrambe frizzanti e precise nei loro interventi. Ottimo anche Zuniga, ben interpretato da Gianluca Breda. Degni di nota anche Gianfranco Montresor (Dancairo), Paolo Antognetti (Remendado), Marcello Rosiello (Morales). Menzione meritatissima anche per gli eccellenti primi ballerini: Alessia Gelmetti, Teresa Strisciulli, Amaya Ugarteche, Evghenij Kurtsev, Antonio Russo. Encomiabile e priva di sbavature la prestazione del Coro, preparato dal Maestro Vito Lombardi. Sempre d’effetto il Coro di Voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani. Nel complesso uno spettacolo che nulla lascia trapelare della difficile situazione in cui versa la Fondazione Arena, situazione che coinvolge l’intera città e di cui da mesi seguiamo le vicende sui principali quotidiani. Che il leone ferito stia faticosamente rialzando la testa? Ce lo auguriamo con tutto il cuore. Foto Ennevi per Fondazione Arena