Macerata Opera Festival – 51 Stagione Lirica 2015
“LA BOHÈME”
Opera in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger
Musica di Giacomo Puccini
Mimì CARMELA REMIGIO
Rodolfo ARTURO CHACON-CRUZ
Musetta LARISSA ALICE WISSEL
Marcello DAMIANO SALERNO
Schaunard ANDREA PORTA
Colline ANDREA CONCETTI
Benoît ANTONIO STRAGAPEDE
Alcindoro GIACOMO MEDICI
Parpignol ALESSANDRO PUCCI
Sergente dei doganieri ROBERTO GATTEI
Un doganiere GIANNI PACI
FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro “V.Bellini”
Direttore David Crescenzi
Maestro del Coro Carlo Morganti
Regia Leo Muscato
Scene Federica Parolini
Costumi a cura di Silvia Aymonino
Luci Alessandro Verazzi
Macerata, 1 agosto 2015
Dopo Rigoletto ed il dittico Cavalleria Rusticana e Pagliacci, la stagione lirica dell’Arena Sferisterio di Macerata riprende con il terzo ed ultimo titolo in cartellone, La Boheme di Giacomo Puccini per la regia di Leo Muscato e le scene di Federica Parolini. Si tratta dell’unica ripresa della stagione, un allestimento questo che infatti debuttò proprio qui nel 2012 e che subito si distinse nello scenario lirico, tanto da meritare il premio Abbiati per la miglior regia. Per di più, in questa ripresa lo spettacolo si avvale del nuovo light design di Alessandro Verazzi, più intenso ed incisivo rispetto alla prima edizione, nonché di un’attenzione maggiore in alcuni dettagli registici. Potremmo citare il meraviglioso libro di Lawrence Ferlinghetti “Parigi, 1968: L’amore nei giorni della rabbia” per presentare La Bohème firmata da Leo Muscato. Intorno ai personaggi di Mimì e Rodolfo tutto si muove continuamente, mentre le febbrili passioni e le manifestazioni di piazza si avvicendano senza sosta. Parigi è la vera protagonista della scena, con il suo quartiere latino dove il Café Momus si trasforma in una discoteca con cubi zebrati su cui si esibisce il Coro in un ballo di gruppo durante i festeggiamenti natalizi. La barriera d’Enfer all’occasione trasformata nelle Fonderie d’Enfer con la lunga cancellata reticolata presidiata da picchetti di scioperanti, e nel finale, la soffitta tra i tetti di Parigi, ormai svuotata dei colori e delle illusioni, diventa una stanza di ospedale con tanto di medici, infermieri nell’atto di assistere la povera Mimì morente a causa proprio delle esalazioni tossiche della fonderia. Tante immagini che ricordano i moti rivoluzionari, i murales con i loro evocativi messaggi, imbrattati con l’intento di trasmettere il desiderio di cambiamento ed esprimere la propria rabbia contro “l’establishment”. Nonostante evidenti forzature rispetto al libretto, l’allestimento è sempre credibile e coerente rispetto alla propria dimensione narrativa. Le scene di Federica Parolini sono di grande impatto visivo, con uno sfondo che si sposa perfettamente alla regia di Leo Muscato che ha saputo ancora una volta trarre il massimo profitto dal lavoro con i cantanti/attori. I costumi di Silvia Aymonino sono coloratissimi: materiali e foggia in pieno “hippy style”, ma con un gusto tutto squisitamente francese. Dirigeva l’Orchestra Filarmonica Marchigiana David Crescenzi che è riuscito a far risaltare la parte musicale con i giusti accenti. Il suono giunge qualche volta troppo morbido, o debole, ma nel quadro delle lunari atmosfere suggerite dalla vicenda, la prestazione complessiva risulta positiva. Mimì è Carmela Remigio, che da esperta professionista qual è, non ha problemi ad avere ragione della parte, pur non imponendosi né per meriti vocali né per una particolare fantasia interpretativa. Più volte si è notato infatti una linea di canto discontinua e come intaccata da tratti veristi non propriamente in linea con la partitura pucciniana. L’artista ha comunque emozionato soprattutto nel terzo quadro e nel duetto finale regalando momenti di sfumata liricità. Arturo Chazon Cruz è un Rodolfo corretto ma non ancora completo. Manca in verità di fibra e la voce alle volte risulta poco proiettata, tendendo quindi a venire talvolta coperta dall’orchestra. Ciononostante, il tenore possiede uno strumento vocale abbastanza versatile, mentre risulta scenicamente credibile solo a tratti, spingendo anch’egli il personaggio verso una caratterizzazione un po’ troppo “nevrotica”. Bellissima l’interpretazione di Larissa Alice Wissel nel ruolo di Musetta. Con la sua disinvoltura scenica ed il bellissimo timbro ha incantato il pubblico di Macerata che ha saputo ripagarla con convinti applausi a scena aperta. Il quartetto degli scapestrati “bohèmiens” vede emergere il Colline di Andrea Concetti, che con voce ineccepibile ha cantato un’elegante “Vecchia Zimarra”. Non meno centrato il gruppo degli altri interpreti, tutti ben calati nei rispettivi personaggi; Damiano Salerno (Marcello), Andrea Porta (Shaunard), Antonio Stragapiede (Benoit), Alessandro Pucci (Parpignol) e Giacomo Medici (Alcindoro). Inappuntabile la prova del Coro Lirico Marchigiano diretto dal maestro Carlo Morganti.