Teatro Filarmonico di Verona – Stagione d’Opera e Balletto 2015/2016
“LA CENERENTOLA”
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Jacopo Ferretti.
Musica di Gioachino Rossini
Don Ramiro PIETRO ADAINI
Dandini MODESTAS SEDLEVICIUS
Don Magnifico GIOVANNI ROMEO
Clorinda CECILIA LEE
Tisbe CHIARA TIROTTA
Angelina, detta Cenerentola AYA WAKIZONO
Alidoro SIMON LIM
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Sebastiano Rolli
Maestro del Coro Vito Lombardo
Regia Paolo Panizza
Scene Franco Armieri
Costumi Valerio Maggioni
Coreografia di Lino Villa
Allestimento della Fondazione Arena di Verona in collaborazione con Opera Futura
Verona, 31 gennaio 2016
Dal Rossini a cartoni di Maestrini nella scorsa stagione del Filarmonico ai cartoni di Rossini: in questa veronesissima produzione della Cenerentola (una collaborazione tra Fondazione Arena e Opera Futura) tutto in scena sembra fatto di cartone colorato (Scene e costumi firmate rispettivamente da Franco Armieri e Valerio Maggioni). L’azione si apre sull’interno del palazzo di Don Magnifico: un grande tavolo centrale, scale, un enorme camino ruotabile, tutto rigorosamente in colori pastello. La scena si trasformerà poi, con le stesse logiche a pannelli, nel castello di Don Ramiro e nella bianca chiesa del lieto fine. Il costume “povero” di Cenerentola ricordava piuttosto l’abito di Belle de La bella e la bestia, mentre numerosi dettagli strizzavano l’occhio all’omonimo film Disney. Un allestimento che sembra voler contentare grandi e piccini, ma che, a lungo andare (e con la Cenerentola a lungo si va), sfianca per la scenografia dominata da un fucsia a tratti stucchevole e stereotipata, come stereotipati e fin troppo caricaturali risultano le caratterizzazioni dei personaggi, che alternano una grottesca staticità a momenti di isteria scenica collettiva non adeguatamente giustificati. La regia – affidata a Paolo Panizza – sembra aver preso a cuore la causa “buffa”, ma forse l’amalgama complessivo necessita ancora di essere collaudato. L’ingresso della magnifica carrozza con cui Cenerentola si reca al ballo è il trionfo del kitsch – non ci facciamo mancare nemmeno il gigantesco cavallo illuminato da centinaia di lucine – ma un black out improvviso uccide cavallo e atmosfera. Il cast era complessivamente di buon livello – si trattava per lo più di artisti emergenti dell’Accademia della Scala, tra i quali spicca la Cenerentola di Aya Wakizono, artista di classe, ormai affermata interprete rossiniana. Perfettamente udibile in tutti i registri, il mezzosoprano si districa senza travaglio apparente tra le insidie del ruolo, corredando un’ottima performance vocale con la propria notevole attitudine scenica. Bene anche il Don Ramiro di Pietro Adaini, cui non mancano certamente squillo e brillantezza del colore; tuttavia nei concertati non ritroviamo la stessa precisione degli assoli – nel registro medio/grave lo perdiamo quasi completamente. Dandini era Modestas Sedlevicius, interprete assolutamente carismatico, la cui notevole presenza scenica non è forse stata adeguatamente valorizzata dalla regia. Il timbro è caldo e avvolgente, la dizione tutto sommato precisa e la voce ben proiettata. Non ci delude mai il buon Simon Lim, Alidoro ben caratterizzato e di tecnica sopraffina. Forse non esattamente nel suo ruolo ideale, il giovane basso non mostra segni di cedimento e realizza una performance assolutamente ineccepibile. Giovanni Romeo delinea un Don Magnifico perfettamente calato nel carattere giocoso del ruolo: nonostante qualche suono calante e sporadiche lacune tecniche – forse dovute all’eccesso di zelo in scena – il giovane baritono mostra buone possibilità di crescita. Non particolarmente scoppiettante l’interpretazione delle due sorellastre, Clorinda e Tisbe, rispettivamente Cecilia Lee e Chiara Tirotta: si tratta di artisti ancora in formazione e su cui gravano soluzioni registiche non sempre brillanti, ma questi due ruoli sono fin troppo appetitosi per lasciarsi sfuggire l’occasione di dare un taglio personale al personaggio. Vocalmente in ordine Cecilia Lee, che mostra una notevole facilità in acuto; Chiara Tirotta fraseggia con sapienza e trova il suo punto di forza nella buona tenuta dei fiati. Il Coro, istruito da Vito Lombardi, non sembra particolarmente in forma, così come l’Orchestra, nonostante la buona direzione di Sebastiano Rolli, che sceglie tempi filologici e di sostegno alle giovani voci che si alternano sul palco. Un folto pubblico omaggia tutti gli artisti e le maestranze con ovazioni e applausi scatenati. Foto Ennevi