D.Cimarosa: “Sposate che sarimmo”; G.Paisiello: “Ah, che nel petto io sento”; Leone de Naples (seconda metà sec.XVIII): Larghetto, Allegretto (Sonata V op.2 in sol min.), Variations sur “L’avez vous vu mon bien aimé”; E.R.Duni: “L’avez vous vu mon bien aimé”; G.Sarti: “Chère idole de mon âme”; A.E.Modeste Gretry: “Je crians de lui parler la nuit”; J.B.Krumpholtz: “Puisque mon espoir”; C.W.Gluck: D’une image, hélas! trop chérie”; W.A.Mozart: “Die Zufruiedenheit KV349, “Komm, liebe Zither, komm K.351; “L’ho perduta”, “Mon coeur soupire” (le nozze di Figaro); Sonata in fa magg.K 30 – rondò; “L’incostante”- canzonetta I, “L’abbandonata” – canzonetta III, “L’allegro” – canzonetta VII. Marinella Pennicchi (soprano), Mauro Squillante (mandolino), Mara Galassi (Arpa a crochet). Registrazione: Chiesa di San Vincenzo, Eupilio, LC, giugno 2010. T.Time: 61’18 1 Cd Stradivarius, STR 33851
L’associazione voce, mandolino ed arpa – con funzione di basso continuo – può risultare insolita per l’ascoltatore odierno ma non era così infrequente nel XVIII secolo prima che la diarchia assoluta di pianoforte e violino venisse a monopolizzare tanto la musica vocale da camera quanto quelle riduzioni di composizioni più ampie – soprattutto operistiche – che tanta parte avevano nella conoscenza della musica al di fuori delle rappresentazioni teatrali.
L’associazione voce, mandolino ed arpa – con funzione di basso continuo – può risultare insolita per l’ascoltatore odierno ma non era così infrequente nel XVIII secolo prima che la diarchia assoluta di pianoforte e violino venisse a monopolizzare tanto la musica vocale da camera quanto quelle riduzioni di composizioni più ampie – soprattutto operistiche – che tanta parte avevano nella conoscenza della musica al di fuori delle rappresentazioni teatrali.
Questo nuovo prodotto per i tipi Stradivarius affidato alla voce di Marinella Pennicchi affiancata all’arpa da Mara Galassi e al mandolino da Mauro Squillante ripropone questo insolito repertorio offrendo una prestazione decisamente godibile all’insegna di un’eleganza tenera e malinconica che ci introduce pienamente nel clima dei salotti dell’avanzato Settecento facendoci sentire come trasportati in un dipinto di Watteau. Sul piano esecutivo gli strumentisti mostrano buone doti; soprattutto Squillante affronta con sicurezza anche alcuni passaggi virtuosistici affidati al mandolino sia in accompagnamento alla voce sia nei momenti solistici mentre la Pennicchi è una professionista, corretta e musicale, godibile e stilisticamente precisa anche se la voce è leggera e anche se dal punto di vista interpretativo non va oltre una correttezza di maniera.
Il repertorio proposto si articola in due sezioni, la prima legata a Napoli e Parigi come principali centri di riferimento culturale spesso in relazione fra loro mentre la seconda vede una serie di brani mozartiani fra cui alcune insolite trascrizioni per gli strumenti scelti. Posto in apertura del programma “Sposate che sarimmo” da “Il fanatico per gli antichi romani” di Domenico Cimarosa tutto pieno di un’essenza melodica di una totale napoletanità, non può che dare un ottimo risultato in un adattamento di questo tipo di orchestrazione che evidenzia come meglio non si potrebbe il legame con la tradizione popolare dell’opera buffa napoletana; sono queste delle componenti che ritroviamo anche nella successiva “Ah, che nel petto io sento” da “La bella Molinara” di Paisiello anche se qui inserite in uno stile cortese di più evidente taglio internazionale.
Con Egidio Romualdo Dumi seguiamo il percorso fra Napoli e Parigi sulle orme del compositore materano giunto in Francia nel 1756dove fu una fra le figure di spicco della “Querelles des bouffons” con un linguaggio in cui le esperienze francesi e italiane tendono ad arricchirsi vicendevolmente; ciò si riscontra nei seguenti brani di Gabriele Leo e Leone de Naples (quest’ultimo solo strumentale) mentre “Chére idole de mon âme” di Sarti ci porta a un successivo sviluppo di questo stile che ormai si era fatto internazionale arricchendosi di esperienze diverse pienamente fuse nella musica del compositore faentino di nascita ma europeo nel senso più vasto per carriera e formazione
Totalmente francese “Je crains de lui parler la nuit” di Gretry melodia celeberrima per l’inciso fattone da Čajkovškij nella “Pikovaja dama” e che fa piacere ascoltare nel suo sviluppo complessivo pur in questa particolare orchestrazione. “D’une image, hèlas! trop chérie” da “Iphigénie en Tauride” introduce un tema importante: il ruolo di questa versione con orchestrazione ridotta nella diffusione delle arie più celebri dell’opera del tempo, elemento fondamentale nei tempi precedenti le prime registrazioni fonografiche. Resta però il sentore che la ricchezza della scrittura gluckiana tenda troppo a perdersi in questa versione nonostante l’impegno della Pennicchi di trovare colori e accenti più intensi e drammatici di quelli sostanzialmente leggeri che caratterizzano il resto del programma.
Mozart è il protagonista della seconda parte. La sonata per mandolino K 30 di cui sono presentati due movimenti – I adagio e II rondò, tempo di minuetto – testimonia un diretto interesse del compositore per questa formazione strumentale. Adattamenti sono invece i due brani da “Le nozze di Figaro” ovvero l’aria di Barbarina e “Mon coeur soupire” versione in francese e per voce di soprano della canzone di Cherubino che ovviamente si adatta perfettamente a questa orchestrazione con il mandolino in luogo della chitarra che mantiene anche l’originario contesto espressivo. Chiudono il programma tre “canzonette” – “L’incostante”, “L’abbandonata” e “L’allegro” – su testi italiani di pretto sapore arcadico che riusano temi musicali di “Die Zauberflöte” secondo assonanze tematiche fra la canzonetta e l’analogo momento dell’opera; così “L’incostante” utilizza la melodia della prima aria di Papageno mentre “Ach, ich fühl´s” di Pamina serve come base tematica per “L’abbandonata”.