Léo Ferre: “Colloque sentimental”; Gabriel Fauré: “Mandoline”; Déodat de Séverac: “Prison”; Józef Zygmunt Szulc:”Clair de lune”; Claude Debussy:”En sourdine”, “Fantoches”, “Clair de lune”; Gabriel Fauré: “C’est l’extase”; Ernest Chausson:”Écoutez la chanson bien douce”, Gabriel Fauré: “Green”; Charles Bordes: “Ô triste, triste était mon âme”; Camille Saint Saëns: “Le vent dans la plaine”; Gabriel Fauré: “En sourdine”; Emmanuel Chabrier: “Air de Fisch-Ton-Kan”: Reynaldo Hahn: “En sourdine”; Gabriel Fauré: “Prison”; Claude Debussy: “Mandoline”; Ernest Chausson: “Apaisement”; Arthur Honegger: “Un grand sommeil noir”; Gabriel Fauré: “Spleen”; Jules Massenet: “Rêvons,c’est l’heure”; Edgar Varèse: “Un grand sommeil”; Léo Ferré: “Écoutez la chanson bien douce”; Gabriel Fauré: “Clair de lune; Reynaldo Hahn: “Chanson d’automne”; André Caplet: “Green”; Claude Debussy: “Il pleure dans mon coeur”; Poldowski: “L’Heure exquise”, “Colombine”; Charles Trenet: “Chanson d’automne”; Poldowski: “Mandoline; Florent Schmitt: “Il pleure dans mon coeur”; Reynaldo Hahn: “D’une prison”; Emmanuel Chabrier: “Air de Poussah”; Charles Koechlin: “Il pleure dans mon coeur”; Gabriel Fauré: “La lune blanche luit dans le bois”; Charles Bordes: “Promenade sentimental”; Claude Debussy: “Green”; Joseph Canteloube: “Colloque sentimental”; Claude Debussy: “Les Ingénus”, “Le Faune”, “Colloque sentimental”; George Brassens: “Colombine”. Philippe Jaroussky (controtenore);Nathalie Stutzmann (contralto); Jérôme Ducros (pianoforte); Quatuor Ebène. Registrazione: Salle Colomne, Parigi, luglio-ottobre 2014. 2 cd Erato- Warner Classics
Paul Verlaine, il geniale e tormentato simbolo di una stagione unica della cultura francese in cui la spinta irresistibile della modernità faceva lievitare le nuove avanguardie artistiche senza però mai rinunciare a quel senso profondo dei valori di un’estetica a suo modo “classica” che i movimenti del nuovo secolo spezzeranno senza sostituire. Proprio Verlaine, ultimo figlio della stagione parnassiana e profeta del simbolismo e del decadentismo, cantore di melanconie insondabili, immense come abissi e fragili come ragnatele imperlate di rugiada, è il vero protagonista di questo raffinatissimo disco Erato che raccoglie, nell’interpretazione del controtenore Philippe Jaroussky, l’intero corpus delle melodie di testo di Verlaine da Saint-Saëns a Charles Trenet passando per tutti i protagonisti della stagione simbolista e impressionista a cavallo dei due secoli. Accompagnato dall’elegante tocco pianistico di Jérôme Ducros, già suo accompagnatore in altre incisioni cui si alternano le suggestive trascrizioni per quartetto d’archi affidate all’ottimo Quatuor Ébène – da ascoltare già gli accordi introduttivi di “Colloque sentimentale” di Ferré per rendersi conto della raffinatezza della trascrizione e della qualità esecutiva –, il cantante è protagonista di una prova di rara suggestione.
Paul Verlaine, il geniale e tormentato simbolo di una stagione unica della cultura francese in cui la spinta irresistibile della modernità faceva lievitare le nuove avanguardie artistiche senza però mai rinunciare a quel senso profondo dei valori di un’estetica a suo modo “classica” che i movimenti del nuovo secolo spezzeranno senza sostituire. Proprio Verlaine, ultimo figlio della stagione parnassiana e profeta del simbolismo e del decadentismo, cantore di melanconie insondabili, immense come abissi e fragili come ragnatele imperlate di rugiada, è il vero protagonista di questo raffinatissimo disco Erato che raccoglie, nell’interpretazione del controtenore Philippe Jaroussky, l’intero corpus delle melodie di testo di Verlaine da Saint-Saëns a Charles Trenet passando per tutti i protagonisti della stagione simbolista e impressionista a cavallo dei due secoli. Accompagnato dall’elegante tocco pianistico di Jérôme Ducros, già suo accompagnatore in altre incisioni cui si alternano le suggestive trascrizioni per quartetto d’archi affidate all’ottimo Quatuor Ébène – da ascoltare già gli accordi introduttivi di “Colloque sentimentale” di Ferré per rendersi conto della raffinatezza della trascrizione e della qualità esecutiva –, il cantante è protagonista di una prova di rara suggestione.
Jaroussky è un controtenore moderno nel senso migliore del termine che fa dell’eleganza, della musicalità, della qualità della linea di canto i suoi tratti caratterizzanti che evidenziano l’enorme salto di qualità che negli ultimi decenni ha accompagnato questa tipologia vocale e, se forse la voce non può avere la robustezza di uno strumento naturale, questo non ha nessun peso nel repertorio qui affrontato dove ad emergere sono altre doti che il cantante possiede completamente. Per prima cosa la splendida pronuncia unita ad una capacità rara per questo tipo di vocalità di evidenziare le parole nel proprio specifico valore semantico e fonetico cui si aggiungono l’eleganza del porgere, l’innata musicalità, la capacità di calarsi perfettamente sul piano stilistico anche in un repertorio così lontano da quello in cui si è più abituati a pensarlo. Inoltre la voce di controtenore con quel senso di artificiosità che sempre l’accompagna trova una sorta di suggestiva sintonia con le estenuate raffinatezze dei versi di Verlaine screziati di spleen e di oppio.
Ovviamente in questa sede è impossibile analizzare l’intero programma nella sua complessità con i ben quarantatre brani su due CD che lo compongono liberamente disposti in modo da garantire una varietà di ascolto che un rigoroso ordine cronologico avrebbe potuto compromettere rendendo meno piacevole la fruizione. Fra i compositori contemporanei a Verlaine notiamo composizioni di impianto più tradizionale con soluzioni quasi operistiche nelle scelte melodiche e vocali come in “La vent dans la plaine” di Saint-Saëns, che si distingue per la sua franca schiettezza piena di vita, o “Rêvons, c’est l’heure” di Massenet, elegantissimo duetto – Jaroussky è qui affiancato dal contralto Nathalie Stutzmann – che non sfigurerebbe nelle più raffinate opere della maturità del compositore francese con un senso della teatralità che esploderà nelle trascinanti ritmiche offembachiane di “Fisch-Ton-Kan” di Chabier.
La generazione più rappresentata, quella che più ha colto il ruolo di Verlaine come riferimento e predecessore della propria poetica, è quella simbolista e impressionista a cavallo del secolo. Autentica quintessenza di questa estetica è forse “Green” di Caplet con la sua melodia fragile e cangiante; come tacere degli accordi liquidi “Clair de lune” di Fauré impalpabili come raggi di luce sulla superficie di un lago esaltati dall’ottima prova di Ducros! E poi ovviamente Debussy che di quel momento storico è stato il maggior interprete ed ovviamente ampiamente rappresentato; dei suoi brani proposti alcuni dei quali come il trittico delle “Fêtes galantes” appaiono molto prossimi allo stile del “Pelléas et Melisande”; l’altra figura emergente è il venezuelano Reynaldo Hahn, amico amato da Proust il cui stile ha tutto il senso della nostalgia melanconica delle pagine dell’amico e che trova una particolare sintonia con il gusto di Jaroussky. La presenza di analoghe poesie messe in musica da autori diversi permettono un’interessante occasione di confronto.
Più che le composizioni della generazione immediatamente successiva che in qualche modo continuano a ricalcare moduli post-impressionisti seppur resi con accento più robusto, sono quelle più recenti ad attirare nuovamente l’attenzione per la loro capacità di integrare la tradizione della mélodie francese con i modi della canzone d’autore moderna (“Colloque sentimentale” di Ferré) fino a moduli di taglio decisamente popolare che richiamano raffinandole le atmosfere dei café chantant parigini (“Chanson d’automne” di Trenet) mostrando un’ulteriore e per certi versi imprevedibile capacità di adattamento stilistico da parte di Jaroussky. Prodotto di grande eleganza e raffinatezza formale, perfetto per conoscere un mondo musicale decisamente poco noto e frequentato oltre i confini francesi.