Verona, Teatro Ristori, Fondazione Arena. Stagione Sinfonica 2015-2016
Orchestra dell’Arena di Verona
Flauto Davide Formisano
Direttore Pietro Borgonovo
Franz Joseph Haydn: Sinfonia n. 1 in re maggiore
Wolfgang Amadeus Mozart: Andante KV 315 per flauto e orchestra; Rondo KV 373 per flauto e orchestra
Pablo de Sarasate: “Carmen Fantasy” per flauto e orchestra
Felix Mendelsshon-Bartholdy: Sinfonia n. 4 Op. 90 “Italiana”
Verona, 18 Ottobre 2015
Nel periodo delle polemiche tra Fondazione Arena e Accademia Filarmonica in merito all’annosa questione dell’affitto del Teatro Filarmonico si apre la stagione sinfonica della Fondazione. Protagonista, al suo debutto con l’orchestra areniana, è il flautista Davide Formisano. Già primo flauto dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano, attualmente si dedica all’insegnamento presso la Musikhochschule di Stoccarda e all’attività solistica. Il programma presentato prevedeva due pagine solistiche di Mozart, l’Andante KV 315 (un secondo movimento alternativo al secondo concerto per flauto KV 314) e il Rondo KV 373, originalmente scritto per violino. Stilisticamente inappuntabile, Formisano colpisce per la scelta di un fraseggio sempre chiarissimo e articolato nel rispetto delle dinamiche indicate in partitura, ed in perfetto equilibrio con il suono dell’orchestra. Dopo la “lezione” mozartiana spazio al virtuosismo, con un arrangiamento per flauto della celebre “Carmen Fantasy” di Pablo de Sarasate. Il brano, già di per sé funambolico nella sua scrittura violinistica richiede al flauto un virtuosismo che va ben oltre i limiti della scrittura per lo strumento. Impressionante è il totale controllo del suono da parte di Formisano: anche nei passaggi tecnici più complessi risulta evidente l’intenzione del flautista milanese di offrire all’uditorio un’interpretazione cristallina in ogni suo dettaglio. Il successo è calorosissimo, e viene premiato da Syrinx per flauto solo di Claude Debussy. Prima dell’apporto solistico di Formisano il concerto si era aperto con la Sinfonia n. 1 in Re maggiore di Joseph Haydn. Il direttore, Pietro Borgonovo ne ha offerto una lettura fresca e semplice, nello spirito perfetto per una Opus n. 1. Ragguardevole, nel presto finale, la compattezza dalla sezione degli archi nel distendersi dei passaggi virtuosistici. In conclusione del concerto la Sinfonia n. 4 Op. 90 “Italiana” di Felix Mendelssohn-Bartholdy, che lo stesso compositore definì “il lavoro più gaio che abbia mai finora composto”. Anche qui l’interpretazione di Borgonovo convince per freschezza e per un’ottima brillantezza di suono di tutti i comparti orchestrali, ottenuta attraverso l’attenta messa in luce dei molteplici spunti ritmici della partitura. Da segnalare l’ottima prova dei legni nel saltarello finale, precisissimi nel rapporto con gli archi e nell’esposizione dei vivaci estratti tematici. Calorosi applausi per tutti. Foto Ennevi per Fondazione Arena