Ancora un puntamento di luce su due giovanissime promesse della danza italiana, precisamente “napoletana”, che volano all’estero in cerca di perfezionamento e lavoro, nei tempi bui in cui la culla storica dell’arte e della cultura è “matrigna” nei confronti dei figli che scelgono determinati percorsi di formazione. Non è un fenomeno che riguarda solo la danza, purtroppo, e lo si sa. Ma forse non lo si combatte come si dovrebbe.
Più che un’intervista, vi presentiamo un breve “racconto di sé” di questi due giovani e intraprendenti danzatori partenopei, attualmente impegnati all’estero: Gennaro Chianese (attualmente alla Royal Swedish Ballet School) e Daniela De Pompeis (Ballet Schule Theater Basel).
Iniziamo da Gennaro Chianese. Nato a Napoli nel 1998, fino agli undici anni muove i primi passi in una piccola scuola di provincia, quando, dopo un’audizione fisico-attitudinale, è ammesso al primo corso presso il “Centro Regionale della Danza Lyceum” diretto da Mara Fusco. Gennaro ci racconta così la sua esperienza e i suoi progetti.
“Ricordo gli anni passati al “Lyceum” con molto entusiasmo e gratitudine. Le cose che ho imparato negli anni della formazione andavano ben oltre lo studio della tecnica. Il rigore e la dedizione con il quale affrontavamo tutte le classi sono state per me un grande e prezioso bagaglio culturale che mi ha permesso di vivere, con professionalità e preparazione, meravigliose esperienze in alcune tra le più importanti Accademie di Danza in Europa. Avevo appena quattordici anni quando sono stato ammesso per la prima volta alla “Royal Ballet International Summer School” – Covent Garden, a Londra. Ero molto piccolo e, benché la scuola estiva durasse solo due settimane, il lavoro era intenso e la competizione era fortemente vissuta tra gli allievi provenienti da tutto il mondo. È lì che mi convinsi che avrei voluto anch’io studiare in una realtà europea che mi avrebbe permesso di migliorare e di avere quella visibilità che è quasi impossibile ottenere in Italia.
Tutto ciò fu possibile grazie al costume designer Leandro Fabbri, che incontrai per la prima volta dietro le quinte di uno spettacolo finale della mia Scuola. Grazie al suo sostegno e alla fiducia riposta in me, un anno dopo ripetevo la mia esperienza a Londra. In quell’estate, oltre alla “Royal Ballet School”, fui ammesso anche all’ “English National Ballet Summer School”e all’ “International Ballet Summer School” di Dresda. Dopo circa un mese e mezzo di ‘tour de force’ tra Inghilterra e Germania, fui ammesso, sempre con borsa di studio, all’ “English National Ballet School” e alla “Palucca University of Dance” di Dresda. Quello è stato il raggiungimento di un piccolo traguardo, per me, ed è stato bello sentirsi appoggiato totalmente dalla famiglia, da Leandro, al quale mi sento legato come ad un padre e, dalla mia insegnante. Le paure e le difficoltà iniziali non sono state poche ma, determinato nel raggiungere il mio obiettivo, mi sono trasferito a Dresda e ho frequentato l’ultimo anno dello “Young Talents Programme”. È stato un anno intenso e ricco di emozioni, durante il quale ho lavorato tantissimo. Oltre alle lezioni con i docenti della Scuola, eravamo soliti studiare con ‘Guest Teachers’ di fama internazionale. Ho avuto la possibilità di studiare “William Forsythe Technology Improvisation” con Riley Watts e Cyril Baldi, entrambi ballerini della William Forsythe Dance Company; tecnica classica con Lawrence Rhodes, direttore artistico della Julliard University di New York e Tim Couchman, assistente coreografo di David Dawson e tanti altri. Nonostante le diverse esperienze e la calorosa “famiglia” della Palucca University, dopo un anno ho sentito il bisogno di un ulteriore cambiamento. Ho accettato l’invito di Marina Antonova e Gui Alboi, oggi miei insegnanti, e mi sono trasferito a Stoccolma per frequentare l’ultimo anno dell’ “International dance program of The Royal Swedish Ballet School”. Per quanto possa risultare scontato, l’unica cosa di cui sento davvero la mancanza, qui, è la mia famiglia. Mi sento accolto e a mio agio ovunque esista meritocrazia e rispetto per gli altri; purtroppo in Italia non si primeggia in questo tipo di virtù! Sono davvero tanti i miei obiettivi, ma preferisco pensare a una cosa alla volta. Il prossimo passo è quello di ottenere un contratto in una compagnia. Non mi spaventano le nuove esperienze e adoro i cambiamenti; ovunque ci sarà un pubblico pronto ad apprezzare il mio lavoro, sarò felice di danzare!”
La più giovane Daniela De Pompeis è invece una quindicenne napoletana che adesso si trova a Basilea, per inseguire un grande sogno. A tre anni camminava in punta di piedi per casa e “assillava” la madre (naturalmente poco incline a creder che a quella età già potesse avere una passione così forte per la danza classica). Studentessa di Liceo linguistico, lascia tutto per inseguire un sogno che in Italia sarebbe stato molto più difficile coronare.
Diplomatasi in giovanissima età, anche lei al “Centro Regionale della Danza Lyceum” di Mara Fusco, fin dal primo anno di frequenza ha ottenuto borse di studio per l’indirizzo classico, tanto evidenti erano le doti fisiche indispensabili per una ballerina. Vincitrice, quest’anno, di una borsa di studio alla “Royal Ballet Summer School”, è entrata a far parte del corso di perfezionamento per un anno al “Ballet Schule Theater Basel” (BTB).
Daniela si racconta così: “Ho dovuto aspettare che compissi cinque anni per iniziare a studiare la danza classica e mia madre mi iscrisse in una scuola vicino casa. All’età di dieci anni, in seguito a un’audizione consigliatami da una persona che poi è diventata un’amica di famiglia, entrai con borsa di studio al “Centro Regionale della Danza Lyceum”. La Signora Mara mi ha donato tutta la sua conoscenza e già dal primo anno ha subito creduto in me. Ho sempre dato il massimo, anche se all’inizio ricordo di aver avuto delle difficoltà nel cambiare maestre e compagne, ma già dopo poco tempo quella scuola è diventata la mia seconda casa, dove ho conosciuto persone meravigliose e ottimi amici che, nonostante l’ attuale distanza, ci sono sempre per me. È solo grazie alla Signora Mara se io adesso sono arrivata a questo punto, perché insieme, ogni giorno, ce l’abbiamo messa tutta; perché mi ha fatto fare esperienze indimenticabili che mi hanno fatto crescere tecnicamente e mentalmente; perché, in ogni ripresa, in ogni sgridata, in ogni correzione, anche se fatte con durezza, io vedevo l’amore. Naturalmente, oltre a lei, la mia famiglia non ha esitato un secondo nel farmi felice e nell’aiutarmi a realizzare il mio sogno. Mai madre è stata il mio angelo custode, non mi ha mai lasciata un secondo da sola. Adesso vivere senza la famiglia, senza le persone che mi circondavano è difficile, ma sto rincorrendo il mio sogno e niente mi fermerà. Fortunatamente qui non sono sola, ci sono tante ragazze provenienti da paesi diversi che stanno qui con il mio stesso obiettivo, sono decise come me a raggiungerlo e la concentrazione e la determinazione in sala è al massimo.
Fortunatamente Basilea è una cittadina molto tranquilla, non ha i pericoli di una metropoli. Però, per me, Napoli rimane la città più bella del mondo, sia da un punto di vista climatico (qui a Basilea già fa freddo) sia dal punto di vista della bellezza (chiese musei strade bellissime con panorami mozzafiato).
Purtroppo noi italiani spesso siamo costretti a dover lasciare il nostro Paese per rincorrere un sogno o per avere una possibilità in più, da un punto di vista lavorativo. Spero, per il futuro, di poter tornare nella mia città con un bagaglio tale da poter realizzare il mio sogno anche lì, a casa mia”.
(foto di Julien Keulen, Abby Mattox, Vincenzo Cositore, Massimiliano Pappa, Gabriella Limatola).