Opera di Firenze – Stagione d’Opera e balletto 2015-2016
“I CAPRICCI DELLA SORTE, OSSIA L’ITALIANA IN ALGERI”
Dall’Opera di Gioacchino Rossini
Uno spettacolo di Venti Lucenti
Mustafà BYONGICK CHO
Lindoro PATRICK KABONGO MUBENGA
Isabella ANA VICTORIA PITTS
Taddeo MATTEO LOI
Un’odalisca ELEONORA BELLOCCI
Sinfonietta del Conservatorio di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Rinaldo Franci” diSiena e l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Pietro Mascagni” diLivorno
Regia e scrittura scenica Manu Lalli
Direttore Giuseppe La Malfa
Scene Roberta Lazzeri
Luci Alessandro Tutini
Maestro del Coro Voci Bianche Ennio Clari
Firenze, 5 aprile 2016
Che quello attuale non sia un periodo allegro per il settore della cultura nel nostro Paese purtroppo non è un semplice luogo comune; ci sono segni tangibili ed evidenti della scarsa attenzione, addirittura dell’abbandono in cui istituzioni culturali, prima gloriose e fiorenti, oggi languiscono. Tra queste ai teatri è toccata forse la sorte peggiore, con difficoltà di ogni tipo, prima di tutto economiche, che accorciano la portata della programmazione e fanno tirare un sospiro di sollievo per ogni iniziativa anche piccola che va in porto, quasi fosse un fatto straordinario. Si tratta di una sorta di tenaglia: scarsa attenzione dal basso, da parte del pubblico dei fruitori, indifferenti, pigri a anche disaffezionati per problemi di gestione poco felice e abbandono dall’alto, da parte dello Stato che continua a non considerare prioritari investimenti sistematici finalizzati al salvataggio urgente di un patrimonio materiale e immateriale prezioso quanto fragile. All’origine dell’una e dell’altro – e anche delle apparentemente inevitabili corruttele che poi fioriscono ovunque allontanando la soluzione dei problemi, ritengo – c’è la stessa cosa: l’educazione, o meglio la sua carenza, la mancanza di amore e di entusiasmo che nasce quando non si conosce; l’idea che certe cose siano inutili o barbose perché nessuno insegna che rendono bella la vita, molto più degli oggetti che si possono acquistare. Se questo è vero un po’ per tutte le arti e le forme di spettacolo, è doppiamente vero per il teatro musicale; se può essere moderatamente cool interessarsi di installazioni, body art, musica etnica, teatro di strada… il buon vecchio melodramma, un tempo popolare, incontra mille ostacoli a tornare in auge, anche per futili motivi di moda e vizi intellettuali, considerato elitario dalla massa e polveroso dall’élite, roba da nonne, da gente che considera musica lo zumpappà e poesia il ciarpame librettese. Dopo aver dipinto questo scenario apocalittico, da amanti della cultura, del teatro e dell’Opera in particolare, non si può che applaudire, grati e commossi, all’iniziativa che ha portato allo spettacolo andato in scena al Teatro dell’Opera di Firenze e intitolato “I capricci della sorte, ossia l’Italiana in Algeri”.
Si tratta di un progetto, arrivato quest’anno alla decima edizione, nato dalla collaborazione del Teatro fiorentino, dell’Assessorato all’educazione del Comune, della compagnia teatrale Venti Lucenti e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ogni anno mette in scena una riduzione di un’Opera della stagione, coinvolgendo circa 900 ragazzi delle scuole fiorentine, dagli otto ai quattordici anni, insieme a cantanti professionisti e a un’orchestra giovanile, sul palco del massimo teatro della città. Sono sicuro che non ci possa essere modo migliore per dare un futuro al nostro teatro musicale che promuovere la conoscenza e l’amore per l’Opera nei giovanissimi. Far vivere a quasi mille ragazzi un’esperienza simile, facendo loro conoscere l’ambiente del teatro dal di dentro, facendoli collaborare con una vera orchestra, istruiti nel canto e nei movimenti scenici da dei veri professionisti, illuminati dai riflettori su un vero palcoscenico, inondati dagli applausi di un pubblico piuttosto oceanico, quale quello contenuto dalla sala del nuovo Teatro dell’Opera, mi pare un modo infallibile per accendere una passione e iniziare a creare un humus culturale nuovo, ricettivo, fertile, che chissà che non possa dare in qualche decennio frutti sorprendenti. Del resto la passione e la gioia erano palpabili in teatro, non solo tra i ragazzi che stavano in scena, concentratissimi ed elettrizzati, ma in tutto il pubblico, composto per la maggior parte dalle famiglie e da altri bambini e ragazzi, gli amici e i compagni di scuola che non hanno potuto partecipare direttamente. Grande impegno, grande soddisfazione e divertimento da parte dei piccoli protagonisti sono stati accolti da raffiche di entusiasmo, ovazioni e applausi quasi incessanti, in un’atmosfera di calore e allegria, questa sì, un po’ inconsueta in un teatro d’Opera. Tanto è vero che qualcuno in sala non aveva esattamente capito dove si trovasse, come il mio vicino di posto, caso fortunatamente isolato, che ha trascorso la serata borbottando che ‘non ci si comporta così a teatro’ e ‘che modo è questo di applaudire ogni momento’, ‘povero Rossini!’
Lo spettacolo è stato in realtà delizioso, realizzato professionalmente in ogni aspetto, con costumi e scene curatissime e scintillanti di colori, movimenti di masse aggraziati e divertenti, interventi solistici all’altezza del luogo. Non si è trattato ovviamente di una classica messa in scena d’Opera, ma di uno spettacolo basato sull’Italiana in Algeri di Rossini, che ne presentava i brani famosi, interpretati da cantanti professionisti provenienti dall’Accademia del Maggio, intercalati da interventi del coro dei bambini, e cuciti dalla narrazione degli eventi, opportunamente buffa, recitata dall’attore Daniele Bacci. La musica è stata adattata per piccola orchestra con pianoforte da Giuseppe La Malfa, impegnato anche in veste di direttore dell’ensemble giovanile formato da allievi di tre Istituti Musicali, il “Cherubini” di Firenze, il “Franci” di Siena e il “Mascagni” di Livorno.
Mi sembra più utile mettere in evidenza la validità dell’iniziativa che disquisire sulla qualità artistica delle singole prestazioni, che è stata comunque alta: bravi musicalmente e scatenati in scena i giovani cantanti solisti, tutti dotati di voci educate, interessanti e in regola con lo stile; bravi e impegnati i giovani strumentisti; ottima la prestazione dello staff dell’associazione Venti Lucenti, guidata da Manu Lalli che ha curato e animato la parte scenico-coreografica. Un plauso particolare va fatto al maestro del coro Ennio Clari che ha istruito e diretto i bambini, ottenendo un risultato notevolissimo per la brevità dell’esperienza, per l’età e l’estrazione dei novecento coristi – numero abbastanza impressionante, per fortuna c’è sempre qualcuno che fa il pesce! – che sono normali allievi delle scuole elementari e medie senza nessuna specifica preparazione musicale o vocale. Stupefacente è stato l’impegno produttivo e la resa, in termini di vivacità cromatica ed eleganza dei costumi di odalische, schiavi e soldati, tutto ovviamente moltiplicato per novecento e sfarzose le scene di Roberta Lazzeri. Calorosissima, anzi incandescente, è stata come si è detto l’accoglienza del pubblico, in una sala stavolta veramente gremita, come non capita spessissimo, da qualche tempo. Ho iniziato con le note dolenti, chiudo nell’ottimismo, pensando che, come è successo da dieci anni ad oggi, questa esperienza verrà ripetuta, ogni stagione con un’Opera diversa, in una produzione tutta nuova con altri bambini, solo con la stessa emozione e la stessa felicità. L’Opera lirica può essere bellezza, piacere, divertimento per tutte le età; ogni volta che una persona nuova si convince di questo, qualunque sforzo è ben speso.