Verona, Teatro Filarmonico: “Die Zauberflöte” (Il flauto magico)

Teatro Filarmonico – Stagione d’Opera e Balletto 2014/2015
“DIE ZAUBERFLÖTE” (Il flauto magico)
Singspiel in due atti in lingua originale
Libretto di Emanuel Schikaneder
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Sarastro INSUNG SIM
Tamino LEONARDO CORTELLAZZI
Oratore ANDREA PATUCELLI
Primo sacerdote / Secondo uomo corazzato ROMANO DAL ZOVO
Secondo sacerdote / Primo uomo corazzato CRISTIANO OLIVIERI
La Regina della Notte DANIELA CAPPIELLO
Pamina EKATERINA BAKANOVA
Prima damigella FRANCESCA SASSU
Seconda damigella ALESSIA NADIN
Terza damigella ELENA SERRA
Primo fanciullo FEDERICO FIORIO
Secondo fanciullo STELLA CAPELLI
Terzo fanciullo MARIA GIOIA
Una vecchia (Papagena) LAVINIA BINI
Papageno CHRISTIAN SENN
Monostato MARCELLO NARDIS
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Philipp von Steinaecker
Maestro del coro Andrea Cristofolini
Regia Mariano Furlani
Scene Giacomo Andrico
Costumi Giacomo Andrico, Mariano Furlani
Video MASBEDO – Nicolò Massazza, Iacopo Bedogni
Verona, 10 Novembre 2015    

Dulcis in fundo. Nell’ultima opera in cartellone per la Stagione 2014/2015 finalmente le famigerate “proiezioni” fanno centro al Teatro Filarmonico, per uno Zauberflöte complessivamente gradevole e accolto con ovazioni dal pubblico del martedì, come sempre piacevolmente giovane e folto. Solo in qualche raro momento la regia di Mariano Furlani sceglie una via più didascalica, per il resto i video proiettati contribuivano semplicemente alla creazione di un’atmosfera funzionale alla messinscena e – paradosso –  proprio in quanto totalmente staccata dalla narrazione (si trattava prevalentemente di riferimenti al mondo naturale) finalmente la proiezione dava un contributo originale e nient’affatto ingombrante. I pochi oggetti scenici erano collocati sapientemente, la forma vagamente piramidale dell’ingresso del tempio lasciava adito a interessanti speculazioni storico / musicologiche (non è questa la sede adatta, ma vale la pena approfondire la mole gargantuesca di ricerche sul legame tra il Singspiel, la massoneria, Iside, Osiride, Illuminati e soci). Daniela Cappiello è una Regina della Notte ancora poco brillante, ma che promette una sicura maturazione; la preoccupazione per le note asperità del ruolo prevale su un’interpretazione più partecipata, ma si tratta evidentemente di un’artista ancora in crescita. Geniale la scelta registica di trasformarla in una sorta di “Regina degli abissi”, ponendola al centro di uno scenario onirico di creature marine, con un lunghissimo abito che ben si inseriva nel contesto proiettato. Ekaterina Bakanova, Pamina, accosta a una presenza scenica notevole – è sicuramente l’attrice più disinvolta – un timbro interessante, con facilità in tutti i registri. La splendida Ach, ich fühl’s, es ist verschwunden viene eseguita con sentimento e  seguendo buone scelte fraseggistiche. La Bakanova non teme i volumi orchestrali e si conferma artista di livello, nonostante in diversi casi sia evidente la difficoltà di tenuta dei fiati a causa di una direzione orchestrale non sempre efficace. La direzione di Philipp Von Steinaecker ha infatti messo a dura prova gli interpreti in diversi passaggi, ma nel complesso si è rivelata abbastanza efficace: se grande attenzione è stata rivolta ai contrasti dinamici, connotando tutta la performance di potente emotività, lo stesso non può dirsi per le agogiche, talvolta piuttosto fuori repertorio. Chi sembra soffrirne di meno è Leonardo Cortellazzi, Tamino, che si districa tra le insidie del ruolo con ottimi risultati. La voce è in forma, la fascia acuta sicura: l’artista ha stoffa e lo evidenzia assecondando con successo le dinamiche mozartiane. Chi ha brillato di più è senza dubbio Insung Sim, Sarastro, interprete pregevole e di vocalità veramente affascinante. Il timbro è complesso, ricco, il fraseggio perfettamente controllato. Qualcosa in più poteva essere pensato per lui a livello registico (O Isis und Osiris è eseguita nella completa immobilità), ma nel complesso la sua interpretazione è ineccepibile. Christian Senn, Papageno, realizza una buona performance, che il pubblico omaggia con ripetuti applausi a scena aperta. Interprete di grande espressività scenica, Senn non si mostra impreparato nemmeno nei momenti più critici, tra i quali una Ein Mädchen oder Weibchen davvero divertente, purtroppo non adeguatamente supportata da quanto accade in buca. Monostato era Marcello Nardis, cui, oltre al physique du rôle, non manca nemmeno un’ottima pronuncia tedesca, un timbro affascinante e ricco di armonici. Il suo Alles fühlt der Liebe freuden è reso con adeguata ironia e rara precisione ritmica. Gli schiavi (più mimi che figuranti) che lo accompagnavano costantemente corredavano la sua figura di un irresistibile strascico comico e surreale. Tra le tre damigelle spicca Elena Serra, ma anche Francesca Sassu  e Alessia Nadin si fanno notare per la capacità scenica e la gradevole duttilità vocale. Non proprio lo stesso si può dire dei tre fanciulli Federico Fiorio, Stella Capelli e Maria Gioia, nonostante l’allestimento curi attentamente la loro entrata a effetto, su una pedana bianca che appare e scompare da una parete. Bene come sempre Romano Dal Zovo (primo sacerdote e secondo uomo corazzato), preciso ed efficace Cristiano Olivieri (secondo sacerdote e primo uomo corazzato), come anche Andrea Patucelli nel ruolo dell’Oratore. Spiace non aver potuto godere più a lungo della presenza di Lavinia Bini, un’adorabile e sbarazzina Papagena. Il Coro è stato preparato (bene) per l’occasione dal M° Andrea Cristofolini. Foto Ennevi per Fondazione Arena