Pesaro, Auditorium Pedrotti
Concerti di Belcanto 2015
Baritono Nicola Alaimo
Pianoforte Richard Barker
In programma: Luigi Denza (“Occhi di fata”), Stanislao Gastaldon (“Musica proibita”), Pietro Mascagni (“Serenata”), Gioachino Rossini (“Sois immobile, et vers la terre” da Guillaume Tell), Vincenzo Bellini (“O dove fuggo mai… Ah, per sempre io ti perdei… Bel sogno beato” dai Puritani), Gaetano Donizetti (“Decio, signor del mondo… Di tua beltade immagine… No l’acciar non fu spietato” da Poliuto), Giuseppe Verdi ( “L’onore? Ladri!” da Falstaff; “Credo in un Dio crudel” da Otello), Jules Massenet (“Riez, allez, riez du pauvre idéologue” da Don Quichotte), Francesco Paolo Tosti (“L’alba separa dalla luce l’ombra”).
Pesaro, 21 agosto 2015
La celebre Occhi di Fata, composta da Luigi Denza nel 1880, ha aperto il “recital di belcanto” del baritono Nicola Alaimo. Un concerto in cui il cantante palermitano ha messo in programma brani della canzone tradizionale italiana con brani lirici. Certamente Alaimo ha voluto dimostrare al pubblico, che è accorso numeroso ad ascoltarlo all’Auditorium Pedrotti, di essere un cantante versatile che sa adattarsi ai vari ruoli da interpretare. E questa versatilità si è subito vista in Occhi di fata, in cui il pathos interpretativo di Alaimo, ha trovato nel grado di vocalità pacato e romantico le linee fondamentali dell’interpretazione della canzone italiana, influenzata dalla melodia napoletana. Con Musica proibita di Stanislao Gastaldon, pubblicata a Firenze nel 1880, Alaimo ha raggiunto ancora più sicurezza vocale. Nella successiva Serenata di Pietro Mascagni, interpretata con forte intensità emotiva, lodevole ricerca di colori e un bell’uso delle mezzevoci, che hanno creato dei momenti di intima emozione, oltre che di passione, enfatizzati dalla particolare acustica dell’Auditorium. Molto bello il passaggio vocale di Alaimo all’inizio della serenata (“Come col capo sotto l’ala bianca/dormon le palombelle innamorate…”) e i simbolismi dell’amore, espressi con forza espressiva (“Passa ti dice che bruciar le vene…./Passa e ti dice che ti voglio bene…”).
Si è poi passati al repertio operistico. Un excusus che, partendo dall’aria del III atto del Tell di Rossini, cantata da Alaimo in maniera struggente (la sensibilità interpretativa del pianoforte di Richard Barker, non ci ha fatto rimpiangere il violoncello), è passato attraverso il belcanto dei Puritani belliniani e del Poliuto di Donizetti, confermando la notevole sensibilità interpretativa del baritono, che ha mostrato un canto sufficientemente nobile e patetico e un buon controllo delle agilità. Si è arrivati quindi a Verdi (Falstaff e Otello) e Massenet. Qui sono emerse più che mai l’arguzia e la scioltezza interpretativa di Alaimo, unite a un bel fraseggio, ricco di chiaroscuri e vario negli accenti. Applausi pieni e convinti dopo la bellissima “L’alba separa dalla luce l’ombra’’ di Tosti, seguita da due altrettanto celebri pagine: ancora il Tosti di A Marechiaro e la cavatina di Figaro dal Barbiere di Siviglia.