Trittico da “Madrid en Danza” 2015

Tsura (Organworks)

Madrid, Teatro de la Abadía
Madrid en Danza 2015
“TSURA”
Organworks
Musica Masayuki-Kagei
Shinobue Kazunari Abe
Regia Shintaro Hirahara
Assistente coreografia Reijiro Tsumura
Madrid, 20 novembre 2015

Madrid, Teatros del Canal
Madrid en Danza 2015
“À L’ESPAGNOLE, FANTASÍA ESCÉNICA”
Compañía Antonio Ruz
Musica Accademia del piacere
Direttore Fahmi Alqhai
Soprano Mariví Blasco
Coreografia e regia Antonio Ruz
Assistente recitazione Pedro Aguilar
Madrid, 21 novembre 2015

Madrid, Teatros del Canal
Madrid en Danza 2015
“TRAGÉDIE”
Ballet du Nord
Musica François Caffenne
Coreografia Olivier Dubois
Assistente artistico Cyril Accorsi
Madrid, 22 novembre 2015

Madrid en Danza 2015 (programa)La Comunidad de Madrid festeggia il suo XXX Festival internazionale di danza, offrendo più di quaranta rappresentazioni in uno spazio di pochi giorni nei teatri più importanti della capitale. I programmi sono tutti molto interessanti, all’insegna della danza contemporanea (la cifra che caratterizza il festival), anche perché parecchie delle compagnie fondono insieme danza e musica dal vivo, danza e mezzi multimediali, danza e antico folklore, ossia ricerca etnomusicale di paesi diversi. L’edizione 2015 di “Madrid en danza” contempla diciotto compagnie ospiti del festival, sei delle quali sono internazionali, e vengono dalla Francia, dal Giappone, dalla Germania e dagli Stati Uniti.
Madrid en Danza 2015 (Tsura) 2La compagnia Organworks nasce in Giappone nel 2009 dalla collaborazione di uno stilista, Yumiko Nishimura, e di un ballerino-coreografo, Shintaro Yumiko; a distanza di alcuni anni il progetto continua a crescere, nel senso che sempre nuovi elementi si aggregano al gruppo. In occasione del festival madrileno la compagnia lavora a stretto contatto con il maestro e ambasciatore culturale Reijiro Tsumura, attore molto impegnato nell’antica tradizione del teatro Noh, risalente al secolo XIV. In tale forma teatrale si uniscono recitazione drammatica, danza, musica e poesia, sovraccariche di simboli, maschere, misticismo. La traduzione del termine Tsura, che offre il titolo allo spettacolo, è ‘volto, superficie, rovescio’, perché tutto questo è presente nel corso dell’opera con maschere che sono semplici pezzi di carta appesi alla fronte dei danzatori; maschere che nel corso della rappresentazione riflettono la luce e aiutano a decifrare l’enigma della coreografia. Nella prima scena il personaggio principale è un ballerino che circonda tutto lo spazio del palco perché il suo ruolo è di interpretare un’idea o un’identità solitaria, che riesce contagiare solamente una parte del corpo di ballo; l’altra, rappresentata da ballerini mascherati, resta a guardare immobile. Poi, mano a mano, tutti gli elementi si uniscono al primo con dinamiche e stile diversi, adeguati ai diversi personaggi. Il lavoro dei ballerini giapponesi è semplicemente straordinario: le linee, le combinazioni, le interpretazioni sono perfette, studiate fino allo sfinimento. Nel corso delle figurazioni sono gli stessi danzatori a spostare la direzione della luce, a volte evidenziando a volte creando nuove ombre; nello sviluppo ognuno degli otto interpreti trova il suo momento solistico, per presentare il proprio peculiare personaggio. Tutti sono però accompagnati dal vivo dallo shinobue (flauto tradizionale giapponese) e dall’imitazione del canto degli uccelli, modulato da una ballerina. Così, tutti di volta in volta sono parte del Tsura: del volto e del suo rovescio, in altre parole tutti sono identità e testimoni coperti da maschera. I costumi sono tutti diversi gli uni dagli altri, e si valgono del marrone e dell’azzurro in diverse sfumature, a disegnare linee minimaliste e classiche, confezionate con una cura che risalta all’occhio.
Madrid en Danza 2015 (A l'espagnole, Antonio Ruz) 2Il genere “balletto-teatro” costituisce una sfida continua per la professionalità e la competenza della compagnia, perché non si tratta di musical e neppure di danza contemporanea con l’aggiunta della recitazione: tutto deve fluire con naturalezza, giustificato a ogni passo. Nell’occasione di “Madrid en danza 2015” la giovane compagnia di Antonio Ruz propone un tema molto originale: le danze storiche, filtrate in una lente di ironia e divertimento con lo spettacolo À l’ESPAGNOLE, fantasía escénica. I musicisti dell’Accademia del piacere e il soprano Mariví Blasco giocano in tanti momenti il ruolo centrale, mentre il corpo di ballo gira tutto intorno. Il periodo storico cui si ispira l’opera è fra i più prolifici e importanti per la storia della danza: l’età barocca. Anche se delle danze e degli stili di quel periodo si è persa la maggior parte delle tracce, grazie alla musica e alle percussioni storiche lo spettacolo coordinato da Ruz sortisce un effetto abbastanza convincente. La Spagna è stata una fonte preziosa di danze storiche (o di carattere): Seguidillas, Flamenco, Jota, Sevillanas, Paso Doble, Fandango, Bolero, etc., la cui conoscenza risale già al secolo XV, quando venivano praticate nelle corti nobiliari e raggiungevano anche le città della Francia. I ballerini interpretano tutto il repertorio di tali danze in chiave moderna, cioè mescolano linee, movimenti e dinamiche, oppure mimano scene di opere celebri della storia della pittura spagnola. È un vero peccato che lo spettacolo non sia sostenuto da altre competenze professionali: luci, costumi, scenografia sono infatti del tutto assenti.
Madrid en Danza 2015 (Tragedie, Ballet du Nord) 2Come in Tsura la musica e le luci formavano parte della coreografia, così in Tragédie del Ballet du Nord si raccontano in un’unica scena i ritmi, le dinamiche, la vita di una società specifica. All’inizio e per circa venti minuti tutti i membri di questa comunità camminano avanti e indietro sul palcoscenico senza guardarsi, sfiorarsi, o interagire fra loro, totalmente nudi e illuminati da luci stroboscopiche; poi, uno per uno, iniziano a cadere a terra. Ed è soltanto a questo punto, dopo la caduta (ossia la katastrophé che caratterizza la tragedia antica e moderna) che prende le mosse una sistematica ricerca dell’altro. Progressivamente i danzatori si guardano, si uniscono a gruppi, si toccano, come se soltanto adesso diventassero autentici esseri umani (ossia “animali sociali”, secondo la definizione aristotelica) quelli che pochi istanti prima sembravano automi isolati. Ma a seguito di questo episodio si sviluppa una sorta di isteria massiva, compulsiva, inspiegabile, sostituita alla fine dal ritmo di marcia con cui lo spettacolo si era aperto. Quindi i danzatori tornano a camminare, anche se adesso si fermano ogni tanto per guardare indietro; manca sempre l’interazione, anzi uomini e donne scelgono strade diverse, e si tengono lontani, con lo stesso atteggiamento di freddezza dell’inizio. Come prevedibile, questa fase conduce nuovamente alla caduta collettiva, secondo un ciclo di errore che si ripete sempre. Il titolo dello spettacolo, dunque, non avrebbe potuto essere pensato meglio di così: nell’antica Grecia la tragedia, intesa non solo come genere letterario, doveva ispirare compassione e terrore, invitando gli spettatori all’analisi e a tematizzare colpe ed errori. Nella ormai celebre interpretazione del Ballet du Nord tutto finisce con un erotismo esplicito ma complesso, perché si sviluppa dall’autoerotismo del singolo fino a coinvolgMadrid en Danza 2015 (Tragedie, Ballet du Nord)ere tutti i corpi in movimento sulla scena. La musica di François Caffenne è completamente funzionale alle varie fasi dello spettacolo e alle differenti temperature emotive dell’azione o del suo ristagno. Olivier Dubois dirige la compagnia da poco tempo, ma il suo bagaglio artistico è già colmo di esperienze importanti e di successi internazionali, come Pour tout l’or du monde, Faune, Spectre, L’homme de L’Atlantique, e molti altri titoli (a proposito della fama di Tragédie i lettori di “GBopera” ricorderanno la bellissima recensione che ne scrisse due anni fa Simone Grassetto). Le idee del coreografo sono perfettamente chiare, e la nettezza del progetto si percepisce dal modo in cui Dubois tratta i corpi nudi con gli effetti delle luci. A questo proposito, l’unica modalità veramente efficace di presentare l’idea era mettere a nudo tutti i danzatori; se i ballerini avessero avuto un qualunque costume di scena, l’esito sarebbe stato di gran lunga inferiore. Non c’è nulla di morboso, di sbagliato o di immorale, perché la “tragedia” è parte insita di quella natura umana che Dubois vuole mostrare senza i veli e le coperture imposti dalla società.   Foto “Madrid en Danza 2015”