Teatro di San Carlo – Stagione d’Opera e Balletto 2015/2016
“FEDORA”
Melodramma in tre atti di Arturo Colautti, dal dramma omonimo di Victorien Sardou
Musica di Umberto Giordano
La principessa Fedora Romazov ELENA ROSSI
Il conte Loris Ipanov GUSTAVO PORTA
De Siriex, diplomatico SERGIO VITALE
La contessa Olga Sukarev ANNA CORVINO
Dimitri, groom – un piccolo Savoiardo FRANCESCA RUSSO ERMOLLI
Desiré, cameriere CRISTIANO OLIVIERI
Il barone Rouvel GIANLUCA SORRENTINO
Cirillo, cocchiere – Borov, medico JOHN PAUL HUCKLE
Gretch, ufficiale di polizia DANIELE PISCOPO
Lorex, chirurgo BRUNO IACULLO
Nicola, staffiere GIANVITO RIBBA
Sergio, staffiere MARIO TODISCO
Michele, portinaio PAOLO MARZOLO
Boleslao Lazinski, pianista ROBERTO MORESCHI
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore Maurizio Agostini
Maestro del coro Marco Faelli
Regia Lamberto Puggelli ripresa da Salvo Piro
Scene e Costumi Luisa Spinatelli
Luci Bruno Ciulli
Allestimento del Teatro Regio di Torino
Napoli, 10 maggio 2016
Ritorna in scena al Teatro di San Carlo, dopo ventisette anni d’assenza, Fedora di Umberto Giordano. Opera che dopo il successo iniziale subì una lunga eclissi, per ritornare in auge negli anni ’90 del secolo scorso, grazie soprattutto ad interpreti d’eccezione. Settimo titolo in programma per la stagione 2015 – 2016, che vede protagonista per il primo cast, il soprano Fiorenza Cedolins. Penultima replica quella del 10 maggio, dove ad esibirsi è il cast alternativo previsto dalla produzione, a cui sono state affidate due recite. La regia è di Lamberto Puggelli (1938-2013), ideata per il Teatro alla Scala di Milano nella primavera del 1993 e successivamente ripesa presso il Teatro Regio di Torino. Indelebile nella memoria collettiva per essere stato lo sfondo di interpretazioni passate alla storia (Plácido Domingo, José Carreras, Mirella Freni per citarne solo alcuni). Il lavoro dopo ventitré anni non risente grossomodo del suo tempo, fattore determinato dal fatto, che esso, seppur non privo di personali interpretazioni, sia in linea con quanto indicato dal libretto originale, al servizio del testo e della sua drammaturgia. All’alzarsi del sipario la machina scenica viene messa a nudo, presentata nella sua essenza. Sullo sfondo, un’antica litografia della facciata del Palazzo d’Inverno dell’Ermitage, sintetizza la prima didascalia scenica (“Pietroburgo, d’inverno”) e immerge lo spettatore in medias res. La tecnica del fondale dipinto, viene impiegata da Puggelli nel corso dell’opera per contestualizzare l’azione: Palais Garnier, il tempio della lirica della Ville Lumière, per il secondo atto e la natura incontaminata dell’Oberland bernese per l’ultimo. Ad eccezione dell’ultimo fondale, destinato a permanere, gli altri due rapidamente scompaiono per lasciare posto a due fughe d’interni. Essenziali le scene di Luisa Spinatelli, in linea con quanto richiesto dal libretto. Eccessivamente orientate verso il fondo della scena, tendono ad allontanare l’azione dalla sala. È la stessa Sipinatelli a firma anche i costumi, particolarmente belli. A curare la ripresa di questa regia Salvo Piro, che sicuramente avrà profuso lo stesso impegno per entrambi le compagnie, aiutando gli interpreti nel delicato processo di creazione del personaggio, mettendo in gioco anima e corpo, cercando di valorizzare al massimo il lato attoriale di ogni singolo cantante, a discapito magari di una visione più unitaria, capace di rendere più omogeneo e “vero” l’intero lavoro. In riferimento allo spettacolo in questione, dove fra gli interpreti erano presenti anche giovani cantanti, è singolare leggere la “scoccata” che lo stesso Piro lancia ai Conservatori, dove, a suo dire l’arte scenica è sempre meno curata, ponendo il regista d’opera di fronte a difficoltà sempre maggiori. Fra i giovani di questa produzione anche il Direttore Maurizio Agostini, che dal 2008 è Direttore Musicale di Palcoscenico al Teatro di San Carlo. Tempi giusti, gesto chiaro e ottima competenza della partitura. Meno pulite le sonorità, a volte eccesive, non calibrate al canto. Appunto critico per l’Orchestra, quanto mai “rilassata”, in camicia nera, per alcune maestranze anche con i polsini risvoltati, se non addirittura fuori dai pantaloni. Non me ne vogliano gli amanti del casual, ma al San Carlo una cosa del genere, non si può proprio vedere! Oltre alla nota di costume, anche la resa musicale non brilla appieno, eccezione fatta ovviamente per alcune realtà del Teatro di San Carlo, come il primo violino Cecilia Laca e la prima viola Antonio Bossone, interpreti di assoli di grande musicalità e bellissimo suono, la fila degli ottoni, in particolare le trombe e gran parte dei legni. Ad interpretare la protagonista, Fedora, il soprano Elena Rossi. Voce morbida e corposa, con un registro centrale ampio e sonante, gravi ricchi di suono ma con qualche difficoltà nel registro acuto, meno naturale e con una certa tendenza a spingere troppo gli acuti che non risultavano sempre sicuri. Sotto il profilo interpretativo, l’aspetto prevalente è quello più marcatamente drammatico, meno convincente invece nei momenti più marcatamente sentimentali. Desta qualche perplessità il tenore argentino Gustavo Porta, dotato di un bel timbro generoso di lirico spinto, esteso e potente, non privo però di problemi nel portamento e negli acuti, forzati e non sempre precisi nell’intonazione. Il suo conte Loris Ipanov non mostra i tratti essenziali che abbisognano al ruolo. Estremamente convincenti nelle loro esibizioni, il giovane baritono casertano, Sergio Vitale, interprete del diplomatico De Siriex ed il soprano Anna Corvino, interprete della contessa Olga Sukarev. Il primo possiede una bella voce pastosa, autenticamente baritonale, omogenea e ben timbrata su tutta la gamma, con buona facilità nella salita agli acuti. Elettrica l’Olga di Anna Corvino, che supera con ottimi risultati l’impresa vocale e scenica di questo ruolo, il cui scopo è anche quello di allentare la tensione e di creare momenti di spensieratezza. Corretti i numerosi interpreti dei personaggi secondari di quest’opera, fra cui spiccano Francesca Russo Ermolli e il pianista Roberto Moreschi, come anche il coro diretto da Marco Faelli. Nel complesso una recita ben riuscita, che ha riscontrato il favore del pubblico, particolarmente generoso di applausi.