Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Édouard Lalo tra folklore e wagnerismo: L’Arte della Mélodie

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Édouard Lalo tra folklore e wagnerismo (26 settembre-10 novembre 2015)
L’ARTE DELLA MÉLODIE
Baritono Tassis Christoyannis
Pianoforte Jeff Cohen
Édouard Lalo: “Guitare”; “Puisqu’ici-bas toute âme”; “Dieu, qui sourit et qui donne”; “L’Aube naî”t; “Oh! Quand je dors”; “Viens”; “À une fleur”; “Chanson de Barberine”; “La Zuecca”; “Amis, vive l’orgie”; “Chanson à boire”; “L’Ombre de Dieu”; “Le Novice”; “Ballade à la lune”;”Souvenir”; “Tristesse”; “Aubade”; “Le Rouge-gorge”; “La Chanson de l’alouette”.
Venezia, 6 ottobre 2015 
Prosegue a Venezia, con notevole partecipazione ed apprezzamento da parte del pubblico, il Festival dedicato a Lalo, che si prefigge di mettere in luce il repertorio da camera di un musicista, la cui notorietà era fino a poco tempo fa affidata alla sola Symphonie Espagnole. Continua, dunque, quella che ormai è una consolidata tradizione del Palazzetto Bru Zane, dedito da anni alla riscoperta di compositori francesi caduti nell’oblio completamente o – come nel caso dell’autore dedicatario di questo festival – in relazione ad una parte della loro produzione. Il concerto di cui ci occupiamo è, in particolare, il secondo incentrato sulle composizioni di Lalo, appartenenti al genere della mélodie.
Il musicista di Lille ha composto, nel corso dell’intera sua carriera, più di trenta mélodies. Egli realizza i suoi primi lavori nel 1848, all’età di venticinque anni. Si tratta di Adieu au désert (già ascoltata nel precedente concerto) e L’Ombre de Dieu (nel programma di questa serata). Come dimostra anche l’ampia scelta proposta in questa occasione (21 pezzi), il compositore attinge all’opera di grandi poeti, come Victor Hugo (per quanto il padre del romanticismo francese fosse radicalmente contrario a prestare i suoi versi alla musica), Alfred de Musset, Alphonse de Lamartine e Théophile Gautier, ma anche di autori minori, dando espressione, nella maggior parte dei casi, alle diverse sfumature del sentimento amoroso, senza tralasciare, peraltro, gli argomenti religiosi (come in L’ombre de Dieu, su testo di Alfred Lehugeur, e in Novice, su versi di Hippolyte Stupuy, proposti appunto questa sera), né i temi sociali (come in Le vieux vagabond, ascoltata nel concerto precedente, su un testo di Pierre-Jean de Béranger, che è anche una cupa testimonianza autobiografica da parte dello chansonnier parigino). Le mélodies programmate per la serata testimoniano, altresì, l’evoluzione che si può cogliere in questa produzione di Lalo, dove la scrittura pianistica assume progressivamente sempre maggiore autonomia rispetto alla linea del canto, sotto l’influenza del Lied “tedesco”, in particolare – come notavano i suoi stessi contemporanei – dell’esempio sommo di Schubert.
Magistrale – anche a rendere pienamente quest’ultimo aspetto – l’interpretazione dei due solisti: il baritono di origine greca Tassis Christoyannis – la cui brillante comunicativa non è inferiore alle eccellenti doti vocali –, accompagnato dal pianista statunitense Jeff Cohen, che ha sfoggiato un tocco nitido e sensibile – uno specialista del repertorio melodico. Christoyannis – che, perfezionatosi con Aldo Protti, si esibisce nei maggiori teatri del mondo, affrontando i più importanti ruoli operistici –, ha saputo usare con estrema intelligenza e ottimo gusto i propri mezzi vocali per aderire ad ogni sfumatura della musica e dei versi, esprimendo adeguatamente i vari temi, le diverse situazioni psicologiche, che caratterizzano queste melodie. Un fraseggio scolpito e un perfetto dominio della propria voce, sempre bene “in maschera”, si sono apprezzati fin dall’iniziale Guitare (su testo di Hugo), con l’accompagnamento raffinato del pianoforte, che procede sovente per imitazione del canto. Così – per fare qualche esempio – anche nella teneramente evocativa L’Aube naît (su testo ancora di Hugo), dove il pianoforte è impegnato in brevi passaggi di sapore “onomatopeico”. Tutt’altro clima si respira nella dionisiaca Amis, vive l’orgie (versi sempre di Hugo) – che nell’ultima strofa assume toni da operetta –, in cui il baritono ha brillato per la prorompente espressività, assecondato da un accompagnamento pianistico di pari intensità emotiva. Di grande potenza vocale ed espressiva, l’interpretazione di Le novice – su un poemetto che racconta i turbamenti di un giovane monaco ardente di enfasi mistica, che ripudia l’amore profano –, dove si è ancora una volta apprezzato l’accompagnamento tutt’altro che banale del pianoforte, cui è anche affidata una solenne pagina introduttiva. E si potrebbe continuare … Due pregevoli bis, con mélodies di Lalo di carattere opposto, hanno concluso degnamente questa intrigante, applauditissima serata: la tragica L’esclave, su versi di Théophile Gauthier, e la brillante, quasi offenbachiana “chanson à boire” Les petits coups, su testo di Pierre Jean de Béranger, due pezzi – come si vede – dal tono molto diverso, interpretati con il giusto rispettivo accento. Per finire, una comunicazione: l’integrale delle mélodies di Lalo, per l’interpretazione degli stessi Tassis Christoyannis e Jeff Cohen, è disponibile su CD.