Bruxelles, Théâtre La Monnaie: “L’elisir d’amore”

Bruxelles, Théâtre La Monnaie, Cirque Royal – stagione 2015/2016
“L’ELISIR D’AMORE”
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani, da Le Philtre di Eugène Scribe. §Musica di Gaetano Donizetti
Adina OLGA PERETYATKO
Nemorino DMITRY KORCHAK
Belcore ARIS ARGIRIS
Dulcamara SIMON ORFILA
Giannetta MARIA SAVASTANO
Orchestra Sinfonica e Coro del Théâtre La Monnaie
Direttore Thomas Roesner
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Silvia Aymonino
Luci Alessandro Carletti
Produzione Palau de les Arts ‘Reina Sofia’, Teatro Real Madrid
Bruxelles, 13 settembre 2015   

Con l’Elisir d’Amore inizia la stagione operistica 2015/2016 del Théâtre La Monnaie, in esilio in vari teatri di Bruxelles durante gli imponenti lavori di ristrutturazione del teatro storico. Il Cirque Royal, un edificio ideato a fine ottocento per ospitare in città un circo permanente, e poi utilizzato per spettacoli di varia natura fra cui molti balletti di Bejart, offre la sua grande sala circolare a questa produzione dal sapore vagamente goliardico e giovanilistico, e tutto sommato la combinazione di una sala non convenzionale con un allestimento pieno di trovate e stravaganze è abbastanza riuscita. Tuttavia la sala, che di per sé non è certo una gioia per gli occhi e risente pesantemente dell’eredità lasciata un po’ ovunque a Bruxelles dagli anni sessanta e settanta, non è sicuramente ideale per rappresentare un’opera. L’acustica è quella che è. Va comunque sottolineato e apprezzato l’impegno profuso dalla Monnaie nel proporre una stagione completa nonostante si sia ritrovata senza teatro e con ingenti tagli ai finanziamenti pubblici.
Atmosfera circense dunque, con una pedana circolare al centro della sala, gli spettatori seduti intorno quasi a trecentosessanta gradi. Damiano Michieletto trasforma il palcoscenico in una spiaggia, sabbia, lettini, le docce, il bar Adina gestito da Giannetta. Nemorino è l’addetto alla spiaggia, calzini corti ed espadrillas, mentre Belcore è un militare di marina vestito di bianco, con gli occhiali alla Califano, arrogante, sbruffone e sicuro del suo successo con le donne. Alla fine dell’opera un cane antidroga – splendido animale – individua sostanze illecite nel suo marsupio e lo fa arrestare.  La bella Adina, naturalmente, è la proprietaria del bar. Dulcamara è un venditore di bevande energizzanti in lattina e di altre sostanze non meglio identificate, che avanza sul palco a bordo di una jeep, circondato da ragazze immagine dalla fiammeggiante parrucca rossa. La spiaggia si anima di personaggi, i cantanti del coro e numerose comparse, e si fa fatica a star dietro a tutto quello che accade su quella pedana. Domina un’allegra confusione, fra Giannetta che serve da bere, lezioni di stretching, bambini che giocano a ping pong, il venditore di materassini gonfiabili, il motorino rosso che compare in spiaggia non si capisce bene perché (ma quanti motorini e vespini abbiamo già visto in allestimenti operistici di sapore “italiano”?). Il secondo atto si svolge in una specie di parco acquatico con grande abbondanza di schiuma, in un clima da movida balneare. L’insieme è a tratti caotico, ma nel complesso funziona perché Michieletto riesce a mantenere un certo equilibrio tra le continue trovate e stravaganze che porta sulla scena. Anche le idee più estreme, che possono sfiorare il kitsch o l’esagerazione, si inseriscono in un insieme armonico e coerente; si intuisce la grande sintonia tra Michieletto e l’autore delle scene Paolo Fantin. I costumi curati da Sylvia Aymonino non possono che essere in perfetto stile balneare, con la tipica cacofonia di colori che si può trovare su una spiaggia italiana. Le luci di Alessandro Carletti tratteggiano con accuratezza sia la giornata di sole che la discoteca notturna sulla spiaggia. La produzione è nel complesso originale e ben fatta, poi l’idea di base può piacere o non piacere, ma indubbiamente è divertente. L’allegria è la nota di fondo di questo allestimento, una simpatica presa in giro del mondo da spiaggia, una caricatura molto marcata della tipica giornata di mare. Manca, forse, la semplicità dei sentimenti che pure è una caratteristica dell’Elisir. L’orchestra è posta dietro ai cantanti, con il direttore Thomas Roesner, vestito con una maglietta rossa da bagnino, che dà le spalle al palco ed è spesso costretto a voltarsi. Viene da chiedersi se questa particolare disposizione in scena non sia in parte responsabile della non sempre perfetta sincronia tra orchestra e canto. Nell’insieme la prova dell’orchestra è corretta ma non particolarmente entusiasmante. In questo allestimento non convenzionale, anche i musicisti fanno la loro parte suonando in tenuta quasi balneare, con calzoni corti e infradito.
Di ottimo livello e pienamente convincente la prova di Olga Peretyatko nel ruolo di Adina. La cantante russa si distingue per il timbro molto elegante e un’emissione sempre sicura e senza sbavature, con un registro acuto brillante e ben timbrato. Tutta la sua prestazione appare curata nei minimi dettagli, non solo dal punto di vista vocale ma anche nell’interpretazione del personaggio. Severa nella sua altezzosità iniziale, la Peretyatko dimostra finezza e sensibilità nel rappresentare l’aprirsi di Adina all’amore e alla tenerezza. Dmitry Korchak è un Nemorino di disarmante candore e con un’ottima presenza sulla scena.  La vocalità è gradevole, anche se non di grandissimo spessore; peccato che la voce a volte tenda a nasaleggiare, soprattutto quando affronta il registro acuto. Korchack gioca le sue carte migliori nella celebre “furtiva lagrima”, quasi sicuramente il momento migliore della sua interpretazione. Inizio piuttosto incolore per il Belcore del baritono Aris Argiris. La voce voce appare incolore e disomogena nell’emissione, forse anche perché penalizzata dai movimenti in scena e dalla conformazione del teatro stesso. Migliora, ma non convince,  nel secondo atto. Ben caratterizzato il dottor Dulcamara del basso spagnolo Simón Orfila, dalla voce morbida, omogenea, sicura sia nelle note gravi che nel registro acuto. Piacevole e frizzante al punto giusto Maria Savastano nel ruolo minore di Giannetta. Il coro diretto da Martino Faggiani fatica un po’ a trovare coesione e precisione, e l’allestimento a volte caotico non gli viene in aiuto. Il pubblico non ha lasciato dubbi sul suo gradimento per queste tre ore di lirica e divertimento, salutate da applausi lunghi e sentiti. Uno spettacolo che può dirsi senz’altro riuscito, ma che probabilmente potrebbe rendere ancora meglio in un vero teatro.  Foto ©Karl & Monika Forster