“La Cenerentola” al Teatro Massimo di Palermo

Palermo, Teatro Massimo, Stagione Lirica 2016
“LA CENERENTOLA”
Dramma giocoso in due atti, Libretto di Jacopo Ferretti
Musica di Gioachino Rossini
Don Ramiro RENÉ BARBERA
Dandini RICCARDO NOVARO
Don Magnifico PAOLO BORDOGNA
Clorinda MARINA BUCCIARELLI
Tisbe ANNUNZIATA VESTRI
Angelina CHIARA AMARÙ
Alidoro GIANLUCA MARGHERI
Orchestra e Coro del Teatro Massimo di Palermo
Direttore Gabriele Ferro
Maestro del Coro Piero Monti
Maestro al cembalo Steven Rizzo
Regia Giorgio Barberio Corsetti
Scene Giorgio Barberio Corsetti, Massimo Troncanetti
Costumi Francesco Esposito
Lighting designer Gianluca Cappelletti
Assistente alla regia Cecilia Ligorio
Ideazione e realizzazione video Igor Renzetti, Lorenzo Bruno, Alessandra Solimene
Nuovo allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con il Teatro delle Muse di Ancona
Palermo, 19 aprile 2016  
Decisamente positivo l’esito di questa produzione del Teatro Massimo di Palermo: una rilettura storica del dramma giocoso di Rossini unita a un’innovativa messa in scena. A suo tempo Jacopo Ferretti avvertiva nelle prime pagine del suo libretto i «cortesi fratelli drammatici» che Cenerentola non sarebbe comparsa sulla scena in compagnia di un «mago operatore di fantasmagoria o di una gatta che parla», e non avrebbe perso la scarpetta al ballo (ma un braccialetto) «come sul teatro francese o su qualche vasto teatro italiano». In tal modo si andava incontro alle necessità del Teatro Valle di Roma (in cui ebbe luogo la prima rappresentazione nel 1817), ma anche alla «delicatezza del gusto romano, che non soffre sul palco scenico ciò che lo diverte in una storiella accanto al fuoco». Tuttavia la componente fantastica della favola di Perrault viene in qualche modo riportata in questo allestimento grazie alla regia di Giorgio Barberio Corsetti, che integra nello spettacolo l’uso di particolari tecniche video, esito della sua ricerca condotta in questi anni. Alle spalle le esperienze insieme al video-artista francese Pierrick Sorin, con il quale ha lavorato a La pietra del paragone di Rossini e La belle Hélène di Offenbach, oltre a Le Streghe di Venezia su musiche di Philip Glass, che sarà riproposta sulle scene del Massimo dal 29 aprile al 5 maggio 2016 dallo stesso regista e dalla squadra di Cenerentola: Igor Renzetti, Lorenzo Bruno e Alessandra Solimene per ideazione e realizzazione video, Massimo Troncanetti che collabora con Barberio Corsetti alle scene, e (solo per La Cenerentola) Francesco Esposito ai costumi. Tutti artisti che fanno parte del gruppo Officine K, impegnato nella sperimentazione in campo visivo e performativo. I cantanti si esibiscono fra le scenografie “dipinte” dalle proiezioni video e il grande fondo blu del chroma key, davanti al quale stanno “a favore di macchina” così da fondere la loro immagine a vari fondi virtuali. Il risultato è proiettato su un grande schermo posto in alto. Sfruttando queste tecniche vengono dunque creati “effetti speciali” sotto gli occhi del pubblico, mentre le scenografie fisiche sono semplicemente dei volumi convessi da una parte (utilizzati per rappresentare spazi esterni) e concavi dall’altra (per gli interni, con arredi in parte fisici e in parte virtuali). Ma intendiamoci: non è la “fantasmagoria” ad essere riportata nell’opera. I “prestigi” rimangono sempre quelli prodotti dall’astuzia del filosofo Alidoro, ben interpretato da Gianluca Margheri (basso). C’è più che altro la costruzione di un piano immaginario parallelo alla vicenda che pur lasciando intatto lo spassoso ritmo della “commedia” entra in rapporto col testo grazie alle illustrazioni video e ne rappresenta le suggestioni, a volte in maniera giocosamente critica nei confronti della modernità chiamata in causa. È il caso dei desideri e della vanità delle sguaiate sorellastre, Tisbe e Clorinda, rispettivamente interpretate da Annunziata Vestri (mezzosoprano) e Marina Bucciarelli (soprano) che hanno simpaticamente impersonato queste odiose scostumatissime zitelle. Complessivamente buona la loro prova canora; peraltro la Vestri era già nota al pubblico per aver interpretato lo stesso ruolo nel film-opera trasmesso in mondovisione, Cenerentola – Una favola in diretta, per la regia di Carlo Verdone. La protagonista Angelina, la Cenerentola, è interpretata da Chiara Amarù. La giovane palermitana, acclamata dal pubblico, ha saputo unire una bella performance canora a una buona spontaneità scenica, ben affrontando le insidie poste da questo complesso ruolo vocale rossiniano. Fin dall’inizio il suo canto è apparso nitido e chiaroscurato da lasciar percepire la malinconia del suo personaggio, come anche la dolce palpitazione del duetto con Ramiro. Tra l’altro il culmine del duetto è stato arricchito da un omaggio a Frida Kahlo: sullo sfondo le proiezioni di due cuori che si uniscono in un intreccio di vene. Il tenore René Barbera (Ramiro) si esibisce infatti con voce chiara e sonora, dando anche buona prova d’attore nel sostenere le parti comiche, principalmente affidate a Dandini (il cameriere travestito da principe) e al patrigno, il barone Don Magnifico. Riusciti i momenti dedicati a quest’ultimo, egregiamente interpretato (come già in passato) da Paolo Bordogna, che ha cantato con partecipazione e controllo dei mezzi vocali, oltre alle sue ben note doti attoriali. È proprio lui il personaggio protagonista di molte felici applicazioni delle illusioni video: il racconto del sogno premonitore o ancora la spassosa celebrazione della sua nomina a cantiniere che si affiancavano alle rappresentazioni delle sue brame e aspirazioni. Anche Riccardo Novaro ha saputo regalare al pubblico palermitano, oltre a una precisa e decisa vocalità di basso, anche un’ottima presenza scenica. Esilarante il duetto Dandini-Don Magnifico nel secondo atto.
Durante la sinfonia introduttiva il sipario si alza: Angelina, spiata da Alidoro, vaga tra il grigiore di grandi palazzi desolati attratta da coloratissimi cartelli pubblicitari. Non è una città dell’Ottocento, ma della fine degli anni Sessanta del Novecento. Per comprendere questa scelta è interessante analizzare le parole rilasciate in intervista dal regista: «si tratta di una modernità quasi mitica ma vicina noi [..] un momento di rivoluzione, il momento del boom economico. Cenerentola viene catturata dal mondo delle immagini e dell’apparire, ed è Alidoro che la spinge a entrare in questo mondo: è lui che all’inizio fa arrivare in scena i cartelloni pubblicitari che attirano Cenerentola». Interessante il momento in cui Alidoro prepara Angelina per la festa al palazzo: vestito da chirurgo con un’equipe al suo servizio, trasforma il corpo e il look della ragazza grazie ai trucchi video. Caratteristico poi il viaggio verso il palazzo su una Spider rossa, fra i colori e le luci elettriche di una grande metropoli.
Vi sono anche dei momenti in cui la regia colloca sullo sfondo giochi d’ombre di marionette che mostrano l’altra faccia delle situazioni comiche e si stagliano su un diverso piano psicologico rispetto alla freschezza della musica e delle linee vocali, e allo stesso clima divertito in cui ad esempio avvengono i soprusi nei confronti di Angelina. L’ambientazione poi si spinge anche oltre il Novecento, mettendo in mano al seguito del principe (il coro diretto da Piero Monti) tablets che mostrano immagini o lettere, o immortalano l’arrivo di Angelina trasformata in “diva” da Alidoro e accolta a palazzo su un tappeto rosso come una star del cinema. Eppure nella parte conclusiva la rilettura di Barberio Corsetti stabilisce un rapporto problematico con il lieto fine, lasciando il dubbio che tutta la vicenda sia stata solo un sogno o una fantasia della protagonista. In generale lo spettacolo è stato convincente e le piccole sbavature di alcuni attimi si perdonano volentieri; soprattutto i concertati presentano diverse difficoltà, in particolare nelle strette, ma malgrado qualche incertezza sono stati ben eseguiti. Per l’occasione l’orchestra è stata elevata all’altezza del pubblico come al tempo di Rossini, e ha regalato una convincente esecuzione, sotto la guida sicura e acclamata di Gabriele Ferro, direttore musicale del Massimo. Repliche fino al 26 aprile. Foto Rosellina Garbo