Torino, Teatro Regio, I Concerti 2015-2016
“DIE SCHÖPFUNG” (La creazione)
Oratorio in tre parti, su testo tratto dal Paradiso perduto di John Milton, nella traduzione tedesca di Gottfried van Swieten
Musica Franz Joseph Haydn
Soprano (Gabriele e Eva) ROBIN JOHANNSEN
Tenore (Uriele) JUAN FRANCISCO GATELL
Basso (Raffaele e Adamo) STEPHAN LOGES
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino
Direttore Antonello Manacorda
Maestro del Coro Claudio Fenoglio
Torino, 25 novembre 2015
Mentre la stagione d’opera del Teatro Regio metteva in scena Dido and Aeneas di Purcell, una serata di pausa delle recite è stata dedicata all’esecuzione concertistica della Creazione di Haydn. La creazione è uno di quei capolavori che si sono ricavati un posto nella storia della musica per le proprie qualità intrinseche, che li hanno fatti emergere nell’oceano di una produzione sterminata come pietre miliari nell’evoluzione di un genere musicale. Se al riconoscimento di cui gode presso gli storici non corrisponde una popolarità equivalente presso il pubblico d’oggi, ciò si deve alla natura elitaria propria dell’oratorio, che fatica a sedurre tanto gli appassionati di musica sinfonica quanto i melomani; un’esclusività testimoniata da una sala nella quale si contavano diversi posti vuoti.
Responsabile della performance era un direttore specialista del repertorio classico viennese quale Antonello Manacorda, che ha maneggiato con grande attenzione l’orchestra, ricavandone un suono sobrio e al contempo espressivo: mirabile è stato l’inizio della composizione, con la transizione dal caos all’esplosione della luce. Se il sostegno dato ai cantanti è sempre risultato puntuale e inteso a valorizzare la vocalità, in un efficace dialogo con la componente strumentale; nei numeri d’assieme, e in specie nei terzetti, è sembrato che qualche dettaglio non fosse ben messo a fuoco, negli attacchi così come nell’intonazione: forse qualche prova in più avrebbe potuto perfezionare l’esecuzione. Il soprano Robin Johannsen dispone di una voce cameristica, raffinata ma di contenuto volume, che si gioverebbe di spazi più raccolti della sala di Mollino. La sua vocazione al canto fiorito e la sua esperienza nell’opera barocca, tuttavia, non hanno fatto mancare momenti di emozione, di cui sono esempio le carezzevoli colorature, tra le quali si è distinto un trillo morbido e vellutato, nell’aria che apre la seconda parte, là dove la voce gioca a imitare i canti degli uccelli; o la cura posta al fraseggio nel recitativo dell’ultima parte. Il basso Stephan Loges, corretto interprete dei numerosi recitativi, nell’aria «Rollend in schäumenden Wellen» non ha fatto giungere agli ascoltatori il messaggio rasserenante della seconda strofa, per la quale ci si sarebbe aspettati un timbro più seducente e un suono maggiormente legato; carattere decisamente più definito è emerso durante la seconda parte dell’oratorio, nel dialogo con l’orchestra dei recitativi accompagnati e nella baldanzosa aria «Nun scheint in vollem Glanze der Himmel». Il solista più ammirevole per preparazione tecnica e capacità espressive è risultato il tenore Juan Francisco Gatell, distintosi, nel recitativo che precede la conclusione della prima parte, per la capacità di delineare le atmosfere del giorno e della notte con pennellate vocali assai perspicue; e il suo gusto per il cesello e la sfumatura ha avuto ampia occasione di manifestarsi nel recitativo e nell’aria nn. 24-25, che narrano la creazione dell’uomo: in questo passo l’emissione pura e legata del tenore e la sua arte del fraseggio, che valorizza le singole parole, hanno saputo restituire in pienezza la fusione tra sincera Fede e fiducia nell’uomo che Haydn vi ha voluto infondere.