Napoli, Teatro di San Carlo, stagione di balletto 2015-2016
“COPPÉLIA”
Coreografia Roland Petit
Supervisione coreografica Luigi Bonino
Musica Léo Delibes
Swanilda LUISA IELUZZI
Frantz ALESSANDRO STAIANO
Coppélius GIANLUCA NUNZIATA
Amiche ANNA CHIARA AMIRANTE, LUANA DAMIANO, ANNALINA NUZZO, GIOVANNA SORRENTINO, GRAZIA STRIANO
Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo
Direttore David Garforth
Scene e costumi Ezio Frigerio
Luci Jean Michel Désiré
Napoli, 12 aprile 2016
Torna al San Carlo la preziosa Coppélia di Roland Petit, demiurgo del balletto del Novecento che non ha certo
bisogno di presentazioni, conquistando, come di consueto, il meritato successo. Al di là delle ascendenze letterarie più o meno fedeli all’originario racconto di E.T.A. Hoffmann, L’uomo di sabbia (1817), o dell’allontanamento dal contesto villereccio dell’intramontabile classico ottocentesco, l’amore è il filo conduttore della vicenda. Essa è volutamente ripresa in maniera autonoma, nella ferma convinzione di non dover tradire le coreografie originali rendendole una “traduzione” personale, quanto invece una vera e propria “versione” in un altro tipo di linguaggio, mantenendone la partitura musicale (sia pure utilizzata in maniera di versa e talvolta riarrangiata con finalità caratterizzanti) e il significato più profondo. Ecco perché la sua Coppélia, gioiello fra i gioielli, è erede non solo di una determinata visione artistica, ma porta nell’opera d’arte il personalissimo uso del sentimento.
Petit creò per la moglie, la grande e amatissima Zizi Jeanmaire, il ruolo al quale lei fu costretta a rinunciare a causa di un incidente: il fantoccio che avrebbe dovuto ricordargli Zizi non ebbe più le sue sembianze e il pensiero di lei, momentaneamente lontana per curarsi in America, rimaneva sospeso in un battito di ciglia. Oggi l’impareggiabile duetto del dottor Coppélius con la bambola dalle fattezze di Swanilda non è che il significante scenico di una debolezza umana difficilmente modificabile: l’invaghimento fuori tempo e fuori luogo. Un triste scontro con una realtà che, come troppo spesso accade, non è quella immaginata. Il dramma è tutto interiore e chi non vuole vederlo può illudersi che non esista, ben mascherato com’è da ammiccamenti e frivolezze di situazione, che nel linguaggio codificato di Roland Petit diventano preludio alla tragedia. In questo caso, però, la tragedia è solo interiore e si stempera nelle note gioiose di Delibes e nella riuscita dell’inganno salvifico.
Un successo assicurato che il grande coreografo concesse per la prima volta in esecuzione a una compagnia non sua proprio al San Carlo. E successo è
stato, ancora una volta. Non poteva esserci conclusione migliore per l’ultima recita affidata, in terzo cast (dopo la coppie Anbeta Toromani – Alessandro Macario, e Ksenia Ryzhkova – Dimitrij Sobolevskij), a due veri gioielli di casa, allevati e forgiati da Anna Razzi nella Scuola di Ballo del Massimo napoletano, ovvero i vincitori dei nostri Oscar della Danza Luisa Ieluzzi (GBoscar 2016) e Alessandro Staiano (GBoscar 2015).
Un tripudio di applausi dal Teatro gremito fino all’ultimo ordine di palchi ha salutato il debutto dei due giovani nei ruoli di Frantz e Swanilda, ai quali si sono dimostrati ben adatti per tecnica e temperamento. Civetta graziosa e spiritosa, espressiva nella pantomima comica e ammiccante, Luisa Ieluzzi ha convinto il pubblico con fluidità, grazia e sicurezza in un ruolo denso di difficoltà atipiche. Qualche minima sbavatura negli entrechats più rapidi, data la linea molto arcuata delle gambe (e qui arriva in aiuto la tecnica della nostra scuola italiana ancora in parte tramandata al San Carlo sotto la direzione Razzi, con le batterie eseguite a ginocchia “flessibili” e non ipertese, proprio per evitare questo problema) e nell’aderire talvolta alla musica. Ma si sa, il lavoro delle donne nella danza è sempre più lungo, difficile e ingrato. Molto belle le linee e i movimenti più sinuosi; efficace nella scena “di carattere” del secondo atto in cui Swanilda si traveste da bambola e gioca di seduzione con Coppélius.
Alessandro Staiano si conferma, ancora una volta, forte carattere scenico e grintoso saltatore. Decisamente temerario nello spingersi oltre il limite di gravità, ha affrontato ottimamente le difficoltà legate al ruolo, gestendo anche momenti “pericolosi”. Applausi a scena aperta per i suoi manèges e cabrioles dal ballon eccezionale, ma anche aver saputo coinvolgere il pubblico di tutte le età nel seguire la vicenda descritta, in fondo, da soli tre personaggi più una bambola.
La coppia appare perfettamente proporzionata e ben assortita. Le emozioni sono sempre dietro l’angolo, per cui ci auguriamo che le nuove leve possano maturare con esperienza grazie a un impiego costante su un numero più alto di recite nei ruoli di punta. Un altissimo livello è già stato raggiunto e il Teatro pieno fino all’ultimo giorno dimostra che il pubblico sa apprezzare il bello, senza lasciarsi abbagliare dalla notorietà o da nomi impronunciabili di artisti stranieri non per forza superiori. Perché se l’ospitalità è giusta e fa parte di quella intercultura di cui la danza è veicolo imprescindibile, l’erba del vicino non deve essere a tutti i costi più verde.
Terzo (o primo?) protagonista della serata, il dottor Coppelius di Gianluca Nunziata. Altro debutto in un ruolo importante che fu di Roland Petit e che, nelle altre recite di questa produzione sancarliana, è stata affidata Luigi Bonino, fedelissimo testimone della tradizione Petit nel mondo e sotto la cui supervisione è stata portata in scena anche questa Coppélia. Nunziata si conferma molto versatile nella pantomina, un talento attoriale naturale, che ha saputo far suo un ruolo dal passato “pesante”, ma che non va confrontato in nessun senso (in vero i confronti non sono mai corretti, vista l’unicità del singolo individuo), per essere accolto nella soggettività dell’interprete. Qualche incertezza nell’insieme delle amiche, non sempre aderenti alla musica. Tra queste, si distingue per presenza scenica e pulizia tecnica Anna Chiara Amirante.
Coinvolgente la prestazione del Corpo di Ballo, nei piacevolissimi momenti d’insieme, e dell’Orchestra sancarliana, diretta con preziosa enfasi da David Garforth.
Prossimo appuntamento, in un nuovo allestimento del Teatro di san Carlo, con Romeo e Giulietta per la coreografia di Leonid Lavrovsky, rivista da Mikhail Lavrovskyarlo. Interpreti principali Olesya Novikova e Leonid Sarafanov /Anbeta Toromani e Alessandro Macario, dal 21 al 28 giugno 2016.(foto Luciano Romano).