Shakespeare in musica: Sergej Sergeevič Prokof’ev, “Romeo e Giulietta”, balletto op. 64

Sergej Sergeevič Prokof’ev (Sonzovka, Ekaterinoslav, 1891 – Mosca 1953)
Romeo e Giulietta”, balletto op. 64
“Ad alcuni è dato di cantare l’amore di Romeo e Giulietta, ad altri di imitare i selvaggi latrati e le stolte piroette delle scimmie”.
Queste parole, non certo lusinghiere, per non dire offensive, espresse dal critico conservatore Kolomitsev il giorno dopo la prima esecuzione della Suite Sciita di Prokof’ev, nel 1915, sembrano suonare come una profezia o una maledizione. Nel momento in cui redasse il suo intervento, il critico russo non avrebbeSergei Prokofiev mai immaginato che Prokof’ev vent’anni dopo si sarebbe misurato con il famoso soggetto shakespeariano per ricavarne un balletto il cui allestimento sarebbe andato incontro a notevoli difficoltà. Nel 1935, infatti, la direzione del teatro Kirov di Leningrado aveva affidato a Prokof’ev l’incarico di allestire un nuovo balletto ma, alla proposta del compositore di mettere in musica la tragica storia dei due giovani amanti veronesi, oppose un netto rifiuto forse memore del giudizio di Kolomitsev. Prokof’ev allora propose lo stesso soggetto al Bolshoj di Mosca che, dopo averlo accettato, rinviò continuamente la prima rappresentazione perché i ballerini ritennero la musica troppo difficile; il balletto fu messo in scena soltanto due anni dopo il 30 dicembre 1938 a Brno in Cecoslovacchia non senza qualche difficoltà e incomprensioni con il coreografo Lavrovskij ricordate dalla prima ballerina Galina Ulanova che ricoprì il ruolo di Giulietta:
“Ricordo che già dalle prima tappe di lavoro Lavrovkij aveva molte volte mostrato a Prokof’ev che quella musica che egli aveva predisposto per l’uso del teatro, per la sua grande quantità di lacune, al fine di realizzare uno spettacolo rispondente a tutti i requisiti, andava riscritta. Ma Prokof’ev con testardaggine ripeteva: «Ho scritto esattamente la musica necessaria e non farò niente di più. È pronta. Se volete rappresentarla, rappresentatela, se non volete, non fatelo».
Come risultato di lunghe discussioni e alterchi, si trovò la via d’uscita nel fatto che i punti della partitura più legati alla drammaturgia potevano essere in qualche modo modificati e di fatto si realizzò quello spettacolo la cui musica ascoltiamo ancora oggi […]. Il tempo passava, le prove erano quasi finite e a noi continuava a infastidire l’originalità dell’orchestrazione, la sua musica di taglio cameristico […]. Stavamo provando l’inizio del terzo atto […]. Gli interpreti dei ruoli di Romeo e Giulietta non sentivano l’orchestra. Improvvisamente si alzò l’urlo di Lavrovskij: «Perché non vi muovete? ». «Non sentiamo la musica». Rispondemmo. Prokof’ev che era presente alla prova si infuriò: «So quello che vi serve: volete tamburi, non musica!».
Non ci offendemmo, ma chiedemmo a Prokof’ev di salire sul palcoscenico a sedersi tra noi. Si sedette per tutta la durata della scena […] ascoltando con attenzione l’orchestra, senza dire verbo. Ma quanto se ne andò –a dire il vero molto scontento e incattivito – disse: «Va bene, rivedrò qualcosa»” (M. R. Boccuni, Prokof’ev, L’Epos, Palermo, 1996, pp. 410-411).
Già prima della rappresentazione cecoslovacca Prokof’ev, per evitare che questa musica andasse sprecata, ricavò da essa ben due Suites di sette brani ciascuna e 10 pezzi per pianoforte e una terza, nel 1946, dopo una nuova revisione del balletto che finalmente fu rappresentato al Bolshoj il 22 dicembre di quell’anno.

Il balletto
Atto primo

Prokof'ev es. 1 (2)La città di Verona, pur attraversata dalle lotte che vedono su fronti opposti le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi, viene colta nel momento sereno del mattino rappresentato da un tema dolce e cantabile (Introduzione). Sullo sfondo, però, si insinua negli inquietanti accordi eseguiti a piena orchestra la minaccia delle lotte interne, mentre Romeo si presenta nel suo carattere nobile (Nobile) grazie a un tema dalle ampie arcate melodiche su un accompagnamento delle arpe. Il giovane, insieme al compagno di bagordi Mercuzio con il quale ha appena trascorso una notte brava, passeggia per le vie della città in modo spensierato, quasi fischiettando, come si può notare nel semplice e al tempo stesso ironico tema delle Strade si risvegliano (Es. 1). Giungono al mercato, rappresentato da Prokof’ev da un caleidoscopio di suoni e di colori orchestrali nel numero Danza del mattino che allude alla danza che Mercuzio fa con gli amici del mercato. In questo numero, oltre al tema delle Strade si risvegliano rielaborato ai bassi, si possono apprezzare altri due, dei quali uno, affidato agli ottoni, rappresenta la folla chiassosa del mercato, mentre l’altro, intonato dagli archi, ha un carattere più melodico. Al mercato giunge Tebaldo, il prepotente cugino di Giulietta, il quale, avendo scorto tra la folla Rosalina, della quale è invaghito, la strattona per la piazza, suscitando, in sua difesa, la reazione di Romeo e Mercuzio. Ne scaturisce una lite (Il Litigio), rappresentata con una scrittura orchestrale estremamente raffinata grazie ad onomatopeici interventi degli ottoni e ad una nuova ripresentazione del tema delle Strade che qui assume toni minacciosi. Un marziale interludio conduce alla seconda scena che si svolge nei corridoi di Palazzo Capuleti dove fervono i Preparativi per il ballo, pagina musicale nella quale ritornano tutti i temi precedentemente esposti, tra cui quello delle Strade, in modo apparentemente caotico per rappresentare la frenesia del momento. Il brano, La giovane Giulietta, sembra rappresentare perfettamente la maturazione della giovane che, dalla fanciullezza espressa con un motivo saltellante, passa ad una nuova dimensione: quella di futura sposa dopo l’annuncio della madre, reso con un motivo cantabile, del prossimo fidanzamento col conte Paride. Un tema di carattere cerimonioso accompagna L’arrivo degli ospiti alla festa che è stata organizzata dai Capuleti per presentare Giulietta alla nobiltà veronese, mentre nel brano successivo Maschere è descritto l’ingresso furtivo dei Montecchi; segue la celeberrima Danza dei cavalieri (Allegro pesante) dove su un tappeto sonoro affidato ai corni, al terzo trombone, alla tuba, alle viole, ai violoncelli e ai contrabbassi, si staglia una melodia dalla struttura ritmica puntata (Es 2). All’interno del brano si distingue il bel tema del flauto in ¾ che richiama una danza stilizzata dal sapore cortigiano sul quale è strutturato il successivo Le variazioni di Giulietta. Subito dopo Romeo e Giulietta si incontrano e la loro attrazione reciproca è rappresentata dal sereno dialogo tra il tema di Giulietta che, esposto dal flauto, suona come un vero e proprio motivo conduttore, e quello di Romeo. Questi è riconosciuto subito da Tebaldo (Tebaldo riconosce Romeo) mentre l’orchestra riprende e varia alcuni temi della Danza dei cavalieri. AppProkof'ev es. 2ena gli ospiti vanno via sulle note di una stilizzata Gavotta, Romeo, che si era rifugiato, si avvicina al balcone della fanciulla la quale, riconosciutolo, si scambia con l’innamorato effusioni amorose in una poetica atmosfera notturna (Scena del balcone) e promesse di matrimonio (Danza dell’amore).
Atto secondo
Il secondo atto si apre con la Danza popolare nella quale è rappresentata la festa nella piazza centrale di Verona con una musica che, se da un punto di vista ritmico appare inquadrata in un ritmo di tarantella in 6/8, da quello timbrico descrive la festa con oboi e corno inglese che ricordano le cornamuse dei musicanti da strada. Mentre Romeo, insieme con l’amico Mercuzio, passeggia accompagnato da un tema di carattere nobile (Romeo e Mercuzio),, nella piazza in cui si svolge la quotidiana attività (Danza delle cinque coppie e Danza con i mandolini, è intercettato dalla governante di Giulietta, descritta in modo ironico con temi saltellanti, la quale gli comunica che la giovane lo attende in chiesa per celebrare le nozze  (La Governante e Romeo). In chiesa le nozze vengono celebrate da Frate Lorenzo (Padre Lorenzo), descritto come avvolto in  un’atmosfera misteriosa quasi nell’ombra, dal momento che si appresta a sposare in segreto i due giovani e, poco dopo, a organizzare la finta morte di Giulietta. Fuori la gente continua a festeggiare sulle note della Danza del mattino dell’atto primo e della Danza popolare dell’inizio del secondo atto. L’incontro tra Tebaldo e Mercuzio, avvenuto sulle note dei temi delle Strade si risvegliano e della Danza dei cavalieri, sfocia in un duello (Il duello) che si conclude con la morte di Mercuzio descritta con una ripresa variata di alcuni dei temi principali che hanno accompagnato questo personaggio. Dopo l’uccisione di Tebaldo, da parte di Romeo, che vuole vendicare la morte dell’amico (Romeo decide di vendicare Mercuzio) rappresentata dall’orchestra la riproduzione onomatopeica del cozzare delle spade, l’atto si conclude con la condanna del giovane all’esilio.
Atto terzo
Poche drammatiche battute introducono Romeo e Giulietta prima della separazione, brano in cui è descritto il momento della separazione dei due giovani amanti dopo la prima notte nuziale in una scrittura estremamente poetica soprattutto nel bellissimo tema del flauto. I due si scambiano, sempre in un’atmosfera estremamente poetica intrisa di pathos, un Ultimo commiato con una musica quasi cameristica per la presenza di splendidi a soli. Ritorna la Governante, mentre i familiari cercano di convincere Giulietta a sposare Paride; la ragazza, sulle note del svolazzante tema degli archi de La giovane Giulietta, cerca di sfuggire, mentre le insistenze dei familiari si fanno sempre più pressanti sulle note della Danza dei Cavalieri. Giulietta, rimasta sola, medita, accompagnata dalle note del preludio iniziale, mentre un raffinatissimo interludio orchestrale, che riproduce l’agitazione dell’animo della fanciulla, stabilisce un ponte con la scena successiva che si svolge da Frate Lorenzo rappresentato con il suo tema variato grazie anche a una scrittura orchestrale che mostra le grandi capacità di Prokof’ev nella strumentazione. Il religioso suggerisce a Giulietta di bere una pozione che simulerà una morte apparente e che, una volta rinvenuta, sarà portata via da Romeo tempestivamente avvisato. Un nuovo interludio, nel quale ritornano alcuni dei temi principali del balletto, sposta la scena di nuovo nella camera di Giulietta, dove è ripreso il tema già apprezzato all’interno della Danza dei cavalieri. I familiari vorrebbero che Giulietta sposi Paride il giorno dopo, ma la donna nel malinconico brano Giulietta sola decide di bere nella notte il siero datole da Frate Lorenzo. All’Alba, salutata da una Serenata mattutina di cui è protagonista il mandolino, alcune ragazze con eleganti movenze ma con un tono sommesso che sembra anticipare la tragica scoperta di Giulietta esanime sul suo letto, si recano nella camera della fanciulla per prepararla per il rito nuziale (La danza delle ragazze con i gigli). L’atto si conclude con il malinconico brano Al capezzale di Giulietta che appare senza vita.
Epilogo
Nella tomba si celebrano i Funerali di Giulietta
in un mesto Adagio funebre. Quando tutti escono, giunge Romeo il quale, credendo la donna amata morta, decide di avvelenarsi. Il balletto si conclude con la drammatica rappresentazione della Morte di Giulietta che, rinvenuta, vedendo il cadavere di Romeo, si uccide con il pugnale dell’amato.