Verona, Teatro Filarmonico, Il Settembre dell’Accademia 2015, XXIV Edizione
Orchestra PKF – Prague Philharmonia
Direttore Nicola Guerini
Voce recitante Paolo Valerio
Richard Wagner: “Lohengrin” (preludio all’atto primo)
Pëtr Il’ic Čajkovskij: “Francesca da Rimini” – fantasia sinfonica in M min. Op. 32
Antonín Dvorák: Sinfonia n. 8 in Sol maggiore Op. 88
Verona, 18 Settembre 2015
Il terzo appuntamento all’Accademia Filarmonica di Verona ha visto il ritorno sul palco veronese del maestro Nicola Guerini, alla testa della PFK Prague Philharmonia. Il programma si apre con il preludio al primo atto del “Lohengrin” di Richard Wagner, all’interno del quale si intrecciano i temi principali dell’opera (una novità per Wagner) dando vita ad un’introduzione tesa e vivida. Charles Baudelaire ne scrisse: “Un’immensità con il solo sfondo di se stessa. Allora concepii un’idea di anima in movimento, in un ambiente luminoso, che ondeggia al di sopra e molto lontano dalla realtà.”. La lettura di Guerini è intensa, e non manca di valorizzare gli spunti tematici presenti nel testo così come le sfumature timbriche dell’orchestrazione. Segue, come omaggio dantesco nel settecentocinquantesimo anniversario della nascita, la fantasia sinfonica “Francesca da Rimini” di Pëtr Il’ic Čajkovskij. Come introduzione letteraria ed ulteriore omaggio al sommo poeta ecco l’intervento di Paolo Valerio, artista ben noto al pubblico veronese, a recitare d’un fiato l’episodio di Paolo e Francesca tratto dal celebre Canto V dell’Inferno. L’iniziale evocazione infernale è ben resa dall’ottima sezione di ottoni della PKF Prague Philharmonia. Anche qui Guerini si mostra attento studioso della partitura, pronto a valorizzarne ogni aspetto descrittivo in una lettura lucida e consapevole di scelte interpretative all’insegna della chiarezza, forse talvolta a leggero discapito del fluire musicale della pagina.
La seconda parte del programma vede invece l’esecuzione della brillante Sinfonia n. 8 in Sol maggiore Op. 88 di Antonín Dvorák. Essa rappresenta il primo grande passo del compositore verso la compiutezza di un’estetica musicale e compositiva che ha l’intento non tanto di innovare quando di dar voce alla propria tradizione culturale attraverso l’uso di un linguaggio anche frammentario (tanto da infastidire Brahms) ma che conceda il massimo spazio all’inventiva tematica. L’approccio mantenuto da Guerini in precedenza sembra quindi adattissimo anche a quest’opera e il risultato effettivamente convince. Adeguatamente valorizzato il contrasto tra l’iniziale episodio minore ed il seguente, brioso e vivace; arguto nella scelta di un tempo scorrevole l’Adagio in do minore, vivace e dai temi popolari ben caratterizzati lo scherzo centrale, fino ad arrivare al trionfale Allegro finale dove l’orchestra da il meglio di sé in una lettura scorrevole e fresca. Caloroso successo di pubblico, premiato dalla celebre Polonaise tratta dall’opera “Evgenij Onegin” di Čajkovskij. Foto Brenzoni