Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Benjamin Godard nei salotti parigini”: Quatuor Mosaïques

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Benjamin Godard nei salotti parigini”, 9 aprile-15 maggio 2016
“QUARTETTI DIMENTICATI”
Quatuor Mosaïques
violini Erich Höbarth, Andrea Bischof
viola Anita Mitterer
violoncello Christophe Coin
Charles Gounod: Quatuor à cordes n° 2 en la majeur
Benjamin Godard: 
Quatuor à cordes n° 2 en la majeur
Venezia, 10 aprile 2016
Prosegue a tappe serrate il Festival “Benjamin Godard nei salotti parigini”, realizzato dal Palazzetto Bru Zane-Centre de musique romantique française. Nel secondo concerto si è inteso offrire un saggio dell’arte di Benjamin Godard in qualità di compositore di quartetti per archi, mettendo a confronto  il suo ragguardevole Quartetto n. 2 in la maggiore, in cui si coglie una cifra originale del musicista dedicatario di questa rassegna, con il Quartetto n. 2 di Gounod, forse nel complesso  più “accademico”, seppur non privo di quella sottile eleganza a livello melodico ed armonico, tipica dell’autore di Faust. Si tratta di due lavori accomunati – oltre che dalla stessa tonalità di la maggiore – anche dall’assenza di ogni influenza di Wagner , sia essa ravvisabile nell’esasperato cromatismo o nel ritorno ciclico di temi (Godard, addirittura, si vantava di non aver mai aperto una sola partitura dell’autore del Ring).
Ineccepibile l’esecuzione del Quatuor Mosaïque – tra gli ospiti abituali dal Palazzetto Bru Zane –, che anche nel nome vuol mettere in risalto il suo intento programmatico di curare scrupolosamente ogni dettaglio, come si è potuto constatare nel Quartetto n. 2  di Gounod. Tale lavoro – dopo la prima assoluta presso la Société Nationale de Musique nel 1887 – non avrebbe mai dovuto essere  eseguito né tanto meno pubblicato, poiché il compositore – non a caso cimentatosi solo in tarda età nella scrittura di quartetti – tenne la partitura nel cassetto, insieme alle altre da lui composte per la stessa formazione, probabilmente intimorito dall’inevitabile confronto con Beethoven o comunque con i grandi “classici” nell’ambito di questo genere cameristico. Ritenuto per lungo tempo perduto, tale lavoro fu recuperato fortunosamente nel 1993. Assoluto affiatamento, suono rotondo, senso delle sfumature e degli accenti, raffinato lavoro d’insieme si sono potuti apprezzare fin dall’attacco del primo movimento (Allegro moderato), che si apre con un motivo perentoriamente affermativo, cui segue un pacato  tema di carattere colloquiale che si scambiano gli strumenti intrecciando un dialogo – secondo l’esempio dell’ultimo Beethoven –, in cui il primo violino è, appunto, “primus inter pares”.  Così dicasi per il successivo Allegretto – una sorta di marcetta surreale, che evoca il Gounod della Marcia funebre per una marionetta, in bilico tra Humor e ricercatezza timbrica, attestata dall’uso dei pizzicati e della sordina –, come per gli altri due movimenti, in cui fanno capolino, rispettivamente, Haydn e Mozart.
Venendo al quartetto di Godard, si tratta – come si è già accennato – di un lavoro magistrale, anch’esso proposto al pubblico per la prima volta (nove anni prima, nel 1878) presso la sede della Société Nationale de Musique, un’istituzione – come si vede – fondamentale nel promuovere la creazione di un repertorio cameristico, che fosse espressione dell’“Ars Gallica” dopo la disfatta di Sédan. Anche nell’esecuzione di questo lavoro, intriso di romanticismo, la prestazione del Quatuor Mosaïque è stata esemplare, tra l’altro, nel trovare di volta in volta il giusto accento, con una disinvoltura, che non lasciava tradire la buona dose di padronanza tecnica, necessaria ad affrontare le difficoltà di questa partitura: dai due temi del primo movimento (Allegretto moderato), l’uno di carattere tipicamente pastorale, l’altro dal tono particolarmente delicato, al variegato ed esteso Andante aperto da una sorta di corale intonato dagli strumenti all’unisono per poi evocare la densità armonica e l’arte della variazione di un Brahms, ai due movimenti conclusivi: un breve Vivace ma non troppo, preceduto da un arguto Scherzo, e un vorticoso Allegro molto. Successo davvero caloroso. Un bis: l’Allegretto dal quartetto di Gounod.