Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Benjamin Godard nei salotti parigini”: Maria e Nathalia Milstein

Venezia, Palazzetto Bru Zane-Centre de Musique Romantique Française, Festival “Benjamin Godard nei salotti parigini” (9 aprile-15 maggio 2016)
POESIA”
Violino Maria Milstein
Pianoforte Nathalia Milstein
Benjamin Godard: Sonate pour piano et violon no 3
Ernest Chausson: “Poème”
Benjamin Godard: “Berceuse”
Camille Saint-Saëns:  Sonate pour violon et piano no 1 en ré mineur op. 75
Venezia,15 maggio 2016  
Gran finale per il Festival “Benjamin Godard nei salotti parigini”, di cui si è svolto, domenica 15 maggio, l’ultimo concerto con un programma, dedicato alla produzione per violino e pianoforte ai tempi del musicista dedicatario della rassegna, che spaziava da composizioni dello stesso Godard a quelle di altri autori a lui contemporanei: una serie di opere, che esigono impegno e concentrazione sia da parte degli esecutori che da parte del pubblico. Ma, quando gli interpreti uniscono la passione e il piacere di fare musica ad una preparazione tecnica e, in generale, musicale di prim’ordine, il gioco è fatto. Il che si è verificato nella deliziosa sala dei concerti del Palazzetto Bru Zane, complici le Sorelle Milstein, che hanno saputo generare nel pubblico tanto piacere nell’ascoltare, quanto loro stesse ne hanno dimostrato nel suonare. Non c’è da esitare a segnalare il talento di queste due giovani musiciste, nate a dieci anni di distanza l’una dall’altra, appartenenti ad una famiglia di musicisti di origine russa, che si sono unite in un duo per vocazione naturale: prima saltuariamente, quando l’occasione si presentava, poi con maggiore assiduità, pur continuando, ognuna di esse, la propria attività da solista. Straordinaria al violino – un Jean-Baptiste Villaume del 1860 – Maria, che si è dimostrata, complessivamente, interprete già matura, sfoggiando bel suono, senso dei contrasti e delle sfumature, sicura padronanza dello strumento, accompagnata impeccabilmente al pianoforte dalla sorella minore Nathalia – appena ventunenne – che, nei passaggi più espressivi ed impegnativi affidati al suo strumento, si è rivelata – per l’acuta sensibilità e il tocco cristallino – una promessa davvero ragguardevole nel quadro del pianismo internazionale.
Maria si è autorevolmente imposta nell’ispiratissima Sonata per pianoforte e violino n. 3 di Godard, dove il violino ha un ruolo predominante e in cui si alternano episodi tempestosi e lieti: si è mostrata perfettamente a suo agio nell’intonare il concitato primo tema, ritmicamente complesso, come la successiva frase più semplice, fondata su un ostinato, nell’Allegro moderato iniziale. Analogamente ineccepibile la sua prestazione nello Scherzo dal carattere di volta in volta vorticoso o cantabile, nell’espressivo Andante, che spesso impegna il violino nel registro grave, e nell’indemoniato Allegro finale, caratterizzato dalle accentuate sincopi del violino.Più equilibrato il rapporto tra i due strumenti in Poème di Ernest Chausson, dove il violino è “primus inter pares”. Tratto da una novella di Turgenev – Il Canto dell’amore trionfante, avente per oggetto un triangolo amoroso e un’infatuazione provocata dall’esecuzione di una melodia suonata dal violino –, il pezzo di Chausson fu concepito originariamente per violino e orchestra, per poi essere trascritto dallo stesso autore per violino e pianoforte. Si tratta di una composizione, impreziosita da seducenti melodie e da una raffinata armonia, ad evocare atmosfere misteriose, dove le due soliste hanno brillato alla pari nel trovare il giusto accento così come nell’affrontare le parti caratterizzate da un virtuosismo mai fine a se stesso. Quanto alla Berceuse, tratta dal capolavoro di Benjamin Godard – l’opera Jocelyn, ancora ricordata proprio grazie a questa pagina – , il successo di questo brano, che è stato interpretato dalle più grandi voci del Novecento, è attestato anche dai suoi molteplici arrangiamenti destinati a formazioni diverse. Nella prima sezione della Berceuse, di tipo recitativo, dal carattere declamatorio e sospensivo, dopo una serie di accordi che introducono un’atmosfera sospesa e misteriosa anche per l’assenza della sensibile, si è apprezzato il suono morbidissimo del violino, che ha assunto un piglio più appassionato nella successiva parte cantabile, intrisa di grande lirismo, basata sul ritmo ternario caratteristico delle ninne nanne e su una melodia semplice, tinta di armonie spesso soavi. Su un perfetto equilibrio tra violino e pianoforte, che spesso si scambiano lo stesso materiale musicale, si fonda la Sonata per violino e pianoforte n. 1 op. 75 di Camille Saint-Saëns – amatissima dal pubblico come dai solisti fin dalla sua prima esecuzione da parte del suo dedicatario il violinista belga Martin-Pierre Marsick –, caratterizzata da contrastanti atmosfere e composta di due soli movimenti, ognuno dei quali diviso in due parti, che si susseguono senza soluzione di continuità. . Efficaci le due soliste, nella prima parte della sonata (Allegro agitato), nell’esprimere la cupa frenesia che la percorre inizialmente come il carattere più pacato del secondo tema che, per ammissione dello stesso Proust, corrisponde alla “petite phrase” della sonata di Vinteuil, il musicista della Recherche. Fluido ed elegante l’Adagio caratterizzato da un’espressività priva di pathos. Nell’Allegretto moderato – di fatto, uno scherzo dal ritmo danzante – violino e pianoforte hanno affrontato con brio e leggerezza la sua scrittura, disseminata di staccati, dopodiché il violino, nell’episodio centrale, ha saputo”cantare” con  sensibile trasporto, adeguatamente accompagnato dagli arpeggi del pianoforte. Quanto all’ultima parte della sonata (Allegro molto), una tecnica trascendentale ha dominato nei passaggi basati su un virtuosistico moto perpetuo, che si alternano a sezioni di intenso lirismo, in cui appare il secondo tema dell’Allegro agitato. Successo vivissimo. Un fuoriprogramma: Maurice Ravel. Pièce en forme de Habanera.